
Se c’è un compositore che ha esplorato e portato alla luce il mistero quello è senza dubbio Alexander Scriabin. Ascoltare la musica di Scriabin è come addentrarsi in un luogo oscuro e ignoto che improvvisi squarci di luce illuminano, perdersi tra scenari di affannata angoscia e moti di languida tenerezza, quasi uno sguardo da una parte rivolto alla profondità Liszt e dall’altra all’arte di Chopin.
Colma di fascino è la linea evolutiva del linguaggio musicale di Scriabin ed è proprio questa metamorfosi temporale che il pianista Vadym Kholodenko propone nella sua registrazione per Harmonia Mundi in cui possiamo ascoltare una selezione dei Preludes op.13, dei Preludes op.16, la Sonata n.4 op.30, il Poème tragique e il Poème satanique op.36, gli otto Etudes op.42, la Sonata n.5 op.53 e il finale Vers la flamme op.72.
Un viaggio dalle piccole forme dei preludi, vera esaltazione di quel lirismo che ammicca alla poesia degli omonimi pezzi chopiniani, agli Studi, che sono già un passo oltre, fino a due delle sue sonate più rappresentative in cui va a condensarsi in nuce il pensiero filosofico e spirituale del compositore, il suo misticismo, sempre più accentuato.
Così come l’arte di Scriabin, il pianismo di Kholodenko in questa registrazione è mobile e mutevole, non adagiandosi in un’unica e coesa linea interpretativa, bensì ricercando quei colori e quei contrasti tonali di cui lo stesso compositore ha intinto la sua penna. Le originali annotazioni di partitura scriabiniane, le sue complesse trame sonore trovano sostanza tra le mani di Kholodenko che sa farsi traduttore di lampi di luce e improvvise oscurità, modellando il suono su quanto richiesto dal singolo episodio, risultando dunque brillante o meditativo, sommesso o ossessivo, enigmatico o eclatante.
Questo mondo così colmo di visioni fantastiche è particolarmente caro al pianista, venuto alla ribalta nel 2013 con la sua vittoria al Concorso Van Cliburn, un’affinità elettiva che questa registrazione esalta e valorizza pienamente.