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Tonalità e circolo delle quinte – Come studiare le scale al pianoforte

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Tonalità e circolo delle quinte – Come studiare le scale al pianoforte

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Ogni volta che affrontiamo un brano musicale, dobbiamo capire in che tonalità è (Do Magg, re min ecc).

Capire la tonalità di un brano è molto semplice e per farlo è sufficiente prestare attenzione ad alcuni fattori:

  • le alterazioni in chiave: la presenza o assenza di alterazioni in chiave ci porta a escludere ben 28 possibilità su 30 totali, e quindi a tenerne in considerazione soltanto due, che saranno rispettivamente una tonalità maggiore e la sua relativa minore. Per esempio: la presenza in chiave di fa# e do# ci fa capire che il brano potrà essere soltanto o in Re Maggiore o in si minore ed escludiamo quindi tutte le altre tonalità.
  • guardare l’andamento musicale, armonico e melodico del brano: può essere utile guardare subito attorno a quali note e accordi girano l’inizio e la fine del brano, perché generalmente una composizione comincia e termina con la stessa tonalità. Tuttavia questa non è una regola precisa applicabile in tutti i casi, quindi si può procedere analizzando il brano dall’inizio fino, ad esempio, alla fine della prima frase musicale; qualora ancora non avessimo le idee chiare sulla tonalità del brano, dovremo continuare l’analisi estendendola anche alle frasi successive, finché non saremo in grado di poter escludere con certezza una delle due tonalità avanzate dalla scrematura precedente.

Circolo delle quinte

Il circolo (o ciclo) delle quinte è uno schema che ci permette di identificare con facilità tutte le tonalità musicali esistenti e di capire esattamente quali alterazioni (diesis e bemolli) ha in chiave ciascuna di esse. Per costruire questo schema, dobbiamo partire dal DO centrale – scala di Do Maggiore, considerato il punto di riferimento perché è l’unico suono comune a tutti gli strumenti musicali.

Le tonalità sono 36, 18 Maggiori, 18 minori.

Occorre specificare che 6 di queste tonalità, 3 Maggiori e 3 minori, esistono in base alle regole teoriche, ma non vengono mai utilizzate all’atto pratico, poiché la loro armatura di chiave richiede l’uso dei doppi diesis e dei doppi bemolli. Sono:

  • Re# Maggiore – si# minore.
  • Mi# Maggiore – dox minore.
  • Sol# Maggiore – mi# minore.

All’atto pratico, quindi, vengono utilizzate soltanto 30 tonalità, 15 Maggiori e 15 minori. Costruendo il circolo delle quinte, troveremo 6 tonalità di queste 30, 3 Maggiori e 3 minori, dette “omologhe” od “omofone”: significa che i suoni che le compongono coincidono con quelli di altre tonalità, pur avendo nomi diversi.

Costruzione del circolo delle quinte

Proprio come dice il nome, lo schema è di forma circolare e si costruisce partendo dal Do centrale procedendo per intervallo di quinta giusta ascendente, o quinta giusta discendente. Troveremo rispettivamente le scale Maggiori e minori che in chiave hanno i diesis # nel primo caso, e le scale Maggiori e minori che in chiave hanno i bemolli b nel secondo caso.

quinta giusta discendente                      quinta giusta ascendente

Scale con bemolli b  DO centrale  Scale con diesis #

Circolo delle quinte

SCALE E GRADI DELLA SCALA

Prima di parlare di tonalità, è importante avere chiari alcuni concetti di teoria musicale.

Si definisce “scala musicale” una successione ordinata di suoni di grado congiunto compresi in un intervallo di ottava.

Per esempio, scala di Do Maggiore:

DO – RE – MI – FA – SOL – LA – SI – DO

I       II     III     IV     V       VI   VII

Ognuno di questi suoni (detti “gradi”) che compongono una qualsiasi scala maggiore o minore, prende il nome in base alla sua funzione:

  1. il I grado della scala si chiama TONICA, poiché dà il nome alla scala e alla tonalità, e ha la funzione di trasmettere un senso di stabilità nel fraseggio musicale;
  2. il II grado della scala si chiama SOPRATONICA, poiché segue la tonica;
  3. il III grado della scala si chiama MODALE, poiché definisce il “modo” cioè maggiore, o minore;
  4. il IV grado della scala si chiama SOTTODOMINANTE, poiché precede la dominante;
  5. il V grado della scala si chiama DOMINANTE, poiché ha la funzione di dare al fraseggio musicale un senso di instabilità e sospensione (l’esatto opposto della tonica), rivestendo quindi un ruolo di grande importanza nel fraseggio musicale;
  6. il VI grado della scala si chiama SOPRADOMINANTE, poiché segue la dominante;
  7. il VII grado della scala si chiama SENSIBILE se dista 1 semitono dalla tonica; mentre è chiamato SOTTOTONICA se dista 1 tono dalla tonica. Occorre specificare che in tutte le scale Maggiori il VII grado si trova a distanza di 1 semitono dalla tonica, per cui prenderà il nome di sensibile; mentre in tutte le scale minori naturali il VII grado dista sempre 1 tono dalla tonica, e quindi prenderà il nome di sottotonica.

Inoltre è importante ricordare che ogni tonalità maggiore ha una sua relativa minore e viceversa. Il VI grado della scala Maggiore ci indica qual è la sua relativa minore, mentre il III grado della scala minore ci indica qual è la sua relativa Maggiore. Le scale relative tra loro avranno la stessa armatura di chiave.

Per esempio:

Sol Magg. (armatura di chiave fa#)-> VI grado = mi -> relativa minore: mi min. (armatura di chiave fa#)

Sib Magg. (armatura di chiave sib e mib)-> VI grado = sol -> relativa minore: sol min.(armatura di chiave sib e mib)

do# min. (armatura di chiave fa#, do#, sol#, re#) -> III grado = mi -> relativa Maggiore: Mi Magg. (armatura di chiave fa#, do#, sol#, re#)

la min. (no alterazioni) -> III grado = do -> relativa Maggiore: Do Magg. (no alterazioni)

 

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Sono nata a Cremona nel 1990 e suono il pianoforte da quando avevo 6 anni. Nel 2009 mi sono diplomata presso l'Istituto Pareggiato "C. Monteverdi" di Cremona e nel 2011 ho conseguito l'abilitazione all'insegnamento del pianoforte AJ77 presso l'I.S.S.M. Conservatorio "G. Verdi" di Milano, laureandomi col massimo dei voti. Amo la musica, particolarmente quella di Beethoven e Chopin. Attraverso il pianoforte esprimo ciò che ho dentro.

26 COMMENTI

  1. Complimenti a Serena Galli, per la sua chiarezza. Io sono un pianista “ruspante”; per un lontano incidente, posso usare solo tre dita (1°, 2° e 5°) della sinistra, per cui sono molto limitato. Allora mi diverto a scrivere musica, che poi qualche amico pianista o organista mi suona (molto mi aiuta MusaScore). Amo intensamente Beethoven, Bach, Tchiakovski, Brahms e altri; poco capisco delle canzoni contemporanee, ma questo lo imputo alla mia tenera età (87)
    Credo che la vita senza musica sia un errore.
    Eugenio C.

  2. Ciao Serena, ottima spiegazione.
    Mi rimane sempre un dubbio. Il LA# si può chiamare anche SIb. Nel video si utilizza la nomenclatura SIb. C’è un motivo?

    grazie

  3. Accipicchia quante cose da studiare e capire..io mi sto avvicinando allo studio dell armonia….ma nn ho forti basi di teoria..scale..rivolti ..ecc..ci sono lezioni che insegnano dalle basi per i principianti??

  4. Ciao, complimenti. Sarebbe forse opportuno che facessi un tutorial sugli intervalli (se già non lo hai fatto). Ad esempio parlare di quinta giusta diventa poco comprensibile senza una chiara consapevolezza dei possibili intervalli. Spero di essere stato costruttivo, comunque brava .

    • Ciao Valerio, ti ringrazio per il commento: lo staff di Pianosolo leggerà e terrà in considerazione la tua richiesta.
      Ad ogni modo, la quinta giusta, per definizione, è un intervallo costituito da terza Maggiore+terza minore: Ad esempio: DO-SOL = 5a giusta, costituito da DO-MI= 3a Magg. + MI-SOL= 3a min.
      A loro volta distinguiamo la terza Maggiore dalla terza minore in base al numero di semitoni che le compongono: nello specifico la 3a Maggiore è costituita da 4 semitoni (ad es.: DO-MI=3a Magg, composta da 4 semitoni, che sono: DO-DO#, DO#-RE, RE-RE#, RE#-MI); la 3a minore invece è costituita da 3 semitoni (ad es.: DO-MIb=3a minore, composta da 3 semitoni, che sono: DO-DO#, DO#-RE, RE-MIb).
      Spero di esserti stata di aiuto, ti aspetto alle prossime lezioni!

      • Ciao Grazie per la pronta spiegazione. Come autodidatta sella teoria musicale ti posso dire che è assolutamente critico fare chiarezza sugli intervalli, infatti molto spesso anche autorevoli maestri li danno molto per scontati e secondo me in questo modo perdono di efficacia anche se bravi nell’esporre tutto il resto.
        Una cosa sulla quale insisterei è riconoscere ad occhio le tonalità dal numero di alterazioni in chiave. Mi è piaciuto molto quanto hai scritto sulla diteggiatura delle scale dividendole in base ai gruppi di dita da usare. Tutto ciò che è schematico e che si ricorda facilmente è molto valido dal punto di vista didattico (non tutti lo fanno !).
        Ciao.

      • Perché spiegare un intervallo di quinta con due intervalli consecutivi? La quinta giusta ha tre toni e mezzo. Dire che è formata da una terza maggiore +una terza minore potrebbe ricordare la costruzione dell’accordo maggiore , che si differenzia dal minore invertendo la sovrapposizione delle terze , o sbaglio?

        • Ciao Adriana,
          effettivamente ho tralasciato alcuni passaggi nella mia spiegazione.
          Come prima cosa specifico che un intervallo si identifica in relazione al numero di semitoni che contiene (in effetti ogni aggettivo diminuito, minore, maggiore, eccedente o giusto viene assegnato togliendo o aggiungendo 1 semitono alla volta): la 5a giusta contiene quindi 7 semitoni.
          Già nella tua domanda ti sei avvicinata a concetti che toccano la disciplina dell’Armonia, che mi rendo conto non tutti possono conoscere: secondo l’Armonia appunto la 5a giusta è formata da 3a Maggiore+3a minore.
          L’accordo Maggiore o minore (come tutti gli accordi) si costruisce rapportando ogni suono al più basso, quindi quello Maggiore è formato da 3a Magg+5a giusta, mentre quello minore da 3a min.+5a giusta. E’ vero che, considerando tutti i suoni, 3a Magg.+3a min. dà origine ad una triade Maggiore e invertendo questi intervalli si ottiene una triade minore, ma tali definizioni dei due tipi di accordi non sono corrette dal punto di vista armonico.
          La visione della 5a come sovrapposizione di due terze non solo aiuta anche i meno esperti ad identificarle e distinguerle senza confonderle, ma è corretta secondo l’Armonia e predispone al giusto procedimento di ricostruzione degli accordi incompleti, che, se già non lo sono, si riportano allo stato fondamentale, e poi si riempiono i “buchi” di 5a, 7a, 9a, 11a, o 13a proprio procedendo per terze Magg. o min. in relazione all’armatura di chiave o alle alterazioni transitorie presenti in partitura.

    • Ciao Giuseppe, sono contenta che la mia lezione ti sia stata utile! Grazie mille per i complimenti, alla prossima!

    • Ciao Michela, sono contenta che ti sia piaciuta la mia lezione. Ti ringrazio per i complimenti, alla prossima!

  5. Le tonalità sono 36, 18 Maggiori, 18 minori?
    Secondo me sono 42, in quanto bisognerebbe considerare anche:
    •La# Maggiore e la relativa minore,
    •Si# Maggiore e la relativa minore,
    •Fa bemolle Maggiore e la relativa minore.

    • Ciao Alessandro, ti ringrazio per l’osservazione; ho riletto con attenzione l’articolo e ho notato un’imprecisione in ciò che ho scritto.
      Come già detto nell’articolo, le tonalità che all’atto pratico vengono utilizzate, e che si trovano nel circolo delle quinte sono 30, 15 maggiori e 15 minori.
      Teoricamente, poiché esistono infiniti suoni, anche le tonalità sarebbero infinite.
      Al pianoforte, grazie al temperamento equabile, dal punto di vista enarmonico è possibile, in linea puramente teorica (come già ho specificato nell’articolo), procedere con la compilazione dello schema in entrambi i sensi (5a giusta ascendente da Do# Magg e 5a giusta discendente da Dob Magg): si incontrano tonalità che all’atto pratico non vengono utilizzate, poiché la loro armatura di chiave richiede l’uso dei doppi diesis e dei doppi bemolli.
      Per convenzione si considerano esistenti in linea teorica solo 6 tonalità al di fuori delle 30 del circolo delle quinte, rispettivamente 3 Maggiori e 3 minori, poiché hanno origine dai suoni che compongono l’ottava secondo il sistema temperato equabile, e sono:
      •Sol# Magg – mi# min
      •Re# Magg – si# min
      •Fab Magg – reb min (errata corrige dell’esempio Mi# Magg – dox min riportato nell’articolo).
      Non esistono, nemmeno in linea teorica, tonalità che originano da una nota doppio diesis o doppio bemolle (e di conseguenza non esistono nemmeno le rispettive tonalità relative Maggiori o minori).
      Ecco perché le tonalità sono 36.

    • Ciao Lucia, ti ringrazio molto per i complimenti, e spero di riuscire ad essere sempre presente per tutti voi! Alla prossima!

  6. bravissima , ti amo tanto (anche perche’ sei bella ) ma soprattutto perche’ spieghi esurientemente i dogmi della musica

    • Ciao Elsa, sono contenta che la mia lezione abbia chiarito i tuoi dubbi! Se avessi domande, chiedi pure. Alla prossima!

  7. Grazie ancora Serena. Le tue lezioni sono molto chiare ed esaurienti e mi permettono, come dire, di “consapevolizzare e metabolizzare” bene ciò che leggo sui metodi di studio. Lo studio delle scale maggiori, minori armoniche e melodiche, per moto diretto, contrario, per terze e seste nonché le cromatiche l’ho praticamente ultimato. Fermo l’allenamento quotidiano per il perfezionamento ma come autodidatta, non dedico mai molto allo studio della teoria. Ora finalmente ho ben chiara la logica che le regola. Oltre che preparata, trovo che hai un ottimo talento come insegnante: continua a farlo. Puoi fare molto per tutti noi. Buona domenica.

    • Ciao Giuseppina, sono contenta che le mie lezioni ti siano state d’aiuto. Ti ringrazio molto per i complimenti, per me è un piacere condividere ciò che ho imparato con tutti voi. 🙂

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