
Tutti noi conosciamo Sigismund Thalberg, il virtuoso “concorrente” di Liszt, poiché erano contemporanei.
Thalberg ebbe fama pianistica internazionale, guadagnata nel corso di una carriera concertistica molto intensa, ma fu anche fautore di uno stile personale in cui largo spazio era riservato alla cantabilità, tanto da dedicare all’argomento un trattato intitolato “Über die kunst des gesanges auf dem pianoforte” (“L’arte del canto applicata al pianoforte”), pubblicato nel 1850 a Lipsia.
Da alcuni punti del libro emergono delle considerazioni molte profonde per quanto riguarda l’aspetto sonoro cantabile, da cui si evince come l’autore considerasse di maggior qualità un’esecuzione più lenta ma musicale, rispetto a una prestissimo ma priva di colori.
Di seguito alcuni estratti del trattato di Thalberg riportati in “Le grandi scuole pianistiche”, Piero Rattalino (ed. Ricordi 1992) Pag. 221
- Per ottenere un’ampiezza ed una bella sonorità, bisogna spogliarsi di ogni durezza. Bisogna avere tutta quella pieghevolezza e quelle differenti inflessioni che un abile cantante possiede nella voce.
- Nei canti Larghi, bisogna cantar di petto […] senza mai pestare i tasti. Sarà quindi necessario attaccarli da vicino, profondandoli e premendoli con robustezza […]
- La parte che eseguisce il canto dovrà sempre essere articolata in modo chiaro e distinto […] Le indicazioni di piano e pianissimo, poste vicino al canto, dovranno interpretarsi relativamente, e in nessun caso gl’impediranno di spiccare e predominare.
- La mano sinistra dovrà sempre essere subordinata alla destra (ben inteso quando questa canta) […]
- Sarà indispensabile d’evitare nell’esecuzione quella maniera ridicola e di cattivo gusto di ritardare con esagerazione il batter delle note del canto molto tempo dopo quelle del basso, e di produrre così, da un capo all’altro del pezzo, effetto di sincopi continue. Soltanto una melodia lenta, scritta con note di lunga durata, è di buon effetto d’attaccare il canto dopo il basso, ma solo con un ritardo quasi impercettibile.
- Si raccomanda di tener le note e di dar loro un valore assoluto. […] Non sarà mai troppo raccomandato ai giovani artisti lo studio lento e coscienzioso della fuga, essendo questo il solo che possa condurre a suonar bene a più parti.
- […] Generalmente i giovani artisti trascurano i segni d’espressione che servono a completare e a tradurre il pensiero del compositore. […] Se si tolgono questi accessorii, non esistono più né effetti né contrasti, e l’orecchio si stanca subito […]
- L’uso dei pedali (separatamente o insieme), è indispensabile per dare ampiezza all’esecuzione. […] Nell’uso dei pedali bisogna porgere la maggior attenzione a non mai mescolare le armonie dissimili e a non produrre in tal modo ingrate dissonanze.
- Noi farem pure osservare che in generale si suona troppo presto, e che si crede aver provato molto spiegando una grande agilità nelle dita. Suonar troppo presto è un difetto capitale. In un movimento moderato, la condotta di una semplice fuga a tre o quattro parti e la sua interpretazione, esigono e provano maggior talento che l’esecuzione del più brillante, del più rapido e più complicato pezzo di piano-forte. Egli è molto più difficile, che non si pensa, di non incalzare e di non suonare in fretta.
- […] La sola raccomandazione è di conservare nell’esecuzione una gran sobrietà nei movimenti del corpo ed una gran tranquillità nelle braccia e nelle mani, di non mai attaccar la tastiera da troppo alto, di ascoltarsi suonando, d’interrogarsi, di essere severi con se stessi e d’imparar a giudicarsi. In generale si lavora troppo colle dita e non abbastanza coll’intelligenza.
- […] Il miglior consiglio che possiamo dare alle persone che si occupano seriamente del piano-forte, è d’imparare, di studiare e di comentare la bell’arte del canto. Non si dovrà mai trascurare l’occasione di sentire i grandi artisti e principalmente i grandi cantanti […]
Questi sono alcuni punti importanti della trattazione di Thalberg, indispensabili al pianista per imparare l’arte del suonare il pianoforte. Come Chopin, anche l’autore consiglia agli studenti di studiare canto e di ascoltare i grandi artisti, per riprodurre questa cantabilità sul pianoforte.
Fonte: Le grandi scuole pianistiche, Piero Rattalino (ed. Ricordi 1992) Pag. 221
Dopo25 anni riprendo il pianoforte…non che avessi mai fatto gran che…i tuoi consigli per un autodidatta di 44 anni sono una benedizione…grazie
Che Thalberg ha perfettamente ragione. ” Il pianoforte deve cantare e non sonare ” .
🙂 Questo è poco ma sicuro!