
T.R.E. & Stefano Battaglia, Horo (2014 Abeat Records)
Ci sono spazi in cui bisogna muoversi silenziosamente e lentamente, luoghi in cui la coscienza della propria posizione deve farsi largo progressivamente partendo dalle sensazioni e solo dopo un lungo cammino riappropriarsi della fisicità. Sono gli spazi in cui arriviamo a toccare una bellezza non esteriore ma profonda, dove i cliché sono aboliti, i canoni rivoluzionati, dove non esiste apparenza, involucro esteriore, esercizio di stile, bensì sostanza, essenza, materia grezza lavorata con sudore e autenticità che arriva a sublimare nell’arte.
Questo è lo spazio in cui abita la creazione artistica di “Horo”, doppio cd firmato da T.R.E. (Alessandro Giachero al pianoforte e pianoforte preparato, Stefano Risso al contrabbasso, Marco Zanoli alla batteria e alle percussioni) e Stefano Battaglia (pianoforte e pianoforte preparato). Una formazione inusuale quella che affianca al trio tradizionale un secondo pianoforte e ancora più inusuale il ruolo di questo secondo strumento nell’economia generale del gruppo. I due pianoforti si compenetrano alla perfezione, non ci sono stilismi autoreferenziali, semmai il senso di un lavoro collettivo che tende a un unico scopo estetico e concettuale.
I due cd recano titoli esaustivi del loro contenuto. Il primo si intitola “Composizioni” e contiene le composizioni di Stefano Risso, il secondo, dedicato alle “Forme e Invenzioni” di questo ensemble musicale, raggruppa delle improvvisazioni. Facendo ricorso a una terminologia rubata alla musica colta occidentale, questo “Horo” suona come un lavoro cameristico che suscita però una sensazione sonora orchestrale in vitù del legame e della profonda empatia che intercorre tra Giachero, Risso, Zanoli e Battaglia, quell’empatia che presiede i processi estetici a più mani e che determina reciproca comprensione, comunicazione, senza ridondanza di verbalità.
Lo studio del suono è fondamentale sia per il trio che per Battaglia, così come la ricerca e l’esplorazione in un ambito che non può essere segregato una definizione standard. Le composizioni di Risso recano titoli che fanno riferimento a danze bulgare, la danza e la sua stretta connessione alla fisicità, ma anche nella sua primaria accezione di strumento per eccellenza di avvicinamento al sacro, dunque estasi e astrazione, identificazione collettiva, rituale popolare. La scrittura viene messa da parte nelle improvvisazioni, ma non la forma, che rigorosa percepiamo presente anche nel secondo dei due cd di “Horo” e che ci rende partecipi di un altro rito: quello della libera espressione di un sé moltiplicato per le quattro personalità musicali che compongono questo gruppo affidata a intuito, capacità di ascolto reciproco e comprensione delle infinite possibilità del gesto artistico.
