Duvernoy Op 276 n.9
Questo studio l’ho selezionato perché ci permette di lavorare sull’espressione musicale. La musica non è fatta solamente di note giuste. Fosse così andremmo a teatro per ascoltare l’esecuzione di un computer, non sbaglierebbe una nota. Invece no, la differenza tra la tua esecuzione e quella del computer nasce dall’interpretazione del brano, dall’espressione musicale!
Lo studio inizia con questo accompagnamento alla mano sinistra
Possiamo notare come ci siano alcune note (Do Do, Re Re) inserite come due quarti, su un accompagnamento costituito da sedicesimi. Se il compositore le ha indicate così significa che devono essere tenute: in questo modo il suono tenuto si va a sovrapporre armonicamente ai sedicesimi e si crea un bell’effetto sonoro!
Facciamo ora riferimento all’inciso della mano destra evidenziato in figura:
è comprensibile come, quel Sol suonato all’acuto, se suonato con la stessa intensità dei sedicesimi che seguono, sarà presto coperto da essi rendendo inutile averlo indicato di durata due quarti.
Questo ci permette di concludere che una scrittura di questo tipo ci indica:
– di mantenere il suono per tutta la sua durata (in questo caso due quarti)
– di suonare il Sol all’acuto più forte, in modo che esso possa “farsi sentire” !
Un potente mezzo espressivo è il rallentato (o trattenuto)! Nel video vediamo alcuni esempi lampanti di come un uso sapiente possa rendere l’esecuzione un vero gioiello!
Altri segni espressivi che spesso troviamo sugli spartiti sono i crescendo (<) e i diminuendo (<), indicazioni dinamiche che prevedono l’aumento (e la diminuzione) graduale dell’intensità del suono.
Video Tutorial
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