
L'estate è vicina.
Per molti aspetti ci siamo già completamente dentro: urla e risa di ragazzi in vacanza riecheggiano nell’aria, fin dal primo mattino; giorni freddi lasciano esplodere mille raggi ardenti da un sole color dell’oro.
Un sole color dell’oro… in estate, al crepuscolo, ancor più bello: si accascia sui monti sinuosi simili al corpo di una donna, si tinge di corallo e lacrima nubi rosa come soffici mantelli del vento.
L’estate rende immobili i nostri sensi, nel “meriggiare pallido e assorto”. L’unico rumore diventa il lenzuolo verde che svolazza dal balcone, onda repentina nello specchio del mare.
La terra inizia a profumare di limoni, inizia a lasciarsi solleticare dalle feste di mille paesi… essi la rendono più viva, la contornano di gioielli, di dorati acini d’uva.
La sensazione è quella di avere i piedi immersi nella sabbia bagnata e pesante della battigia; stiamo sprofondando nell’estate.
Estate che è sangue vivo sulla terra in subbuglio, che porta tra le sue labbra socchiuse una rosa rossa dal lunghissimo stelo.
Di sera odoriamo aromi aspri di gerani assopiti e aromi dolci di spezie e di cannella.
Di sera guardiamo quel tramonto, tappeto costellato di arabeschi rosa; quel tramonto che ci conduce nel vento umido della notte, lo stesso che potremmo scorgere tra i monti scuri d’oriente.
Tempo fa scrissi una poesia, in onore di questo mese che ci inoltra alla stagione più gioiosa.
Giugno.
Giugno.
Si infrange quel tepore
insonnolito, di mirra e
d’oro sfuocato. L’oro
è la valle, beata madre
che in sé ha avvertito
il crepitio delle viscere.
Gelsomini penetrano
nell’intimo dell’ora meridiana,
gettando semi di sale
e spavento
all’ombra del terreo
orto. Il gelsomino è
bianco, è sacro dinanzi
allo screziato rosso del
profano. Freme
il grano grezzo
nelle fibre dell’avena,
sbriciola il bimbo
una fetta di pane,
chicco brunaceo
in un campo color rame.
Niente a limitare
il silenzio inquieto
delle fronde dei palmeti,
impavidi guardiani. Il palmeto
è il refrigerio alto
d’illusoria salvezza. Si vede
un miraggio e
quel deserto, arido
e secco; iroso,
infuocato e scalfito
dal vento.
Giugno.
Una ciliegia
affonda
nell’erbetta.
Vi lascio con questa dolcissima quanto suggestiva canzone (video e link spartito) per immergerci in un pre-notturno estivo… anche se solo virtuale.
“Nocturne”, dei Secret Garden.