
Intorno al primo/secondo anno si iniziano a studiare le sonatine di Clementi. Ritengo che queste siano un passaggio obbligatorio per una buona formazione. Lo credo perché, oltre ad essere estremamente carine, sono molto utili per lo sviluppo della tecnica (dove per tecnica non si intende solo l’agilità, ma anche l’interpretazione e tutto quello che ruota attorno al mondo del pianoforte).
Per esempio, la sonatina che andiamo ad analizzare in questo articolo è l’Op.37 n.1 e possiamo, sin dai primi passaggi, capirne l’utilità..
Da subito la mano destra deve fare i conti con degli abbellimenti, che in questo caso sono delle acciaccature triple. Ciò significa che le note scritte in piccolo devono essere, in questo caso, suonate nel modo più velocemente possibile, senza mai dimenticarsi che ci ritroviamo in un andantino. Di conseguenza dobbiamo adattare la velocità degli abbellimenti alla velocità complessiva del brano. Un mordente in un adagio non sarà veloce quando un mordente in un allegretto. Infatti, il ragazzino del video che segue probabilmente ha interpretato male l’acciaccatura tripla, rendendola troppo veloce, come se quelle 3 note siano suonate quasi contemporaneamente e non occupassero neanche un sedicesimo

Mi ricordo che quando studiavo questa sonatina trovavo spesso difficoltà in questi abbellimenti. Non sempre riuscivo a suonare in successione le prime 3 notine Do-Sib-La seguite dal Sib . Quasi sempre mi capitava di “lasciare qualche nota per strada”, andando per esempio ad eseguire Do-La-Sib (dimenticandomi del Sib) oppure altre varianti errate, oppure spesso mi usciva un suono sporco.
Il suono di questi abbellimenti invece deve essere limpido, senza fretta, anzi con calma. L’importante è pensare di suonare l’abbellimento con convinzione, usando in successione il 3°-2°-1°-2° dito, anzichè suonare questo abbellimento come se fossero delle semplici note normale. Bisogna pensare al movimento della mano e bisogna affondare nei tasti altrimenti questo abbellimento sarà sempre sporco. Fortunatamente c’è chi non ha problemi in questi tipi di passaggi, e troverà la strada totalmente in discesa.
La sinistra invece deve restare di sottofondo. In questa sonatina probabilmente è la volta buona che la sinistra impari a dosare la propria forza, accompagnando in modo leggero la melodia, con quegli arpeggi di accordi.
Quando dico che in Clementi si acquisisce la tecnica, è perchè mi riferisco soprattutto a questi tipi di passaggi:
Né nel Beyer, né nello Czerny, né nel Duvernoy si vedono passaggi di questo genere. Nel passaggio in evidenza, abbiamo la mano destra che si trova alle prese con una semi-scala ascendente che comprende all’interno anche delle acciaccature. Ma non solo, sempre sulla stessa riga, abbiamo un trillo (prima battuta), doppie note (seconda battuta) e due voci per la mano destra, il tutto accompagnato da delle forcelle che indicano continuamente di cresc. e dim.
Ovviamente per riuscire a coordinare: mano sinistra, mano destra, pedale, dinamica, fraseggio, rispettare le pause, ci vuole un bel po’ di studio! Quindi queste sonatine non sono poi così facili come sembrano e non sono da sottovalutare.
Ora andiamo a vedere il video dell’ esecuzione.

Al contrario di molti altri miei amici che hanno studiato delle sonatine di Clementi, io non ne ho mai studiata una, infatti la mia prof mi ha fatto studiare alcune di Kuhlau, op 55 n 1 e 2, ma anche queste sono molto carine secondo me, e adesso sto studiando l'op 49 n 2 di Beethoven, quindi sinceramente non so precisamente come sono quelle di Clementi… Un saluto a tutto lo staff di pianosolo e congratulazioni per tutto il lavoro che fate!