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Lezione di Solfeggio n.1: cos’è e come si fa?

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Chiunque studi musica, e dunque anche il pianoforte, non potrà fare a meno di incontrare nel proprio percorso di studi la pratica del solfeggio, una pratica fondamentale ed utilissima.

Ma cos’è il solfeggio?

Il solfeggio è appunto una pratica che consiste nella lettura dello spartito musicale tenendo conto delle figure, delle pause e del tempo. Attraverso la scansione ritmica delle note e delle pause impariamo a suddividere il tempo, quindi a comprendere una partitura, a leggerla e suonarla, anche senza averla mai ascoltata. Grazie al solfeggio possiamo comprendere e risolvere anche battute con tempi irregolari e di estrema complessità.

Una piccola curiosità: il termine “solfeggio” deriva dall’unione di due note della scala SOL e FA, in riferimento alla solmisazione, un sistema di lettura equivalente al solfeggio dei giorni nostri, teorizzato da Guido D’Arezzo nell’ XI secolo.

Ma come si solfeggia? Ecco un breve video introduttivo.

video
14:31

Dunque, una volta imparate le note musicali sul pentagramma e i loro valori, occorre suddividere e scomporre lo spartito. Ci aiutiamo con i movimenti delle mani leggendo ad alta voce il nome di ogni nota. In questo caso eseguiamo un solfeggio parlato.

Ma esistono tre tipologie di solfeggio:

  • SOLFEGGIO PARLATO: consiste nella scansione ritmica delle note e delle pause accompagnate dal movimento della mano, tenendo conto del tempo. Il movimento della mano non va a caso, ma tenendo conto dello schema seguente (simile al segno della croce);

Di seguito un esempio pratico su uno spartito di Riz Ortolani, “Fratello sole, sorella luna”. Per aiutarvi nella lettura del solfeggio, sono state inseriti i nomi delle note.

Nell’analisi del brano, prima di cominciare il solfeggio, dovete sempre tenere in considerazione il tempo e successivamente analizzare le figure musicali presenti ed eventuali pause.

Analizziamo insieme il primo rigo musicale:

BATTUTA 1:
DO minima = 2 movimenti :         DO – O (1), O – O (2)
MI semiminima = 1 movimento:   MI – I (1)
FA semiminima = 1 movimento:  FA – A (1) 

BATTUTA 2:
SOL minima = 2 movimenti :        SO – OL (1), O – OL (2)
SOL minima = 2 movimenti :        SO – OL (1), O – OL (2)

BATTUTA 3: 
LA semiminima = 1 movimento:  LA – A (1)
SOL semiminima = 1 movimento: SO – OL (1)
FA semiminima = 1 movimento:  FA – A (1)
LA semiminima = 1 movimento:  LA – A (1)

BATTUTA 4:
SOL minima = 2 movimenti :        SO – OL (1), O – OL (2)
SOL minima = 2 movimenti :        SO – OL (1), O – OL (2)

BATTUTA 5:
DO minima = 2 movimenti:                      DO – O (1), O – O (2)
SI semiminima = 1 movimento:   SI – I (1)
LA semiminima = 1 movimento:  LA – A (1)

BATTUTA 6:
SOL minima = 2 movimenti:         SO – OL (1), O – OL (2)
MI minima = 2 movimenti:            MI – I (1), I – I (2)

Sulla base di questo esempio, potete continuare questo esercizio da soli, tenendo sempre a mente la durata delle figure e delle pause musicali.

Oltre al solfeggio parlato, troviamo altri due tipologie di solfeggio:

  • SOLFEGGIO RITMICO: consiste nella lettura ritmica delle figurazioni e delle pause; spesso nei conservatori musicali vengono usate le sillabazioni TA, DA o CA per differenziare le figure musicali oppure con l’utilizzo del battito delle mani. Per aiutarsi con la ritmica, è possibile utilizzare il metronomo, un apparecchio che permette di scandire tempo e ritmo.
  • SOLFEGGIO CANTATO: oltre al valore delle figure e al ritmo, nel solfeggio cantato le note devono essere intonate. Per aiutarsi con l’intonazione è possibile avvalersi o di uno strumento musicale come il pianoforte, oppure di un apparecchio, l’accordatore, con cui si può verificare l’esattezza di ogni nota.

Per ora comunque sarà sufficiente esercitarsi con il solfeggio parlato.

Solfeggiare certamente non è divertente come suonare, può essere noioso, faticoso, difficile sulle battute più complesse, ma tenete sempre presente che il solfeggio è davvero parte fondamentale di quella grammatica della musica che vi permetterà di capirla e che, anche se parliamo di teoria, sarà davvero fondamentale per la pratica!

 

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10 COMMENTI

  1. Ho 72 anni,alle medie fatto solfeggio con suddivisione e basta,studiato in seguito note in chiave sol e fa ,e il poltronieri vol 1 sempre con suddivisione,dopo 10 anni di piano nuovo maeztro e il solfeggio ricominciato da capo,suonavo senza suddivisone cioe do,o e dopo un 4 al suono del metronomoiniziavo l’altra nota Adesso mi confondo come devo suonare dopo il solfeggio con suddivisione o senza?non tornano i conti .non possono essere due aspetti diversi solfeggio e suonato .che faccio?non so neanche le regole della diteggiatura dove le trovo?grazie

  2. mi chiamo catena lo turco ho 65 anni. Ho iniziato da meno di un mese a studiare “Musica”! Pianoforte. Sono molto scoraggiata.
    Vorrei mollare per paura di non farcela.
    Ancora non riesco a capire le note che escono dal pentagramma, anzi, onestamente, non riesco a capirci nulla. tutte queste note che salgono scendono mi scoraggiano. ho bisogno di essere molto incoraggiata…..ce la faro’…..mi chiedo se sono portata…….”pianoforte”, era il mio grande sogno nel cassetto…….dovro’ riporlo???? Buona giornata a tutti. e’ stato un piacere leggervi. catena!

  3. Ciao sono Piera ho 52 anni e finalmente ho la possibilità di imparare a suonare il pianoforte.” Un sogno chiuso nel cassetto, Sin da bambina . Chiedo solo se è normale che dopo quasi due mesi non riesco a memorizzare le note…. o meglio non le leggo ancora. Grazie per la risposta

  4. Ho 77 anni, zero in cultura musicale, e mi sono seduto per la prima volta davanti a un pianoforte due mesi fa. Per facili che siano le prime cose che cerco di fare, non riesco assolutamente mai a leggere e suonare contemporaneamente , devo quindi mandare tutto in memoria. E’ normale o é dovuto all’età.

    Grazie di tutto e complimenti per il meraviglioso lavoro che state facendo.

    • Buogiorno Gianpi. Dopo soli 2 mesi di studio è normalissimo incontrare difficoltà. L’età c’entra poco o niente. Per conquistare l’automatismo di lettura ed esecuzione ci vuole tempo. La memoria è importante, ma ti consiglio di sforzarti di leggere, ti tornerà utile in futuro. La lettura fa parte delle basi dunque è fondamentale gettare solide fondamenta. Buona musica!

  5. quando si va a “moderato o allegro i tempi 4/4 doo oo oo oo,non e piu’possibile farlo si fara’ do o o o,va poi tutto a esperienza e con il tempo dedicato a suonare, verra’ poi automatico,per me 70 anniSAX ,viene poi a esperienza ,diverso e chi studia seriamente,per professione,ma ci vuole anni ,anni di impegno assoluto”diversamente,” insieme uno sostiene l’altro,,pero’la base del solfeggio e fondamentale,grazie beppe- ho detto quel poco che conosco,con la mia piccola esperienza musicale ,da giovane ero piu’ bravo,con l’eta’ ci metto un po’ di piu’ a carburare saluti e buonimpegno nello studio,se poi,si va nel Jazz,e’ piu’ dura .-

  6. Sto ripassando anche un po’ di solfeggio e, per integrità, incomincio dalla prima lezione anche se per me è molto semplice. Volevo anche constatare se i metodi di solfeggio erano cambiati rispetto ai miei tempi ma vedo, con piacere, che tutto è come allora. Riprendo a solfeggiare perché mi sono resa conto che nei brani più difficili, riesco magari a suonarli ma non leggo facilmente a prima vista le note molto fuori dal pentagramma e, pur comprendendone i tempi, non riesco più a solfeggiarli a voce. Grazie come sempre per il tempo ed il lavoro profuso. Buona giornata.

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