L’ insegnante non deve mandare l’allievo al saggio allo sbaraglio. Ma deve formare e informare l’ allievo di tutte le possibili varianti in gioco durante un’esecuzione. Gli deve parlare del nervosismo e come farlo calare, gli deve dire che il pezzo eseguito in pubblico va portato ad una velocità leggermente inferiore di come lo si studiava a casa ecc.. è del tutto sbagliato mandare l’allievo incosciente di tutto ciò a fare un saggio. Se l’ allievo al suo primo saggio combinerà un disastro, questa per lui sarà un’ esperienza traumatica che potrà compromettere la sua intera carriera concertistica.
Ritengo che non ci sia miglior insegnante della propria esperienza, che i trucchi del mestiere si imparino sulle proprie spalle, ma le nozioni di base vanno date a chiunque!
Molti insegnanti ad inizio anno decidono già insieme all’ allievo il pezzo da portare al saggio di fine anno. E’ sbagliato anche fare ciò. Non si sta preparando un concerto ma un saggio in un ambiente piuttosto amichevole (e poi nell’ arco dell’ anno lo studente migliora e non può andar bene il pezzo scelto a inizio anno per il saggio di fine anno!); però non è neanche giusto assegnare il pezzo uno o 2 settimane prima del saggio. L’ ideale sarebbe assegnarlo un mese prima del saggio. Così lo studente ha il tempo per ristudiarlo bene (solitamente si assegnano pezzi già studiati), lasciarlo riposare, e poi riprenderlo l’ultima settimana prima del saggio. Il pezzo non va suonato sempre, di continuo, altrimenti può accadere che durante l’ esecuzione non si ha più tanta “voglia” di suonare e non si fa una performance degna del nostro stile.