
Roberto Esposito, The Decades (2014, Workin’ Label)
“Three Houses where Earth Dives until the End of the Curves of my Arch Dipping sun Everywhere into my Sea” è un breve verso che il pianista e compositore Roberto Esposito ha scritto a sintetizzare con poche e toccanti parole l’essenza della sua terra, il Salento, filtrata nel suo ricordo e dal quale con un abile gioco linguistico ricava un acronimo che è appunto il titolo di questo suo lavoro discografico in piano solo: “The Decades”.
Roberto Esposito ha trent’anni e la sua formazione musicale può definirsi davvero completa, fra studi accademici sia di ambito classico che jazzistico. Se aggiungiamo a solide basi tecniche e teoriche un profondo amore per i ritmi e le melodie del suo paese di origine, fra pizzica e taranta, e una creatività inesauribile, ecco che ci innamoriamo facilmente dei dieci brani di “The Decades”.
Sono tutti brani firmati dal pianista, fatta eccezione per “Kalinifta”, canzone popolare della tradizione salentina, che Roberto Esposito rielabora rispettando la ciclicità della struttura delle melodie popolari e conferendole al contempo una sorta di malinconia più legata ai nostri tempi moderni. Echi gershwiniani nella track di apertura, “Ètude Hirondelle”, brano di grande vigore ritmico e di virtuosismo estremo in cui Esposito fa suo il concetto classico dello studio d’arte che finalizza la tecnica all’espressione della bellezza di un brano con un senso melodico compiuto.

Il meccanismo a cui dà vita Roberto Esposito è fatto di continui passaggi da strutture formali di impianto classico (lo studio, la rapsodia, l’improvviso) a elementi del linguaggio jazz, non solo quando questi ultimi sono dichiarati, come in “Biancalunaneve”, ballad delicata, appassionatamente nostalgica, costruita secondo il cifrario dei migliori standard jazzistici, ma anche quando la composizione lascia il posto all’improvvisazione e a una pronuncia inequivocabile, tanto da riportare alla mente nomi come quello di Petrucciani, solo per fare un esempio.
“The Decades”, per quanto sintesi di linguaggi a noi ben noti, è niente affatto scontato, si connota al contrario per autentica originalità ed è un poliedrico universo in cui le sfaccettature sono talmente varie da risultare inafferrabili. Roberto Esposito traccia dopo traccia è pronto a stupirci con soluzioni inedite, frutto di una vena creativa che disegna letteralmente nuovi tracciati musicali, linee libere eppure coerenti, a creare uno stile unico.

Il finale di “Antidotum Impromptu”, dopo una vertiginosa rappresentazione del brano “Antidotum Tarantulae” di genesi gesuitica, si scioglie in una scrittura contrappuntistica che non può non rimandare non solo a Bach, ma ancora di più ai Preludi e Fughe di Shostakovich, un inciso che spiazza per il suo portato meditativo e profondo che dura solo il tempo di riprendere fiato e che colpisce per la bellezza trascendentale delle differenti linee melodiche.
Forza, vigore, un pianismo sostanziato nella formulazione di precisi concetti musicali espressi con decisione e totale padronanza della materia musicale a cui Roberto Esposito attinge liberamente filtrando ogni elemento attraverso il proprio occhio interiore e regalandoci un prezioso momento di ascolto.
TRACK LIST: 1) Etude Hirondelle (Studio tecnico su antica melodia popolare); 2) Kalinifta (Nota melodia grìka trascritta ed arrangiata per la prima volta al pianoforte); 3) Ispirazione n.1 Acqua (suite in 3 danze ispirata agli elementi della natura); 4) Ispirazione n.2 Terra 5) Ispirazione n.3 Fuoco 6) Biancalunaneve (Jazz ballad) 7) Samba Adriatica (Samba ispirata al movimento delle onde del mare Adriatico); 8) Antidotum Impromptu (Improvviso sul tema di <Antidotum Tarantulae>) 9) Rhapsody for Rach (Rapsodia dedicata a Rachmaninoff); 10) The Decades