
Rita Charbonnier, Chopin vu par moi. Conversazioni con Lucia Lusvardi

Evocare il nome di Chopin è evocare per antonomasia il pianoforte. Non c’è pianista che nell’arco della sua carriera non si sia confrontato con le partiture del compositore polacco, innamorandosene il più delle volte, ma spesso con le implicazioni di quegli amori complicati che mutano costantemente nel tempo e in cui l’oggetto amato è qualcosa di perennemente sfuggente. È il fuoco sacro dell’arte, quella scintilla che non si estingue e che si autoalimenta nel tempo attraverso rigore e devozione, quell’alito che sospinge chi lo respira a percorrere il faticoso sentiero di una ricerca che dura tutta la vita.
È una storia affascinante quella che ci racconta la scrittrice e giornalista Rita Charbonnier nel suo “Chopin vu par moi. Conversazioni con Lucia Lusvardi”, la storia del legame di un’allieva con la sua insegnante e dell’amore dell’insegnante per la musica di Chopin.
Lucia Lusvardi infatti, acclamata concertista e stimata didatta che esordì precocemente nell’ambiente musicale mantovano e che dedicò la sua ricerca artistica all’arte di Chopin, di Rita Charbonnier è stata insegnante.
Il volume, il cui titolo richiama il ben noto “Chopin vu par ses élèves” di Jean-Jacques Eigeldinger, è articolato in sette conversazioni tra l’allieva e l’insegnante, sette dialoghi in cui la vita personale e artistica di Lucia Lusvardi si intreccia con le grandi tematiche del discorso musicale.
Al centro la figura di Chopin, che la Lusvardi affranca dall’immagine pseudo romantica del giovane artista precoce e malaticcio attraverso un percorso di analisi e comprensione della materia prima necessaria a comprenderlo: le sue partiture. La profondità dell’arte e del pensiero di Chopin che ha trovato voce nello strumento pianoforte si rivela nella pagina scritta della partitura e non nell’icona creata dai pochi ritratti del compositore o dalla tradizione interpretativa delle sue composizioni o ancora dalla lettura romanzata della sua vicenda umana e artistica.
Chopin è il punto di partenza per una riflessione più ampia sul concetto di interpretazione e sul ruolo dell’interprete. Lucia Lusvardi definisce l’interprete un tramite e aggiunge: “E bada bene che non c’è nulla di secondario nell’essere un tramite. Quella del tramite è una figura necessaria e di valore; Chopin, e non solo lui, oggi sarebbe nient’altro che un mucchio di carte, se numerose validissime persone non continuassero a far da tramite tra quelle carte e gli orecchi e le anime del pubblico.” In questa funzione comunque l’interprete legittima una sua creatività nel rigore della ricerca, nell’estro e nella profonda comprensione dello spartito. Per analogia con il linguaggio verbale infatti Lucia Lusvardi afferma che “non si può suonare qualcosa che non si è compreso, così come non si può recitare in una lingua che non si conosce”.
Interessante anche la prospettiva inerente alla cosiddetta tecnica pianistica, non intesa come palestra per le mani e le articolazioni, come mero esercizio, quanto piuttosto come padronanza della materia che consente di affinare la sensibilità e penetrare il significato del messaggio che il compositore ha affidato alla codificazione musicale. Lucia Lusvardi definisce la tecnica “una sintesi del pensiero; è la componente riflessiva della pratica artistica, la capacità di porre limiti adeguati, di contenere l’abbandono. Il pianista non è un tecnico se suona con freddezza, ma, al contrario, se è in grado di comunicare i moti dell’anima rispettando la verità del discorso musicale. “
Nella sua valida Prefazione a “Chopin vu par moi” Elena Bittasi evidenzia proprio il valore della lezione di Lucia Lusvardi alla quale riconosce il merito di aver scavato in profondità, di essersi addentrata nei meandri dell’arte di Chopin per portarne alla luce importanti aspetti che sarebbero risultati più tardi condivisi dal pianismo internazionale.

Nel narrare questa vicenda artistica Rita Charbonnier tratteggia anche la storia dell’ambiente musicale con cui la pianista è venuta a contatto nel corso della sua carriera, dagli esordi fino all’affermazione sulle scene musicali internazionali, dall’interruzione forzata dalla malattia alla ripresa e all’attività didattica, una storia da cui emergono ritratti, atmosfere, la sensibilità stessa dell’artista.
Il tono è quello di un dialogo aperto e franco, in cui la serietà e profondità della riflessione artistica si intersecano all’umorismo, agli accenti confidenziali che trapelano dallo scambio tra le due donne che hanno condiviso la significativa relazione allievo/maestro. Ne emerge il ritratto di una forte personalità che ha precorso i tempi nella sua visione e che, come testimonia questo volume, ha trasmesso conoscenze, metodo e passione ai suoi allievi.
Sul sito di Rita Charbonnier è possibile ascoltare alcune interpretazioni di Lucia Lusvardi.
Grazie Paola per l’articolo. Come sempre fai conoscere cose nuove ed aspetti interessanti; dopo aver letto il tuo articolo ho cercato notizie sia su Rita Charbonnier, della quale ho trovato anche il sito, e della Lucia Lusvardi, della quale non ho trovato alcunché…neppure un accenno su Wiki…. unica cosa l’accenno ai molti pianisti che l’hanno avuta come insegnante. Dopo aver ascoltato il dialogo emozionante tra la Charbonnier e la Lusvardi (da commozione il tono di voce tra insegnante ed allieva ed il desiderio di trovare e mostrare documenti..) e le esecuzioni proposte dalla Charbonnier sul suo sito mi è venuta una grande curiosità…sarebbe possibile avere notizie biografiche etc.. della Lusvardi? creando magari anche un profilo su Wikipedia? forse Rita Charbonnier potrebbe aiutare in tal senso? Grazie di nuovo e buon lavoro.
Grazie a te Sergio per l’attenzione che riservi ai miei articoli. In realtà il libro di Rita Charbonnier contiene un racconto della vita personale e artistica di Lucia Lusvardi molto dettagliato ed espresso in forma di dialogo.
Spero con questa recensione di contribuire alla conoscenza del volume, ma anche della figura di questa straordinaria pianista.
Per la rete non tarderà ad arrivare qualcosa, ne sono certa.
Grazie, Sergio, per il suo commento! Molto emozionante, per me, leggerlo. Lei ha ragione: per trovare notizie di Lucia Lusvardi sul web occorre scavare a fondo. Come dice Paola, questo libro (che contiene anche un profilo della pianista) è senz’altro, al momento, la principale fonte di informazioni.