
Conosciamo bene il valore artistico e l’eccellenza delle trascrizioni pianistiche di opere alle quali Franz Liszt dedicò molte delle sue fatiche, una pratica, quella della trascrizione appunto, che il compositore ungherese frequentò spesso, non solo in virtù della venerazione che lo stesso nutriva nei confronti delle scritture originali, ma spesso anche per farsi promotore di musica in cui fervidamente credeva. Sappiamo che le trascrizioni lisztiane delle opere di Richard Wagner contribuirono non poco a far conoscere la musica del tedesco nel mondo e che tra i due, oltre alla parentela acquisita attraverso la relazione di Wagner con Cosima, ci fu uno strettissimo rapporto personale, un ininterrotto dialogo condotto sul terreno dell’arte. Liszt intuì la portata rivoluzionaria della musica wagneriana quando ancora questa non era riconosciuta negli ambienti culturali dell’epoca e trascrivendone, parafrasandone i temi al pianoforte, creò dal capolavoro nuovi capolavori. La pratica della trascrizione in Liszt diventa arte.
Reimagining Wagner. Piano Paraphrases and Transcriptions è il titolo della recente pubblicazione discografica di Filippo Tenisci che esce per i tipi della Da Vinci Classics in cui il pianista affronta proprio le trascrizioni lisztiane di alcune sezioni delle opere wagneriane regalandoci dunque una versione squisitamente pianistica delle pagine di Wagner in cui a risaltare è la valenza orchestrale della scrittura. Il pianoforte, voce autentica di Liszt, qui riflette ed esalta soluzioni armoniche, strutturali e timbriche nuove eppure dirette filiazioni dell’originale scrittura wagneriana. Dunque “reimagining” Wagner rappresentò per Liszt sicuramente un ripensare, un ridefinire in funzione pianistica la produzione wagneriana e lo fece così bene che oggi quelle parafrasi o trascrizioni sono a pieno titolo pagine di una letteratura pianistica di rara preziosità, una sfida per l’esecutore sia dal punto di vista tecnico che interpretativo.
Filippo Tenisci questa sfida la accetta e la affronta con determinazione, assorbe l’essenza della scrittura lisztiana che è sempre rocambolesca, vertiginosa nello sforzo esecutivo che richiede, complessa negli aspetti squisitamente interpretativi in quanto mai statica, bensì oscillante tra meditazione, elevata spiritualità ultraterrena e vivacità, acrobazie dell’umano potremmo dire. Dotato di straordinaria padronanza tecnica dello strumento e di una particolare sensibilità artistica che lo avvicina a Liszt, suo nume tutelare, Filippo Tenisci aderisce alla sostanza lisztiana integralmente.
Come scrive nelle note di copertina del disco la musicologa Gaia Vazzoler: “Negli otto brani contenuti nel lavoro, Filippo Tenisci racconta le storie dei Maestri liberandosi del superfluo, scendendo dritto al cuore del senso ultimo, accompagnandoci in un viaggio intimo e solitario, che sembra un ossimoro quando si parla di Liszt e Wagner.”
Equilibrio è forse il termine che descrive con pienezza il modus in cui il pianista si avvicina a queste pagine di cui sviscera il significato più autentico e profondo, quasi danzando sulla tastiera quando il testo lo richiede, come nello Spinnerlied dall’Olandese volante, di cui colpisce il nitore cristallino dell’esecuzione, o nell’incalzante andamento del Festspiel und Brautlied dal Lohengrin, o entrando nella profondità meditativa e nella solennità quasi trascendentale di pagine come il Pilgerchor e di O du mein holder Abendstern dal Tannhäuser.
Dunque non ci resta che fare questo viaggio che ha tutti i connotati dell’incanto e della magia ascoltando questa fatica discografica di Filippo Tenisci.