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Riscaldamento al pianoforte – Come partire al meglio con lo studio

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Quante volte il nostro insegnante ci ha ripetuto di scaldarci suonando le scale, gli arpeggi e altri esercizi di tecnica pianistica di facile lettura? La maggior parte dei maestri che ho avuto durante gli anni di studio del pianoforte mi ha sempre consigliato questo approccio. Soprattutto all’inizio mi è capitato di eseguire l’Hanon per decine di minuti prima di mettermi effettivamente a studiare.

Il riscaldamento? Un metodo fallimentare

Purtroppo questo metodo di studio, si è scontrato spesso con la dura realtĂ  e con la produttivitĂ  di ogni sessione. Mentre stavo preparando l’esame del quinto anno ho iniziato a capire quanto questo metodo, almeno per me, fosse sbagliato.

In quel periodo lavoravo almeno 10h al giorno e rientravo a casa la sera verso le 20:00. Dopodiché, cercando di velocizzare quanto più possibile la cena, mi dovevo mettere al pianoforte e studiare il più possibile in un tempo estremamente limitato.

I miei vicini di casa, al tempo, erano molto tolleranti… ma pur suonando con la sordina non potevo superare le 10 di sera. Quindi avevo 1 ora e mezza per scaldarmi, leggere nuova musica tra esercizi e repertorio e infine dedicare tempo alla tecnica e all’interpretazione.

Voi penserete, giustamente, come facessi a consolidare esercizi e repertorio con così poco tempo e in particolare a riscaldarmi al meglio per eseguire con agilità pezzi veloci.

Sbattendo la faccia contro risultati deludenti e lezioni in cui non riuscivo effettivamente a completare tutti i compiti che mi erano stati assegnati, ho dovuto escogitare alcune strategie per valorizzare al meglio il tempo di studio e in particolare il riscaldamento al pianoforte.

Il riscaldamento come fase produttiva

Perché proprio il riscaldamento al pianoforte? Perché questo momento è il più importante di tutta la fase di studio.

Nei primi quindici minuti di studio, il cervello è piĂą produttivo, l’attenzione è massima. La curva dell’attenzione è esponenziale e si raggiunge la massima concentrazione in circa 5 minuti, dopodichĂ© essa decresce fino a toccare il livello minimo in circa 30 minuti.

Poiché proprio durante il riscaldamento il cervello è al massimo delle potenzialità, è proprio durante questa fase che va sfruttato per imparare nuove cose o dedicarsi a compiti difficili.

Quello che facevo, quindi, durante i primi minuti di riscaldamento era di iniziare la lettura di un esercizio o di una parte di repertorio ancora inesplorata. Con Bach o Mozart le cose si facevano davvero interessanti e produttive, in quanto le nuove parti di repertorio, spesso, non erano così complesse da leggere a prima vista e si adattavano bene al riscaldamento delle mani e in generale dei muscoli.

Mani calde e velocitĂ 

Uno stratagemma, invece, che mi aiutava molto d’inverno era quello di scaldare le mani prima di sedermi sullo sgabello. Immergere le mani nell’acqua calda di una bacinella o nel lavandino riattivava un pochi minuti la circolazione e le mani erano da subito pronte e scattanti. Provare per credere. E se ci aggiungevo anche qualche flessione, il risultato era eccezionale.

Differenziare e riposarsi per mantenersi concentrati

Un altro consiglio che mi sento in dovere di darti è quello di riposarti di tanto in tanto durante la sessione e di differenziare le fasi di studio. Il cervello, come abbiamo visto, raggiunge il picco minimo di attenzione dopo 30 minuti. Inoltre la mente deve variare per non annoiarsi. Per questo motivo occorre riposarsi entro i 30 minuti di studio e cambiare oggetto di studio. Questo non significa che non possa ritornare, dopo un po’, su un tema giĂ  affrontato, ma cambiare e focalizzarsi su altro, prima, può essere d’aiuto.

E tu cosa fai per scaldarti al pianoforte? In che modo sfrutti questa importante fase di studio?

Per qualsiasi domanda o opinione lascia un commento qua sotto. Poi se ti può interessare, dai un’occhiata al nostro corso sul metodo di studio powermind.

Buon riscaldamento a tutti

 

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5 COMMENTI

  1. Poi ci sono le tendiniti, i mignoli dopo mezz’ora mi impongono di fermarmi, veramente “non faccio persuaso”, di come si possa superare i 45 o 60 minuti, non credo a queli che dicono che studiano 8 ore al giorno.

  2. Un suggerimento puntuale e preziosissimo, soprattutto per me che ho cominciato lo studio da pensionato e non possiedo la prontezza di apprendimento di chi è (fortunatamente) giovanissimo.

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