Innanzi tutto, non tutti hanno l’ opportunità di esibirsi in un concerto o in un saggio, perciò, se lo fate, ritenetevi fortunati. Non potete sciupare questa preziosa occasione: dare il meglio di voi stessi davanti a un pubblico.
Come molti sanno, suonare in pubblico non è come suonare a casa, quindi, per la preparazione dei pezzi ci vorrà una metodologia differente.
Preparare un pezzo da portare a lezione è diverso da preparare un pezzo da portare ad un concerto-saggio.
L’ esecuzione in pubblico di un dato pezzo, ne indica la chiusura definitiva. Un pezzo non è mai concluso finché non viene eseguito in pubblico. E’ bello dopo tanta fatica, avere una gratificazione così immensa: eseguire un pezzo con pochissimi errori (si spera 🙂 ) e molti applausi 🙂 .
Procedura di studio
Quando si sceglie un pezzo da portare ad un concerto o saggio, solitamente si predilige un pezzo già studiato, se invece si parte da zero le procedure saranno altre.
La prima fase è : scelta del pezzo. Prendete un pezzo che vi calza a pennello e cercate di tirarvi fuori il massimo! Miglioratelo ancora e ancora… rendetelo al livello dei grandi professionisti, nulla è impossibile.
La seconda fase è: ripulire le imprecisioni. Per fare ciò dovete suonare il pezzo lentamente e a mani separate. Ci sarà di sicuro qualche nota diversa che vi sarà sfuggita. Una volta trovata, correggetela!
Terza fase: sezionare il brano. Questo principio si basa sui “vuoti di memoria”. Se voi sapete a memoria un pezzo, e ad un certo punto vi bloccate, chi di voi saprebbe continuare? Io penso quasi nessuno. Questo perché si è applicata una procedura di studio sbagliata. Il frammentamento del brano rafforza la memoria e semmai durante l’ esecuzione ci venisse un vuoto di memoria, anziché fermarci, potremmo riprendere il pezzo dalla sezione successiva.
Quarta fase: suonare a pezzi. Suonate raramente il pezzo per intero dall’ inizio alla fine, piuttosto suonate parti del brano in ordine sparso, studiatelo, scopritelo, suonatelo al contrario, dalla fine all’ inizio, fate suonare alla sinistra la parte per la destra, suonate l’ inizio, poi passate subito alla fine ed infine il centro ecc.. insomma, giocate col pezzo. Sembra tanto? Allora consolatevi pensando al fatto che alcuni pianisti trasportano sezioni del brano o tutto il brano in altre tonalità e lo ri-studiano praticamente da capo con diverse posizioni!
Quinta fase: eliminate le cattive abitudini. Quando si suona un pezzo, troppo spesso accade che alcuni movimenti, che noi consideriamo scontati, vengono a modificarsi. Così facendo, potremmo trovare delle difficoltà a fare quel passaggio veloce che prima ci risultava semplice. Il movimento non è più quello di prima, riprendetelo! prendete da parte le battute del “movimento sbagliato” e ciclate. Ripetete a mani separate sempre quelle 3-4 note che non vi riescono, sempre, continuamente fino allo sfinimento! Continuate così per 2 giorni. Al terzo andrà meglio ma se lasciate la presa, esso si ripresenterà. Inquadrate bene questo passaggio prima di lasciarlo andare. Per evitare tutto questo, prima di finire la seduta di studio, suonate il pezzo a mani separate. Potrà sembrare superficiale ma vi risparmierà tanto di quel tempo che viene dedicato alle correzioni. Come si dice, prevenire è meglio che curare!
Sesta fase: videoregistratevi. Questa è la prova del 9. Se registrandovi suonerete bene, allora al concerto farete un figurone. Se suonarete male, così sarà anche in concerto.
Settima fase: se un pezzo lo sapete a memoria, portate comunque con voi lo spartito. I vuoti di memoria capitano anche prima che suoniate!
Otto: buona fortuna per il concerto!
Hai detto bene Paul, verissimo!!
Volevo aggiungere un punto secondo me importante: se l’esecuzione finale avviene su una tastiera diversa da quella di casa dove si studia, ad es. il saggio che si suona sul pianoforte della sala da concerto, allora sara’ importante che le dita si abituino anche al nuovo strumento, e quindi sara’ da pianificare bene l’attivita’ di studio anche qui.