Piero Rattalino, Chopin racconta Chopin (Laterza, 2009)
Le biografie dei grandi compositori in genere si muovono sul terreno della cronologia dei fatti della loro esistenza, nel complesso spazio dell’analisi tecnica delle composizioni, osservate dal punto di vista dello studioso che con metodologia scientifica ricerca testimonianze e criticamente elabora una successione ordinata di informazioni. Questo “Chopin racconta Chopin” è un libro diverso.
Piero Rattalino non ha bisogno di presentazioni, data la sua fondamentale attività sia come pianista che come saggista e critico musicale. Rattalino aveva già dato alle stampe un saggio monografico, “Fryderyk Chopin: ritratto d’autore” ( Edt, 1991), e nell’ambito degli studi sul compositore polacco, biografie di riferimento imprescindibili sono ancora oggi l’opera di Gastone Belotti (“Chopin, l’uomo”, 3 voll. Ed. Sapere, 1974) e quella di Tadeusz A. Zieliński (“Frédéric Chopin”, PWM, 1993 e 1995). Queste opere hanno una struttura classica per la saggistica di genere, che si basa sulla creazione di un raccordo naturale fra le vicende della vita del compositore e l’ambito storico-culturale di svolgimento. Piero Rattalino in “Chopin racconta Chopin” opera in maniera differente, ci restituisce la vita del compositore polacco attraverso un racconto in prima persona e in una forma più simile a quella del romanzo che a quella del saggio.
È Chopin in prima persona a raccontarci la propria storia, da un punto di vista interno e in maniera diretta. Come lo stesso autore chiarisce nella nota autografa a fine libro, il fine di questa narrazione è estrapolare il contesto esistenziale, svelare i meccanismi di alcune scelte personali e artistiche spesso non libere bensì indotte da possibilità non infinite, da percorsi in un certo senso obbligatori che hanno condotto alla costruzione di un’esistenza che è quella dei 39 anni di vita di Chopin così come oggi la conosciamo.
La breve ma intensa esistenza di Chopin è così sottratta al pericolo di un arido elenco di date e luoghi, così come a quello dell’agiografia postuma. Fra le pagine di Rattalino vediamo le cose e le persone attraverso il filtro dell’occhio del compositore polacco, che ci illumina sui periodi fondamentali della sua breve vita: dall’abbandono della Polonia, episodio commovente per il legame di profondo affetto con una famiglia che ben aveva intuito il genio e si prestava al sacrificio per il giovane Fryderyk, fino ai viaggi europei in cerca di un pubblico, l’approdo a Parigi, il rapporto intenso e difficile con l’anticonformista George Sand, la malattia.
Una emotività di fondo nella scrittura di Rattalino, leggera, priva di orpelli letterari, diretta, cosa che la prima persona del racconto rende naturale, in quel processo di immedesimazione che la finzione letteraria richiede e che appare perfettamente concluso, un tono che ci rimanda a quel romanticismo sostanziale a tutta la musica e alla vita di Chopin. Fondamentale supporto nella redazione di questo libro è stato l’epistolario di Chopin. Il libro è strutturato in due “Quaderni”, A e B, più un’appendice di interviste e lettere immaginarie a coloro che hanno vissuto a stretto contatto con Chopin, e infine una cronologia della vita. Abbiamo conosciuto l’anima di Chopin attraverso le sue composizioni, espressione autentica di un universo interiore. Con questo libro possiamo trovare una chiave per entrare in quello stesso universo attraverso le parole.