
A qualcuno forse il nome di Nadia Boulanger potrà non dire nulla, eppure questo nome appartiene a una musicista e didatta francese che con la sua attività artistica e didattica in qualche modo ha indirizzato l’evoluzione della storia della musica del secolo scorso. Ha inciso sulla metodologia della didattica musicale con la sua “boulangerie” (così veniva scherzosamente chiamato il suo metodo attraverso un buffo gioco di parole), ha formato schiere di artisti che oggi veneriamo (basti fare i nomi di Astor Piazzolla, Dinu Lipatti, Daniel Barenboim, Aaron Copland, Philip Glass) e ha scardinato molti dei pregiudizi legati alle donne nell’ambiente musicale con i suoi comportamenti.
Per tutte queste ragioni Nadia Boulanger è figura chiave oggi da riscoprire e studiare con attenzione. Era nata nel 1887 da una famiglia di artisti. Il padre, Ernest, aveva studiato a Parigi con Valentin Alkan e François Halévy, aveva vinto il prestigioso Prix de Rome e dopo un periodo dedicato alla composizione si era totalmente dedicato all’insegnamento e alla direzione d’orchestra. In occasione di una tournée in Russia Ernest aveva conosciuto la sua futura moglie, Raissa Myschetsky, una sua allieva perfezionatasi in canto. Marguerite de Polignac, una delle allieve della Boulanger, riferisce un aneddoto molto divertente circa l’incontro di Nadia con la musica. Pare che Nadia non sopportasse il suono del suono del pianoforte quando da bambina i suoi genitori lo suonavano, che prorompesse in un pianto incessante, fino a quando un giorno non udì il suono della sirena dei vigili del fuoco e i genitori la trovarono al pianoforte intenta a ricercare sulla tastiera quel suono che aveva appena sentito.
Le prime lezioni di musica arrivarono dai genitori, ma a soli nove anni Nadia fu ammessa al Conservatorio Nazionale. L’evento è unico, e non solo per la tenera età della giovane, ma anche perché era una donna, qualcosa che all’epoca non si vedeva tanto spesso in un Conservatorio dove si formavano professionisti. Le donne non accedevano a queste carriere, era qualcosa di inconcepibile.
Nel frattempo era nata Lili, l’amata sorella, che non tarderà a rivelare il suo talento musicale e di cui Nadia si prenderà cura fino alla morte con estrema devozione, come una sorta di seconda madre. Tra le due il rapporto fu ottimo, di profondo affetto e intenso legame, nonostante le loro reciproche diversità . Lili aveva una naturale attitudine alla musica che le rendeva facile in un certo senso la pratica musicale, Nadia invece otteneva grandi risultati a costo di uno studio duro e continuo, di grandi sacrifici e un’intensa applicazione.
Alla scomparsa del padre, Nadia si prese cura di tutta la famiglia, anche da un punto di vista economico, grazie alla sua attivitĂ di organista e alle sue lezioni.
Nel 1904 Nadia Boulanger divenne allieva di Gabriel FaurĂ© ed entrò a far parte del “Gruppo di Fauré” dove militavano anche Ravel, Cortot, Ducasse ed Enescu. Fu invece il pianista Raoul Pugno, vero e proprio mentore di Nadia, a introdurla nell’ambiente musicale che contava. A vent’anni Nadia Boulanger ebbe il coraggio di presentarsi al prestigioso Prix de Rome. Parliamo di coraggio perchĂ© nessuna donna aveva mai osato solo sperare di partecipare a quello che era il maggiore concorso francese. Nel 1908 la Boulanger riuscì ad arrivare alle ultime fasi della competizione, ma non vinse. Ebbe contro Camille Saint-SaĂ«ns e ne nacque una querelle che fece molto parlare l’opinione pubblica. La prova finale di composizione la vide contrapporsi al compositore che la voleva esclusa in quanto su un compito che prevedeva una fuga a quattro voci con basso assegnato la ragazza aveva presentato un tema per una fuga solo strumentale, senza voci umane, ma non si diede per vinta e nonostante la mancata assegnazione del primo premio la sua composizione fu molto apprezzata e fu una sorta di facilitazione all’ammissione al concorso di altre donne per gli anni a venire. Persino il Ministero dell’Istruzione si pronuncerĂ a favore della Boulanger.
In quegli anni a Parigi arrivarono anche i celebri Ballets Russes, la compagnia di danza diretta da Sergej Diaghilev che rappresentava sul palcoscenico una sorta di summa delle arti, compresa appunto la musica per cui vantava collaborazioni con musicisti come Ravel, Debussy, Satie, Prokofiev, De Falla e Igor Stravinsky. In questo periodo Nadia Boulanger conobbe e iniziò a frequentare proprio Stravinsky al quale la legò un rapporto di reciproca stima professionale e una profonda e duratura amicizia. Del compositore amava l’audacia, l’apertura al nuovo, tenendo fede a uno dei lati del suo carattere che era di estrema curiosità e interesse per tutto ciò che fosse moderno e anche un po’ provocatorio.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Nadia e sua sorella Lili, che nel frattempo aveva affermato il suo talento in maniera indiscutibile vincendo il Prix de Rome, fondarono un’associazione femminile che faceva arrivare al fronte lettere e oggetti personali ai tanti amici musicisti combattenti in prima linea. L’operazione attirò l’attenzione di importanti personaggi americani che si misero a disposizione per dare una mano, fino ad arrivare alla fondazione del Comité Franco-Américain du Conservatoire National de Musique et de Déclamation. Da questo Comitato, alla fine della guerra, con l’intervento di Walter Damrosch, allora direttore della New York Symphony, e sotto la direzione di Henry Casadesus, nacque una scuola di musica franco- americana, che era poi in nuce il futuro e celebre Conservatorio Franco-Americano di Fontainebleau dove dopo poco arrivarono Aaron Copland, Melville Smith, Virgil Thomson, Elliot Carter, Roy Harris, Walter Piston e Roger Session, in due parole il futuro della musica classica americana.
Purtroppo nel frattempo un triste evento aveva segnato la vita di Nadia Boulanger: la morte dell’amata sorella Lili. Nel 1921, con l’apertura del Conservatorio di Fontainbleau l’attività didattica di Nadia Boulanger si intensificò notevolmente. Chi studiava con lei poteva godere non solo della didattica musicale in senso stretto, ma anche di esperienze artistiche di varia natura, che a detta della Boulanger erano indispensabili nella formazione di un musicista, andando a incidere sul gusto e sulla sensibilità , una sorta di educazione alla bellezza.
Nel 1921 cominciarono anche le lezioni nel suo appartamento parigino al numero 36 di rue Ballu. Le lezioni si tenevano il mercoledì e prevedevano, nell’arco delle due ore canoniche, la lettura a prima vista di brani, la loro analisi ed esecuzione. Nadia organizzava tutto con estrema precisione, chiedeva molto ai suoi allievi, la cui età era varia. Era rigorosa, severa, rigida e controllava minuziosamente il lavoro degli studenti che in poco tempo arrivarono numerosi a studiare con quella che era divenuta una didatta famosissima e molto richiesta. In quegli anni Nadia Boulanger abbandonò l’attività compositiva per dedicarsi totalmente all’insegnamento e alla direzione d’orchestra. Fece numerose tournée anche negli Stati Uniti, esibendosi come solista all’organo, dirigendo orchestre e tenendo numerose conferenze a tema musicale.
Nonostante il grande successo come didatta, Nadia Boulanger non riscosse altrettanto favore come musicista o direttrice di orchestra. I pregiudizi erano ancora molto radicati nell’ambiente musicale rispetto alle donne e alla loro attività professionale in questo settore. Le rifiutarono infatti la cattedra di composizione al Conservatorio di Parigi e solo successivamente riuscì ad ottenere un posto all’École Normale, ma le fu affiancato Stravinsky con funzioni di supervisione sui progressi degli allievi. Anche come direttrice di orchestra ricevette non poche delusioni, Celebre è la sua esperienza con la Royal Philarmonic di Londra, diretta da Nadia il 24 novembre del 1936, quando si trovò di fronte orchestrali diffidenti e poco collaborativi.
Con l’avvento della seconda guerra mondiale e l’occupazione nazista di Parigi, Nadia riparò negli Stati Uniti dove accettò di insegnare alla Longy School of Music di Cambridge in Massachusetts. Si narra di un viaggio pericolosissimo per raggiungere gli Stati Uniti. Rimasta senza denaro, che aveva generosamente elargito agli amici rimasti in Francia, quando cercò di raggiungere Vichy per ottenere il visto di uscita e dopo aver preventivato di passare dalla Spagna, resasi conto che anche quel paese era caduto in mani tedesche, decise di salire su un treno per Lisbona, ma era senza biglietto per partire e senza soldi. La situazione avrebbe potuto degenerare se un anonimo gentiluomo inglese che si trovava sul posto non avesse deciso di comprarle il biglietto.
Al suo ritorno in Francia la sua attivitĂ principale, quella che continuerĂ ad esercitare fino alla fine, fu quella didattica. Si spense il 22 ottobre del 1979 e ai suoi funerali presenziarono molti dei suoi allievi.
Una donna fuori del comune, un’artista che riuscì, in tempi avversi, a vivere del suo lavoro e ad affermarsi in un ambiente chiuso, difficile, una didatta straordinaria a cui ancora oggi viene accordato un immenso tributo di riconoscenza. Il suo metodo didattico fu definito scherzosamente “boulangerie”, facendo riferimento al suo cognome ma anche all’analogia tra la lavorazione del pane in lievitazione, che richiede forza, energia, e la stessa energia, scrupolosità e rigore con cui “percuoteva” idealmente i suoi allievi per trarne le migliori caratteristiche individuali e trasformarle in gesto artistico. Il suo metodo presupponeva un’attenzione particolare alle potenzialità del singolo studente per accompagnarlo all’espressione di sé e per questo era intensa l’interazione con chi si rivolgeva a lei per imparare, un’interazione basata sull’ascolto, sullo stimolo allo sviluppo del senso critico del futuro musicista su cui non apportare influenze soggettive da parte dell’insegnante. Per questo reputava particolarmente importante la cultura personale in senso lato, inclusiva cioè della letteratura, delle arti figurative e via dicendo. Per lei fondamentali erano la concentrazione, l’attenzione, il rigore e per questo gli allievi la temevano, ma al contempo la amavano, consci dell’immenso valore del suo insegnamento di cui ancora oggi godiamo attraverso la musica di artisti che amiamo molto.