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La Musique sans frontieres di Michele Campanella e Javier Girotto

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La Musique sans frontieres di Michele Campanella e Javier Girotto. Intervista

a cura di Paola Parri e Giulio Cinelli

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Un incontro, un progetto, l’esperienza live e una registrazione. Avevamo sentito parlare di “Musique sans frontieres”, ma finalmente, complice la luna di una serata di fine agosto, complice l’acume del Maestro Giuliano Adorno, direttore artistico di Orbetello Piano Festival, che ha scelto di ospitare il progetto, la nostra curiosità di voraci ascoltatori viene soddisfatta nella splendida cornice dell’antica fortificazione di Torre Saline ad Albinia. Si percepisce subito la natura speciale di questo che è un incontro non solo fra due grandi artisti, ma anche fra due culture e linguaggi musicali che nella prassi concertistica hanno modo di sfiorarsi solo in maniera sporadica.

Michele Campanella, pianista e interprete delle più importanti pagine della letteratura pianistica classica, e Javier Girotto, sassofonista argentino più avvezzo a destreggiarsi con le improvvisazioni di matrice jazzistica (e non solo) sul palcoscenico di Forte delle Saline ci offrono questo“Musique sans frontieres”.

 

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La base di partenza è la scrittura dei due compositori francesi Maurice Ravel e Claude Debussy, in alcune delle loro composizioni più note al grande pubblico, come “Pavane pour une enfant defunte”, “Miroirs”, Children’s Corner, “Rêverie”, o ancora la splendida “Suite Bergamasque”. Siamo col fiato sospeso mentre il Maestro Campanella esordisce con il suo pianoforte, in una ritualità da concertismo classico perfettamente rispettata, e attendiamo l’entrata di Girotto chiedendoci cosa porterà di nuovo a questa musica la sua presenza. L’inserimento di Girotto sulla scrittura musicale di Debussy e Ravel, che Campanella esegue fedelmente come da spartito, è un rispettoso intervento di improvvisazione che riprende le linee originali tracciate al pianoforte per allontanarsene e ritornarvi poi costantemente, così da non sembrare corpo intruso e molesto, quanto piuttosto elemento creativo originale che si innesta alla perfezione in un tessuto sonoro che ben si presta a questa operazione.

 

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Non è casuale la scelta di Debussy e Ravel quali fonti originarie del progetto. La loro musica, evocativa, costruita con dovizia di varietà delle dinamiche, dai caleidoscopici colori musicali, lascia spazio all’immaginazione dunque all’improvvisazione. Restiamo colpiti dal reciproco ascolto di questi due artisti, un’attenzione così accurata da regalarci un perfetto incastro anche dei tempi, degli aspetti ritmici, nonostante la differente metrica del linguaggio musicale classico rispetto a quello dell’improvvisazione jazz. Quello che possiamo osservare è un paesaggio musicale multiforme e dinamico, una bellezza che si aggiunge a bellezza, quella della scrittura di Ravel e Debussy magistralmente interpretata da Michele Campanella e quella delle sovrascritture improvvisate di Javier Girotto, in un equilibrio perfetto che ci trasporta costantemente in dimensioni diverse sì, eppure complementari.

 

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Eppure, come ci dice lo stesso Michele Campanella a fine concerto, non sono poi così distanti questi due linguaggi, forse le frontiere in musica non esistono, esiste piuttosto un‘urgenza comunicativa che trova sempre nuovi spazi e allarga l’orizzonte delle possibilità di espressione di un artista. “Musique sans frontieres” è l’occasione per scoprire che interpretazione e improvvisazione non sono poi così differenti in ciò che attiene a un elemento fondamentale dell’arte: la creatività. Nel primo caso la visione e la sensibilità personali dell’interprete che sottendono comunque la lettura di un testo musicale, nel secondo caso la creazione estemporanea che nasce dall’ascolto.

Il concerto che abbiamo ascoltato a Orbetello Piano Festival è stata un’anteprima. “Musique sans frontieres” infatti sarà presto un cd pubblicato dall’etichetta discografica Cam Jazz. Il lavoro è già stato registrato e uscirà prossimamente.

Ne abbiamo parlato con Michele Campanella e Javier Girotto in questa video intervista.

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