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Music Tale – La bettola di Joe (3)

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 di deep_onionEntro, e come sempre devo farmi strada attraverso un muro di fumo (in culo ai divieti, il buon vecchio Joe, non permette mai che gli rovinino la festa). Alla mia sinistra c’è un eroico tavolo da biliardo, accanto a un juke box anni ’50 che urla le note de
La stangata (scarica qua lo spartito). Poco più avanti sulla destra c’è il bancone di Joe, piccolo e mal fornito. Il resto dello spazio è occupato da tavolinetti tondi e dalle sedie d’epoca di Joe; tutto è impregnato del puzzo del tabacco scadente che i clienti insistono a fumare, compreso il mio, ovviamente. C’ho provato molte volte ad immaginarmi quell’arredamento da nuovo, ma non ci sono mai riuscito: sembra che tutta la sala sia nata già così, piena di tarli, imprigionata nel tempo del jazz che ogni sera ci viene suonato.
Non che abbia mai dato troppo peso alla mia statura, ma mi siedo sempre sullo stesso sgabello alto del bancone, così che per qualche ora il mio scarso metro e settanta si sente risollevato. Ogni tanto mi guardo nello specchio rovinato dietro le bottiglie, soprattutto per controllare se sono ancora lì seduto, specialmente dopo l’ennesimo whisky. Ma quel che guardo di più è la gente alle mie spalle, quello che fanno, come tengono il bicchiere.. e poi da qui c’è un’ottima visuale del palco, a poco più di un metro: puoi guardare senza dare troppo nell’occhio.
Ma non vi fate strane idee, la sala non è molto grande, è stata ricavata da un’ala del magazzino del night club sopra le nostre teste. Anche questo è di Joe: se vuoi una scopata vai di sopra, se invece vuoi un ferro rovente nel petto vieni giù, ti siedi a uno dei tavolini bui vicini al palco, prendi il tuo bicchiere di whisky mai troppo vuoto, e ascolti il gruppo della serata. Per la verità non c’è mai un gruppo preciso, non ci sono affatto gruppi: ognuno viene e suona con chi è venuto per suonare come lui. Non si sa mai che piega prenderà la serata fino a che non è finita.

…continua

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