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W.A.Mozart, Sonata in Do maggiore K 545. I movimento

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W.A.Mozart, Sonata in Do maggiore K 545. I movimento

a cura di Serena Galli

ESECUZIONE

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02:24

 TUTORIAL

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Questa sonata di Mozart è una delle più facili del repertorio.

Come in tutta la produzione musicale mozartiana, osservando la partitura notiamo la limpidezza nella scrittura, segno distintivo di questo autore. La difficoltà maggiore dal punto di vista sonoro ed interpretativo sta proprio nel rendere al meglio la linearità e l’estrema semplicità grafica: lo spartito, infatti, rimane “bianco”, non vengono utilizzati molti abbellimenti o elementi virtuosistici quali volatine e gruppetti; ciò rende la sonata tecnicamente affrontabile e gestibile anche dai pianisti principianti.

Analizziamo la struttura del 1° movimento.

Vediamo subito che, come avviene nella maggior parte delle sonate classiche, anche questo è scritto in “forma sonata, ovvero bitematica e tripartita. L’autore propone due idee tematiche, rispettivamente:

il 1° tema (battute da 1 a 4) in tonalità d’impianto, nel nostro caso Do Maggiore, dal carattere melodico, tranquillo, grazioso accompagnato da un basso albertino (in video viene spiegato dettagliatamente com’è strutturato e qual è il modo più proficuo per studiarlo) contrapposto al 2° tema alla dominante (V grado, qui Sol Maggiore) battute da 13 a 17. Balza immediatamente all’occhio e all’orecchio una differenza stilistica rispetto alla prima idea: oltre alla tonalità cambia il ritmo in entrambe le mani (accompagnamento di semicrome anziché basso albertino iniziale), il carattere è decisamente più vivace, giocoso, meno calmo e melodico rispetto al precedente.

I 2 temi sono collegati da un ponte modulante (battute da 5 a 12) cioè un insieme di scale e giochi ritmici che semplicemente hanno la funzione di unirli cambiando tonalità, passando dal I grado al V.

Dopo il 2° tema si giunge alla fine dell’ESPOSIZIONE, la prima delle tre parti di cui è composto il 1° movimento, grazie alle codette e alla coda che riprendono elementi mostrati in precedenza quali semicrome, arpeggi, scale, ecc. concludendo in tonalità di Sol Maggiore.

Nella seconda parte, detta SVILUPPO, vengono riproposte cellule ritmiche già viste (nel nostro caso prevalentemente scale alternate tra le mani strutturate come quelle del ponte modulante) con la funzione di portare alla terza ed ultima parte della sonata, la RIPRESA, in cui sono ripetuti gli elementi dell’esposizione con la differenza che il 2° tema, le codette e le code sono in Do Maggiore per poter concludere il 1° movimento in tonalità d’impianto.

Nel video si danno indicazioni tecniche per lo studio degli abbellimenti in battute 4, 15 e 17 e del trillo in battuta 25. Sullo spartito allegato sono indicate le diteggiature delle scale eseguite dalla mano sinistra nel ponte modulante della Ripresa.

Riguardo l’interpretazione, dall’esecuzione si nota che il suono tipico mozartiano deve risultare brioso e brillante: è necessario aver sviluppato una buona abilità nell’articolazione delle dita per ottenere il miglior risultato. Ricordare sempre che, non solo in questo brano, ma in generale il tema (qui nella mano destra) prevale come suono sull’accompagnamento: nel tutorial si illustrano i più comuni errori che vanno rigorosamente evitati.

È possibile utilizzare il pedale durante l’esecuzione di questo movimento. Come sempre si raccomanda di ascoltare attentamente qual è il risultato finale non esagerando con la quantità e non abusandone per mascherare eventuali carenze tecniche (per esempio si lega con le mani, non col pedale). Si consiglia di metterne piccoli tocchi in corrispondenza degli abbellimenti e delle legature di fraseggio indicate sullo spartito, mantenendolo lungo, articolando bene con le dita, cambiandolo ad ogni diversa armonia onde evitare suoni impastati e sporchi.

 

Tutti gli articoli della serie

  1. W.A.Mozart, Sonata in Do maggiore K 545. I movimento (This post)
  2. W.A.Mozart, Sonata in Do maggiore K 545. II movimento
  3. W.A.Mozart, Sonata in Do maggiore K 545. III movimento

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8 COMMENTI

  1. Gentile Maestra Serena, ho seguito con grande attenzione alcune lezioni. Credimi se ti dico che sono veramente compiaciuto dal tuo stile sobrio nel parlare. Con grande stupore resto ammaliato da i modi semplici per esporre concetti complessi. Bravissima, ti seguirò con vero piacere nelle mie lunghe notti.

  2. Fernando
    «La luce del tuo volto è impressa in noi, Signore» (4,7 LXX)… Signore, la luce del tuo volto, cioè la luce della tua grazia che mette in noi la tua immagine e ci rende simili a te, è impressa in noi…”. Hai scritto nella tua scheda biografica: “,,,,Attraverso il pianoforte esprimo ciò che ho dentro.”. Serena, dentro, nel tuo cuore, hai il cielo. Che si rispecchia nel tuo volto. Sei sublime.

  3. Complimenti, oltre che una brava pianista sei anche un’ottima insegnante. Sono particolarmente legato a questa sonata in quanto mi ricorda la mia giovinezza (l’avevo studiata quando avevo circa 13 anni sul vol. 4 del Cesi Marciano mi sembra). Mi sembra solo che nel mio spartito il primo trillo sia un po’ piu’ lungo.
    Ciao

    • Ciao Paolo, ti ringrazio moltissimo per i complimenti. Non conosco l’edizione Cesi Marciano, io ho usato la Henle. Non credo che il trillo sia più lungo, perchè in teoria dovrebbe essere incastrato tra i vari suoni come spiego in video. Spero ad ogni modo che il mio tutorial ti sia utile e ti possa aiutare a riprendere questa Sonata! Alla prossima!

  4. Ciao Massimiliano, ti ringrazio per la domanda. Premesso che dovrei effettivamente vedere come si muovono le mani per poter dire con certezza quale sia la causa della difficoltà, leggendo il tuo commento mi balzano immediatamente all’occhio le parole “le dita tendono a perdere il controllo sollevandosi di diversi cm dalla tastiera”. Ciò è sintomatico e ahimè, mi fa pensare ad un intervento a sproposito della memoria meccanica: praticamente come se le tue dita agissero automaticamente da sole senza essere controllate dal cervello. Tale errore non è necessariamente legato alla mancanza di rilassamento, e si risolve in un tempo ragionevolmente lungo solo obbligando il cervello ad essere ben presente su ogni suono e pensando ad ogni movimento. Se hai notato rigidità di mani o braccia, abbi sempre cura di rimanere rilassato in fase di studio e di esecuzione, abbassando le spalle e non premendo eccessivamente sui tasti, specie in fase di correzione di un errore causato dall’intervento della memoria meccanica, se così fosse.
    Riguardo l’articolazione in velocità, non so su che libro tu abbia letto quella frase, ma mi sento di specificare che può essere corretta ma non è affatto assoluta: esistono due metodi, sostanzialmente, con cui si può suonare, cioè con e senza peso. Se si suona col peso in alcuni casi per ottenere il massimo della velocità si è obbligati a ridurre al minimo l’ampiezza dell’articolazione, mentre senza peso il discorso cade completamente. Dipende molto dal “contesto” e dal brano. Ci sono delle regole per capire quando applicare l’uno o l’altro sistema e per comprendere a fondo se ridurre o ampliare i movimenti di articolazione. Il discorso purtroppo è lungo e articolato, se volessi ulteriori chiarimenti e maggiori dettagli a riguardo, scrivimi pure un’email al mio indirizzo: [email protected] !
    Alla prossima!

  5. Ciao Serena! Sono autodidatta e volevo chiederti qualche consiglio per suonare agilmente e più o meno velocemente le numerose scale presenti in questo primo tempo. Quando ci provo le dita tendono a perdere il controllo e a sollevarsi anche di diversi cm dalla tastiera e questo vale anche per la sinistra e in queste condizioni mi risulta impossibile suonare..credo che il tutto sia dovuto a mancanza di rilassamento e attualmente sto suonando le scale lentamente avendo cura di tenere le dita adese e compatte sulla tastiera senza che vadano dove vogliono! Ho cominciato a fare così dopo aver letto che in velocità bisogna per forza di cose minimizzare l’articolazione delle dita e far si che rimangano vicine ai tasti. Qual è il tuo parere in merito?

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