Suonare il pianoforte, come molte altre arti, richiede un impegno profondo e una motivazione incessante. Lo compresi all’istante, nel momento in cui le mie dita poggiarono sulla tastiera del pianoforte: quest’avventura mi avrebbe richiesto un consistente tributo di energia e dedizione, ma in cambio mi avrebbe donato un tesoro di gioia e soddisfazione oltre ogni misura. Quando si suona il pianoforte ci lasciamo andare alle emozioni, a sensazioni che ci trasportano in un mondo parallelo, un mondo di serenità, di beatitudine. Dentro di noi si accende un fuoco interiore, una passione che sfocia in un amore senza pari.
Purtroppo, dopo un po’ di tempo, vista la complessità e l’impegno che richiede questo strumento, il sacrificio e la fatica rischiano di spegnere il fuoco della passione. Spesso mi è capitato di non avere voglia, esausto dalla giornata lavorativa, di rimettermi al pianoforte e di dedicare altre ore allo studio. Nel corso degli anni sono stati molti i momenti in cui ho gettato la spugna, per poi in seguito pentirmene amaramente. Perché per riprendere a studiare ho impiegato il triplo delle energie, ripartendo spesso dall’inizio e dando fondo alle mie capacità!
Quali sono quindi quegli elementi che possono ravvivare in noi la motivazione per andare avanti e raggiungere i più alti livelli di questa arte?
Ho cercato di elencare dieci modi per ritrovare la motivazione nello studio del pianoforte, facendo riferimento alla psicologia e alla mia esperienza personale. Ecco quello che è venuto fuori:
- Prima di tutto, come ci confidò in una intervista di qualche anno fa il Maestro Stefano Bollani, è fondamentale suonare ciò che ci piace. La motivazione si fonda, racconta il Maestro, “prima di tutto nello studiare le cose che ci piacciono. Le prime cose ok sono importanti e vanno fatte ma poi occorre approfondire per conto proprio quello che ci piace. Io da ragazzino ho scoperto Oscar Peterson e ho iniziato a eseguirlo da solo, ad ascoltare i suoi dischi , non c’è nulla di male. Puoi anche cambiare gusti subito dopo, ma partire da una cosa che ti piace ti permette di entrare nel mondo della musica e scoprire altro.” Spesso ci si ritrova a sfidare se stessi con pezzi di musica che non ci stimolano realmente, perdendo così la gioia di suonare. Non siamo masochisti, quindi perché dovremmo comportarci come tali? Regola numero uno, quindi, quando possibile, bisogna suonare ciò che ci piace: questo si traduce nel suonare le note che risuonano nell’anima.
- Il secondo punto è sicuramente dato dalla “gratificazione intrinseca”, la sensazione di soddisfazione, piacere o realizzazione che una persona prova quando compie un’azione o raggiunge un obiettivo per il semplice piacere di farlo, piuttosto che per un qualche beneficio esterno o tangibile. In altre parole, la gratificazione intrinseca nasce da una motivazione interna, da un bisogno personale di sfida e di auto-realizzazione. Per esempio, potresti trascorrere del tempo a imparare a suonare il pianoforte perché trovi l’intero processo stimolante, gratificante e piacevole, non necessariamente perché desideri esibirti in pubblico o ricevere riconoscimenti per la tua abilità. In questo caso, il tuo desiderio di imparare il pianoforte è alimentato dalla gratificazione intrinseca. Questo tipo di motivazione è di solito un fattore molto potente che può favorire l’apprendimento, la creatività, la produttività e il benessere generale. Infatti, molti studi hanno dimostrato che, quando le persone sono guidate dalla gratificazione intrinseca sono generalmente più motivate, costanti e performanti rispetto a quando sono spinte da motivazioni esterne.
- Alla base della gratificazione, spesso c’è un obiettivo. Al momento del raggiungimento degli obiettivi, infatti, il nostro cervello rilascia la dopamina, un neurotrasmettitore alla base della sensazione di piacere e di alcune funzioni cognitive fra cui la capacità di attenzione, la motivazione e l’umore. Ecco spiegato scientificamente il piacere di portare a termine un compito e di raggiungere un obiettivo! Gli obiettivi, quindi, sono un elemento fondamentale. Avere un obiettivo preciso e ben definito può concentrare l’energia e aumentare la motivazione. Gli obiettivi dovrebbero essere S.M.A.R.T. (Specifici, Misurabili, Raggiungibili, Rilevanti, Temporizzati).
- Ma un obiettivo non deve essere un gigante inarrivabile: si tratta di creare una serie di “micro-obiettivi”. Questi piccoli traguardi a breve termine creano un senso di progresso, un costante rinnovamento del successo che alimenta la nostra gratificazione. Il nostro cervello rilascerà dopamina ad un ritmo più frequente.
- Un altro elemento fondamentale è il “momento per sé”. Il famoso psicologo Mihaly Csikszentmihalyi ha teorizzato lo “stato di flusso”, un livello di coinvolgimento totale in un’attività che fornisce un senso di energia e piacere. Suonare il pianoforte può certamente inducere questo stato di flow, alimentando ulteriormente la motivazione.
- Ma non solo la gratificazione interna è importante: la gratificazione esterna, come ad esempio ricevere un feedback positivo da amici, parenti, un maestro, o semplicemente assistere a un concerto straordinario, può avere un impatto significativo. Ricordo come alcuni film, come Amadeus e Shining, e un concerto di pianoforte a cui ho assistito, mi hanno profondamente influenzato.
- Anche essere indulgenti con se stessi è cruciale. Non siamo macchine, siamo esseri umani e commettiamo errori. Forse un giorno non riusciremo a suonare come vorremmo, o a raggiungere un obiettivo nel tempo desiderato. Ma è importante ricordare che non siamo invincibili, siamo delicati e fragili, e dovremmo trattarci con gentilezza.
- Comunione sociale: la musica come tessitrice di legami. Suonare in una band, partecipare a seminari, fare il saggio di fine anno con altri studenti, ma anche partecipare a spazi virtuali di aggregazione musicale, sono momenti essenziali per ravvivare la nostra passione. Di recente, ho riscoperto il piacere di suonare e la mia motivazione è cresciuta enormemente grazie ai seminari di Pianosolo Maestro che abbiamo tenuto dal vivo ad Orbetello durante il ponte del 1° maggio (2023).
- Infine, non dimentichiamo il ruolo del pianoforte come “meccanismo di coping” per lo stress. Gli studi dimostrano che suonare il pianoforte può abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, nel corpo e fornire un senso di relax e pace. Ho notato che anche suonare per soli 10 minuti mi rilassa completamente. E devo confessare un piccolo segreto: quando suono il pianoforte dormo sempre sereno.
- Non importa quali sfide si presentino, ricordate sempre la motivazione più profonda per cui avete iniziato a suonare il piano. Questa passione originale è un faro potente che vi guiderà attraverso le difficoltà e verso nuovi traguardi.
E voi? Qual è il motore che vi spinge a suonare il pianoforte e a non arrendervi di fronte alle difficoltà? Mi piacerebbe molto sentire le vostre storie e i vostri pensieri. Confrontarsi è un altro modo meraviglioso per restare motivati e ispirati.
Grazie Maestro corro subito a suonare !
Grazzie.
Bravo Giulio come didatta e come persona. Ti ringrazio per il tempo che spendi qui per noi e per i validi consigli.