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Martin Tingvall, Distance (2015 Skip Records)

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Martin Tingvall, Distance (2015 Skip Records), 5.0 out of 5 based on 1 rating

Martin Tingvall, Distance (2015 Skip Records)

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È lo stesso Martin Tingvall a spiegarci il titolo di “Distance”, suo secondo lavoro in piano solo dopo ”En Ny Dag” (2012), e l’intenzione artistica che lo sostiene:

“… in questo album sono alla ricerca di distanza. Distanza dal qui e dall’oggi, ma anche dal senso di lontananza che si percepisce tra le persone che fanno fatica a stare insieme faccia a faccia, visto che la maggior parte dei contatti a livello personale avviene attraverso i social media… Ho fatto un viaggio in Islanda alla ricerca di distanza e sono stato ricompensato con un sacco di ispirazione per la musica di questo album: è una terra che dà una prospettiva assolutamente nuova. E a dispetto o forse proprio a causa delle grandi distanze presenti, ho avuto la sensazione che ci fosse molta più intimità e vicinanza tra le persone”. Uno spazio lontano dalla vita frenetica di tutti i giorni, una breve pausa, un po’ di distanza, pace, quiete e tempo per nuove prospettive”.

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03:16

Distance” è quindi la ricerca di un nuovo livello di comunicazione interpersonale, di un punto di contatto con l’altro attraverso una nuova forma di esplorazione di se stessi. L’album del pianista e compositore svedese offre uno spazio di riflessione attraverso una musica improntata alla sobrietà delle linee melodiche, spesso proposte nella loro nudità, senza artifici tecnici o aggiunte inutili, una poetica narrazione, un’estetica dell’essenzialità.

Sono molte le fonti di ispirazione squisitamente musicali a cui attinge Martin Tingvall in questo album. C’è il blues tradizionale perfettamente espresso nell’omonima “A Blues”, c’è la formazione classica, ad esempio in “An idea of distance”, una sorta di corale che apre con solennità e si scioglie in un’aerea evoluzione della linea melodica, o ancora nella struttura di “Black sand”, ci sono suggestioni della musica popolare della sua terra con il suo tipico andamento narrativo, come in “Folkaways”.

I temi di Tingvall in questo disco corrispondono a un eloquio sincero immerso in una generale atmosfera di leggera malinconia, un sentimento indistinto che fa da sfondo a tutto l’album e che trova il suo vertice in “Last Summer”, forse il brano più rappresentativo in questo senso, una delicata ballata che nasce con l’attacco essenziale di una melodia fatta da singole note per armonizzare poi su suoni più ricchi, ma sempre essenziali, a esprimere quella indefinibile nostalgia per qualcosa o qualcuno che non sappiamo ma che ognuno di noi possiede nella parte più recondita di noi stessi. Una economia di mezzi che rende necessari e imprescindibili tutti quelli usati.

Distance” è un viaggio, basti pensare al brano “Open Land”, dove l’artista riesce a rendere visibili i suoi paesaggi con la musica attraverso il nostro occhio interiore che azzera le distanze appunto e trova una comune visione in profondità.

Una musica fatta di spazi ampi, di prolungati silenzi, in quello stile nordeuropeo che abbatte le definizioni su eventuali generi. La scaletta di “Distance” è narrazione del percorso personale di un viaggiatore che si mette in cammino per prendere le distanze, ritrova un dialogo con se stesso prima che con l’altro, seppellisce l’alienazione del contemporaneo nell’autenticità della propria interiorità e si apre finalmente a una nuova visione prospettica dei rapporti interpersonali.

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04:10

Tracklist: 1. An idea of distance; 2. The journey; 3. Open land; 4. Requiem; 5. Quiet days; 6: A blues: 7. Black sand; 8. The stream; 9. Last summer; 10; Folkways; 11. The hunt; 12. From a distance

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