
Mark Levine, The Jazz Theory Book, edizione italiana a cura di Fabio Jegher (Curci Editore)
Difficile elaborare una teoria per un genere musicale che nasce e trova la sua massima espressione nell’evento live, nell’improvvisazione, nella creazione estemporanea. Eppure anche il jazz possiede i suoi codici e fermo restando il requisito della creatività individuale, è comunque possibile imparare l’ABC di un linguaggio musicale per sua natura poco incline alle classificazioni. La didattica del jazz ha sempre incontrato difficoltà a farsi univoca interpretazione del “come” e del “perché”, ma ci sono nozioni base che possono supportare chi desidera avvicinarsi alla pratica della musica di Charlie Parker, John Coltrane e di tutti quegli artisti che hanno fatto la storia della musica afroamericana.
“The Jazz Theory Book”, di Mark Levine, pianista, trombonista, compositore, arrangiatore e didatta, è stato pubblicato per la prima volta in America nel 1995, e solo da pochi anni, grazie a Curci Editore è disponibile anche nella versione italiana a cura di Fabio Jegher. Nel tempo questo testo si è affermato come volume di riferimento per lo studio teorico delle basi della musica jazz, in virtù della sua semplicità di linguaggio e dalla ricca casistica di esempi che vi sono contenuti al fine di rendere intellegibili anche quegli argomenti che potrebbero risultare particolarmente ostici ad un principiante.
Scrive Levine nell’Introduzione: “ Un grande assolo di jazz consiste in: 1% di magia/ 99% di cose che sono spiegabili, analizzabili, categorizzabili, e fattibili. Questo libro si occupa principalmente di questo 99%.”
Scorrendo l’indice del volume possiamo vedere come la struttura del libro proceda per progressivo livello di difficoltà delle informazioni proposte. Il libro è strutturato in 5 parti, delle quali la prima è prettamente teorica e affronta l’argomento scale e accordi, la seconda è dedicata all’improvvisazione, al suonare sulle progressioni armoniche scritte, la terza alla riarmonizzazione a vari livelli. Nella quarta parte Levine illustra la struttura della forma canzone e in generale le modalità di approccio a un brano, nella lettura, memorizzazione, nella composizione jazzistica, con un’ampia sezione sul repertorio, una lista di ben 965 brani per i quali Levine parla di standard e originali jazz. Il volume si chiude con una quinta parte dedicata alla musica latina, in particolare alla salsa e al jazz latino, generi che Levine ha coltivato nel corso della sua attività artistica con grande passione, e con una lista di brani di cui l’autore consiglia l’ascolto. Un testo da accogliere nella propria biblioteca, non solo per chi comincia e cerca un approccio semplice alla materia, ma anche per quanti già possiedono elementi conoscitivi sull’argomento, come compendio a cui ricorrere ogni volta che se ne avverta la necessità. Come scrive Mark Levine a conclusione del suo “The Jazz Theory Book”: “Ascolta, esercitati e sii felice con la musica”.
La scheda del libro sul catalogo Curci on line.