Luca Fumagalli, Donatori di musica (2015 Edizioni Curci)
“Questa è la storia di ottomila pigiami e pantofole che per qualche ora, dalla metà del 2007, quando è in cartellone un concerto, restano chiusi negli armadi delle camere di alcuni reparti italiani di oncologia. È la storia delle persone che scelgono di non indossare quei pigiami e non calzare quelle pantofole, perché decidono di abbandonare per un po’ il vestito del dolore…”.
Così si apre questo volume che Luca Fumagalli dedica a “Donatori di musica”, un progetto che ha spalancato le porte degli ospedali alla musica, linguaggio di comunicazione universale, veicolo di emozioni dalle infinite sfaccettature.
Il luogo in cui questa storia comincia è il reparto di oncologia dell’Ospedale di Carrara. Due medici appassionati di musica, a loro volta musicisti dilettanti, un concerto, un pianoforte, pazienti, infermieri, familiari, volontari, uno spazio, quello dell’ospedale, che cambia fisionomia e si trasforma da luogo di isolamento a luogo di apertura, la musica, sopra ogni altra cosa in grado di operare questa trasformazione, un sentimento su tutti: l’amore.
Donatori di musica nasce da qui e assume presto la dimensione di una solida rete di medici, musicisti, infermieri, volontari impegnati a organizzare stagioni concertistiche negli ospedali italiani. Gli artisti regalano la loro musica, almeno un concerto l’anno. Da Carrara il progetto si espande e trova terreno fertile a Mantova, Bolzano, Brescia, Saronno, Roma, Sondrio, Vicenza, Conegliano Veneto e Verona, coinvolgendo oltre 300 musicisti e molti soggetti legati al mondo della musica, come venditori, accordatori e trasportatori di pianoforti, tecnici e numerosi volontari. L’adesione ha il carattere della volontarietà e della spontaneità, ma trova subito una risposta positiva e talmente entusiastica da creare una sorta di lista di attesa per la partecipazione.
Donatori di musica è qualcosa che non va confuso con l’occasionale concerto per i malati, né con la musicoterapia. La sua peculiarità risiede nella continuità, quindi gli eventi sono sempre legati alla creazione di vere e proprie stagioni di concerti di qualità e si svolgono secondo un modus predeterminato che conduce i pazienti a togliere il pigiama, i medici e gli infermieri a togliere il camice, i musicisti a rinunciare all’abito da concerto. Il grazie diventa superfluo poiché non si sa chi dona di più. Viene completamente ribaltato il rapporto medico-paziente e quello che conta è la relazione che viene ad instaurarsi, una relazione di scambio in cui le distanze sono cancellate e in cui trova spazio il recupero di quell’umanità che troppo spesso si perde nella freddezza scientifica delle terapie.
Donatori di musica è la dimostrazione di come si possa rivedere il concetto di cura e sottrarlo all’idea della sola applicazione scientifica riconducendolo a una più ampia dimensione culturale, umanistica. “Dalla tecnica alla cultura della cura”, citando uno dei protagonisti di questa esperienza, Claudio Graiff, primario del reparto di Oncologia dell’Ospedale di Bolzano e socio fondatore di Donatori di musica.
L’obiettivo è quello di creare una prospettiva a quanti la perdono nel momento in cui percepiscono la pronuncia della loro diagnosi come una condanna irreversibile e la vivono nella scelta dell’isolamento, della chiusura. La musica offre un orizzonte diverso, riesce a restituire un’identità all’essere umano, lo sottrae alla privazione, ne valorizza la personalità, dona luce, rende una finalità costruttiva al tempo della vita.
Nel libro di Fumagalli si narra la storia di Donatori di musica in tutte le sue fasi. Possiamo ritrovarvi tutto il lavoro e la dedizione con cui Maurizio Cantore e Andrea Mambrini hanno dato vita a questo progetto, ma anche la storia di chi molto di prezioso ha dato, in particolar modo Gian Andrea Lodovici, critico musicale e producer discografico che ha offerto un irrinunciabile contributo, con la sua cultura, la sua sensibilità e la sua esperienza della malattia affinché Donatori di musica trovasse risorse umane e musicali, strumenti, per trasformarsi in rete di persone, o ancora il coinvolgimento costante del Maestro Roberto Prosseda, oggi direttore artistico di Donatori di musica, che ha profuso tutto il suo impegno per assicurare continuità. Una continuità che nel suo articolarsi in un “prima”, in un “durante” e in un “dopo” il concerto, crea proprio quei benefici effetti che siamo soliti ascrivere alla musica.
La scienza ci dice che la musica abbassa i livelli di ansia, stress e percezione del dolore nel paziente ricoverato. Donatori di musica ci insegna che l’amore è l’elemento fondamentale, la cura.
Acquistando il libro Donatori di musica si sostiene l’attività dell’associazione a cui Edizioni Curci destina le royalties sulle vendite.
A questo link il sito dell’Associazione Donatori di musica.
Sul sito di Edizioni Curci una scheda del libro.