Domenica 3 aprile, alle ore 11, nella Sala Consiliare “Orazio Barbieri” del Centro dell’Arte “Vito Frazzi” a Scandicci (Fi), il Maestro Pietro Rigacci eseguirà l’opera 27 di Ludwig van Beethoven:
Sonata Op.27 n.1 “Quasi una fantasia”
Sonata Op.27 n.2 “Al chiaro di luna”
L’evento sarà molto più di un concerto, perché il Maestro Rigacci correderà l’esecuzione da una spiegazione dell’opera, da riflessioni sul concetto di interpretazione, dall’analisi della forma musicale beethoveniana.
Potete seguire l’evento anche su www.pianosolo.it/live streaming a partire dalle ore 11.
Pietro Rigacci consegue allo stesso tempo, con la massima votazione e la lode, i diplomi di Pianoforte sotto la guida di Maria Tipo e Composizione con Carlo Prosperi presso il Conservatorio “L.Cherubini” di Firenze, ottenendo all’età di 23 anni, la cattedra di Composizione presso l’Istituto Musicale “Boccherini” di Lucca. Vincitore di numerosi premi in concorsi pianistici nazionali ed internazionali, ha suonato nei più importanti teatri e festival in tutto il mondo. Pianista dal repertorio vastissimo, da Mozart a Debussy, da Schumann e Chopin a Prokofiev e Strawinsky, è considerato uno dei più autorevoli specialisti di A.Scriabin. Apprezzato interprete di musica contemporanea, a soli 22 anni è stato invitato personalmente da Luciano Berio a sostenere la parte di “piano solista” nelle opere in prima mondiale “Opera” e “La vera Storia”, oltre alla partecipazione della registrazione televisiva dell’integrale delle Sequenze. Unisce all’attività concertistica anche quella compositiva, alcune sue composizioni sono state commissionate e trasmesse da varie Radio europee. Grande consenso di pubblico hanno conseguito anche le sue “letture operistiche” – A tu per tu con l’opera” presso il teatro Comunale di Bologna e il Teatro Regio di Parma, spiegando al pianoforte i segreti della drammaturgia musicale delle opere di: Verdi – Puccini – Mozart – Wagner – Strauss. Ha tenuto inoltre, presso vari Conservatori e Università americane, seminari più tecnici sull’approfondimento stilistico-compositivo del repertorio sinfonico-strumentale del XX secolo. Attualmente sta effettuando l’esecuzione integrale, in ordine cronologico, delle 32 Sonate di Beethoven, illustrandone le innovazioni di scrittura strumentale e le libertà formali rispetto all’estetica e lo stile dell’epoca.
Vi lasciamo con queste riflessioni che il Maestro Pietro Rigacci ha gentilmente voluto concedere a Pianosolo.
Riflessioni Beethoveniane ovvero quando “l’originalità” diventa “colpo di genio”
Seminario di approfondimento delle libertà formali, tecniche ed estetiche nella scrittura delle “Sonate per pianoforte” di L. van Beethoven.
“Durante il processo di apprendimento di uno spartito è importante per un giovane interprete, dopo aver posto attenzione e cura alle note ed ai particolari dinamico-agogici, riuscire a comprendere anche il perché di alcune particolarità che l’autore ha disseminato nella partitura, e che rappresentano poi il suo personale “tocco di classe”.
Ogni compositore ha sempre avuto il desiderio di “lasciare la propria impronta”, un personale “distinguo” nel manifestare il proprio mondo espressivo, ricorrendo spesso a soluzioni “a sorpresa”, accorgimenti “desueti” per catturare la nostra curiosità.
E’ proprio utilizzando prassi convenzionali del periodo, e plasmandole secondo le proprie esigenze – talvolta in modo sorprendere, altre invece sconcertando l’ascoltatore – che l’autore ne riesce a toccare le più intime corde ricettive dell’ascoltatore, comunicando a livello subliminale.
Di tutti i compositori forse Beethoven è l’autore che più di ogni altro riservi continue sorprese al momento di uno studio approfondito della sua produzione musicale.
In questi incontri andremo pertanto alla ricerca dei segreti musicali, sapientemente nascosti nelle pagine delle sue Sonate, confrontando certi procedimenti compositivi beethoveniani (caratteristiche tematiche, evoluzione di materiale, tecniche di accompagnamento, aperture armoniche, risoluzioni formali) con situazioni simili in autori suoi contemporanei come Haydn, Clementi e Mozart.
Scopriremo allora che già che nel giovane Beethoven delle Sonate op. 2 (25enne) si venga ad affermare il bisogno di “smantellare le certezze” degli stilemi codificati, cercando soluzioni “desuete” che diano una ventata di novità, di freschezza e genialità a queste Sonate.
Basti pensare all’inizio della prima Sonata in fa min. nel quale il primo tema (che potrebbe rimandare al finale della Sinfonia K550 di Mozart) viene presentato con degli accordi acefali… senza alcun basso sul tempo forte…. anzi…. dopo poche battute diventano proprio accordi in controtempo…. destabilizzando l’ascoltatore, che vorrebbe sentire un accompagnamento “con i piedi per terra”….
Non solo…. Questo tema, così dinamico, pieno di vivacità, viene bloccato dopo poche battute con una corona sull’accordo più instabile che ci sia… la dominante…. per poi riprendere il discorso, non sull’ovvio “fa minore”, ma invece su un sorprendente “do minore”…. destabilizzando assolutamente l’ascoltatore….. per poi inserire una progressione che comincia con i famigerati accordi in secondo rivolto (da sempre considerati “sconvenienti”), ma che Beethoven utilizza come scivolandoci sopra, per giungere al primo punto fisso (pedale di dominante) da dove finalmente il discorso torna “prevedibile”.
Grande segreto saper “bilanciare” le sorprese!…. Bisogna sapersi destreggiare tra il “detto e non detto”…. far credere di andare in una direzione, mentre invece se ne prende un’altra… un accento improvviso…. oppure una improvvisa esplorazione timbrica in un’altra zona dello strumento…. ma dopo tanti giochi di “disorientamento” è importantissimo “confermare” il discorso musicale, dando le risoluzioni musicali che tutti riconoscono, (formule cadenzali) e che danno tanto senso di “certezza”!
Queste in brevi linee le tematiche che verranno affrontate, e che spazieranno attraverso tutto il percorso delle 32 Sonate…. …. dalla originalissima scrittura sia del primo che dell’ ultimo tempo della op. 10 n.3 (mai tema di Rondò fu più “sintetico” di questo!)….
…. per non parlare della costruzione formale delle Sonate quasi una fantasia op.27…. …. le bizzarrie ritmiche del primo tempo della op.31 n.1 (come si può scegliere per ritmo tematico una “nota di valore piccolo legata ad una nota di valore più grande”, ovvero ciò che era assolutamente proibito nel “bon ton” della scrittura musicale?)…. …. o l’inquietitudine coloristica della Sonata in re min…. …. cominciare una Sonata su un rivolto del II grado come nel caso della op. 31 n.3…. …. le provocazioni percussive e i violenti contrasti della op.57…. …. la presenza inesorabile del “Le-be-wohl” nel primo tempo della Sonata op.81… …. e poi…. le ultime grandi Sonate…. la 101… la 106… la 109… 110… 111….
Pensare che per lungo tempo nell’800 si sconsigliava persino i giovani pianisti di eseguire le ultime Sonate, in quanto troppo “strane”…. Oggi invece sono un “cult”!….
Pietro Rigacci
Ciao Christian e Giulio, c'è qualche speranza di vederlo su Youtube? Purtroppo mi sono collegata solo ora e mi sono persa tutto! 🙁
Ciao Emanuela, caricheremo il video appena possibile… ti dico che è stato un momento come pochi 🙂