
Quando si ha una successione di suoni da collegare uno dopo l’altro, si ha l’esigenza di creare il legato.
Il legato si ottiene fondamentalmente tenendo la mano aderente alla tastiera, senza lasciare alcuna pausa tra una nota e l’altra. Creare un passaggio legato non è così semplice, poiché l’errore più comune è quello di accavallare i suoni anche solo per una frazione di secondo. È invece importante fare attenzione al fatto che ogni dito venga sollevato non appena suoni il successivo.

Ma questa non è l’unica difficoltà del suonare legato. Quando suoniamo una frase musicale ci viene imposto di partire con decisione (il tutto sempre proporzionato alla dinamica scritta in quel passaggio) e sfumare alla fine. Prendiamo in esame questa sezione:

Subito dopo l’accordo iniziale, abbiamo una frase che comincia sul Sol, e termina sul Mi. In evidenza abbiamo i due Mi. Questi sono graficamente identici, ma si differenziano per il fatto che uno è sotto legatura e l’altro no. Che differenza pratica c’è? Il primo andrà suonato più leggero e sfumato, perché si trova alla fine di una legatura, mentre il secondo va suonato più deciso perché non è sotto legatura, e in più è anche il primo tempo (tempo forte) della battuta nuova.
Abbiamo visto perciò la prima difficoltà di un buon suono legato, ovvero quella di far sì che la frase sfumi alla fine della legatura. Per ottenere con maggior efficacia questo risultato il consiglio è di iniziare a suonare la frase tenendo il polso piuttosto basso e finire questa frase col polso alzato. La conclusione di una frase si ottiene meglio sollevando il peso dalla tastiera e quindi il polso.
Gyorgy Sandor scrive a pag. 116 di “Come si suona il pianoforte” (Ed. Bur Rizzoli )
Un vero Legato, una vera successione di note, può essere ottenuto soltanto con un movimento unificatore del braccio (cioè del braccio e dell’avambraccio).
Quando vediamo una legatura dobbiamo cominciare la frase con il polso relativamente basso e finirla con il polso alquanto sollevato.
Ai principianti si insegna a suonare facendo meno movimenti possibili, risparmiando così il massimo delle energie, ma proseguendo gli studi si noterà che alcuni movimenti sono essenziali per riuscire a ottenere alcuni tipi di suono. La regola generale perciò è la seguente:
“Bisogna iniziare con il polso leggermente abbassato e sollevarlo poi gradualmente fino all’ultima nota della successione“.
La vecchia scuola di insegnamento imponeva di lavorare soltanto di dita, risparmiando ogni altro tipo di movimento. Oggi invece si consiglia di ottenere un suono legato non con movimenti repressi, inibiti delle dita, o tenendo braccio e polso immobili e fissi, bensì con larghi movimenti rilassati dell’intero braccio. Un’altra cosa fondamentale che bisogna sapere è che la legatura è in grado anche di cambiare gli accenti presenti in una partitura. Prendiamo in esame il “Settimino” in Mib di Beethoven:

Nelle battute evidenziate abbiamo delle piccole legature fra note che impongono gli accenti nei tempi deboli della battuta. Inoltre, tra una legatura è l’altra dobbiamo sollevare la mano. Se non lo facessimo, avremmo un suono piatto privo di respiri che farebbe addormentare anche il più attento degli ascoltatori. Il pianoforte è uno strumento a percussione e non richiede all’esecutore pause naturali come per esempio accade ad un clarinettista per respirare o a un violinista per alzare l’archetto.
Un pianista potrebbe suonare ininterrottamente ore ed ore. La bravura di un pianista è dotare questo strumento di anima, dargli respiro…come? Sollevando la mano!
Le legature poste sopra agli spartiti non sono scarabocchi inutili dei quali si può fare a meno, sono piuttosto degli indicatori essenziali per l’esecutore su come suonare quel dato passaggio.
Quando sotto una legatura abbiamo più note, come nel primo esempio, abbiamo detto che devono essere suonate via via sfumando, senza staccare mai le dita dalla tastiera. Quando finisce la legatura, la mano va sollevata (e di conseguenza anche le dita).
Nel secondo esempio (Settimino di Beethoven), abbiamo esempi di legature a due. Cosa bisogna fare in questo caso? Bisogna:
• suonare le prima nota più forte della seconda, e mai viceversa;
• eseguire la seconda nota leggermente più corta di come è scritta.
Ecco la seconda difficoltà: dare l’accento alla prima nota e suonare più delicatamente la seconda nota, anche se questa è posizionata più in alto. Vediamo invece in che modo si può applicare la seconda regola. Prendiamo in esame questa successione di note:

Nelle legatura “a due” le seconde note sono leggermente più corte, quindi Charles Rosen nel suo “Le sonate per Pianoforte di Beethoven” a pagina 22 afferma che queste note andrebbero in realtà eseguite in questo modo:

Facciamo un altro esempio su un pezzo più famoso…

Si tratta del Rondò della Patetica di Beethoven. Possiamo notare che la legatura di frase che comincia sulla prima battuta (la battuta in levare non viene contata) non continua – come verrebbe spontaneo – anche sul Do della seconda battuta, ma si ferma appena prima. Perché e cosa significa?
Se la frase fosse finita sul Do, quest’ultima nota avrebbe dovuto essere eseguita con leggerezza, ovvero con il classico sfumando di cui sopra abbiamo parlato. Beethoven non voleva che questa nota fosse debole, piuttosto invece che fosse ben sostenuta, ed ecco perché questa nota si trova fuori dalla legatura.
Scusate ma personalmente non ho capito perché nel legato “a due” la prima nota si suona più forte e perché dura di più 🙁 non è una contestazione, cerco di capire.
Ciao Fabrizio. La prima nota dura uguale, la seconda dura di meno ed è più leggera. E’ una prassi esecutiva 🙂
Bellissima lezione Christian, dettagli utilissimi nell’imparare a suonare BENE il pianoforte.
Caro Christian. Capisco il discorso sul legato. Ma , non so come interpretare quando la legatura iniziando da una nota e finendo su un’altra, e dalla stessa nota riparte un’altrsa linea di legato. Come suonerò quella nota sulla quale finisce e inizia un’altra legaturà? Ti sarei veramente grato se potessi rispondermi; in quanto ho cercato di domandare a qualcuno ; ma non hanno saputo rispondermi. Grazie.
Anche io sono agli inizi,faccio gli esercizi ancora a mani separate,e quelli a mani unite i piu’ facili,ma le tue lezioni mi sono state veramente di aiuto….grazie mille!!!….il guaio è che la passione ci porta a voler imparare subito.. 😀
Anch’io mi associo a quello che ha detto Roberto, sono una principiante e anche se mi sto dando da fare con lo studio regolare, è ancora presto saper suonare in questa maniera. Sei bravo ed esaustivo con le tue spiegazioni. Grazie tante. Anna Rita
Interessantissimo, per me è ancora un po’ presto per questi “approfondimenti” ma è importante sapere come si dovrà suonare.
Grazie, grazie, grazie.
Prego Roberto, è davvero un piacere! 😉
Riesce a trasmettere e spiegare in modo superlativo le sue lezioni di musica. Ho 62 anni,una pianola. Vorrei fare un corso partendo da zero.
Ciao Sebastiano! Ti ringrazio di cuore! Presto sarà disponibile su Pianosolo questo percorso…. 😉
Trovo interessante il tuo metodo d’insegnamento (non affatica per nulla), certamente non potrò che migliorare il mio livello musicale, seguendo le tue lezioni.
grazie, alla prossima.
GRAZIE MILLE Antonio! 🙂
Trovo interessante il tuo il metodo d’insegnamento (non affatica per nulla), certamente non potrò che migliorare il mio livello musicale, seguendo le tue lezioni.
grazie, alla prossima.
Grazie mille per i vostri bellissimi commenti, mi fa piacere che il video sia stato interessante! 😉
Bellissima spiegazione!, molto ben fatto l’inserimento delle righe degli spartiti di pertinenza del momento in fase di esecuzione all’interno del video, si riesce a fissare in maniera perfetta il concetto. Grazie.
Bella lezione di pianoforte!!