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La Patetica di Beethoven – Spartito e spiegazione di Pietro Rigacci

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Tra le Sonate più celebri e più amate di Ludwig van Beethoven certamente c’è la Sonata per pianoforte n. 8 in do minore, op. 13 “Patetica”. Composta negli anni 1798 e 1799, dunque in un periodo in cui il compositore cominciava a percepire i primi problemi di udito, questa Sonata è un esempio conclamato dell’incessante lavoro di ricerca e sperimentazione sonora che Beethoven andava conducendo e forzando spesso i limiti stessi dello strumento.

La definizione di “patetica” fu data alla composizione dallo stesso Beethoven ed esprime pienamente il tono tragico della Sonata, l’esaltazione di quel pathos che Schiller aveva descritto in alcuni saggi del periodo. Una tensione crescente che rivela le ambizioni sinfoniche della sonata e lascia libero sfogo alle istanze espressive dell’autore.

La sonata è in 3 movimenti:

  1. Grave. Allegro di molto e con brio
  2. Adagio cantabile (la bemolle maggiore)
  3. Rondò. Allegro

La tonalità è Do minore, ma internamente sono numerose le modulazioni.

Il primo movimento annuncia quella tensione tragica a cui accennavamo grazie all’iniziale Grave di undici battute sull’ottava bassa della tastiera, con un timbro scuro, che è seguito dall’Allegro di molto e con brio.

Il secondo tempo invece è stato scritto in Lab maggiore ed è un cantabile di rara bellezza che induce alla contemplazione attraverso una frase melodica ampia, piena di respiri. La difficoltà esecutiva sta soprattutto nel trovare la migliore resa espressiva, dunque nella visione interpretativa.

Il terzo tempo è in forma di Rondò ed è un Allegro vivacissimo che ripropone una certa tensione che avevamo già visto nel primo tempo.

Molto ci sarebbe da dire su questa Sonata e sull’accordo iniziale in Do minore, ma lasciamo parlare il Maestro Pietro Rigacci che in questo video ci dà una spiegazione eccelsa di molte delle caratteristiche dell’opera.

Potete seguire il tutto o provare ad eseguire questa bellissima sonata anche con lo spartito che trovate qua.

video
13:52

 

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10 COMMENTI

  1. Io l’ho susonata al mio saggio di pianoforte come pezzo conclusivo della serata ,è stata un’esecuzione a dir poco magnifica!! pearche in questo pezzo riesco a mette dentro tutto i miei sentimenti che mi partono dal cuore

    È stato un grande successo e ho avuto il plauso di quasi 5 minuti,oltre ai complimenti della scelta del pezzo ,l’ingrediente segreto rimarrà sempre il Cuore perché prima di eseguire un pezzo bisogna prima sentirlo dentro,solo così riuscirai a trasmettere le tue stesse emozioni al pubblico

    Tony

  2. Ciao ragazzi.
    Inutile dire che questa è una delle sonate più famose e belle di Beethoven.
    Il mio movimento preferito, in particolare, è il primo: per le sue variazioni ritmiche e per la “freschezza” dei mordenti 🙂
    Lo sto studiando da poco ed è uno di quei pezzi che studi con piacere, nonostante le difficoltà che si possono incontrare… un po come capita quando si studia l’immensa rapsodia ungherese n°2 di Listz o la fantasia improvviso op.66 di Chopin.

  3. Premessa: non sono un musicista, non so nulla di pianoforte e scusate l’intrusione. Ma qualche tempo fa stavo con una pianista, la quale trascorreva ore al pianoforte a studiare. Per un certo periodo mi è capitato di ascoltare dalle sue mani un “motivetto” molto carino, che non ho mai dimenticato e porto ancora nel mio cuore: la Patetica… La trovavo incredibilmente bella, soprattutto la parte centrale. Commovente. Non capivo perché si chiamasse così… non aveva nulla di diffamante..anzi… ora, ogni volta che l’ascolto, ne comprendo il significato: un fiume di emozioni, che mi fa ricordare con piacere lei e i bei pomeriggi trascorsi insieme. Il secondo tempo è per me struggente.
    Grazie perché questo articolo mi ha fatto finalmente capire il senso di questa sonata e l’importanza che riveste per voi pianisti.

  4. la più bella in assoluto è il rondò allegro della patetica!!!!!!!muoio dalla voglia di suonarla ma xò nn trovo lo spartito…… dova posso trovarlo???

    • Il secondo tempo Adagio cantabile per me è la massima espressione romantico dolce appassionato ,lo suonai al mio saggio di pianoforte come pezzo finale e conclusivo della serata,
      Questo adagio rispecchia molto il mio carattere e quando lo eseguo riesco a trasmettere chiaramente i miei sentimenti perché l’ingrediente segreto rimarrà sempre il cuore ❤️

      Sto studiando il primo e il terzo tempo ,è tosta ma son già a un ottimo livello per il prossimo saggio la eseguirò tutta

      Tony

  5. Ciao Christian,
    questo è il mio brano di musica classica preferito in assoluto, in particolar modo l'andante… ho chiesto di suonarlo al mio funerale e spero tanto che lo faranno, sarà un omaggio alle persone presenti, un modo per condividere con loro per l'ultima volta qualcosa di così bello.
    Ho anche provato a suonare le prime battute e mi sembra un "lavoro" piuttosto impegnativo per le mie piccole mani (arrivo all'ottava), ma quelle note (anche le pochissime che riesco a suonare) sono di una bellezza unica, dense di emozioni! 🙂
    Grazie per questo articolo e augurissimi di un Natale sereno e piacevole a te e a Giulio!

    • Vedo solo adesso il tuo commento. Auguroni anche a te e… complimenti per la passione che emerge dalle tue parole 😉

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