“Dodici note in ogni ottava e la varietà del ritmo mi offrono delle opportunità che tutto il genio umano non esaurirà mai.” I. STRAVINSKIJ
Ascoltando la musica contemporanea ci accorgiamo che spesso le canzoni sono uguali, facilmente ripetibili e prive di originalità. Il genio umano sta terminando quella gamma di possibilità che ritmo e le note gli offrono?
La standardizzazione e la cultura ci hanno rinchiuso in un recinto dal quale è impossibile uscire?
Voi cosa ne pensate?
Ciao Giulio
Il punto è che dire la “solita cosa con lo tesso procedimento” è impossibile. L’unico modo è il plagio diretto e quindi l’assenza del bisogno vero di comunicare.
Come dicevo se prendi 1.000 bambini non importa che ognuno di loro disegni lo stesso tema (casa, solo, collina) non importa che la marca di pennarelli usati sia sempre la stessa, non importa che il tipo e il formato di carta usato sia sempre lo stesso, avrai 1.000 disegni diversissimi, unici, ognuno rappresentante la personale rielaborazione di quello che ogni individuo prova immaginando una casa.
Se io ti dico “casa” tu avrai delle immagini nella tua mente. Non esisterà mai nessun altro sulla faccia della terra che avrà le stesse immagini, sono uniche, irripetibili e rimaranno uniche.
Non è che l’originalità è scontanta, è che l’essere umano non può fare a meno di essere originale.
Troppo spesso il discorso originalità viene ridotto ad una questione di stili, come se fosse più importante il mezzo del contenuto e come se la creazione meccanica di un’espressità forzata potesse considerarsi originale.
Attraverso questo ragionamento il tuo oratore potrebbe pensare che la cosa più “originale” che può fare è leggere tutta la conferenza al contrario, eliminando tutte le A. Nessuno l’ha fatto prima, quindi deve essere originale. È a questo che mi riferisco quando parlo di espessitivtà forzata, e oserei dire disonesta.
L’oratore deve salire sul palco con qualcosa da dire non con l’ansia che la sua conferenza sia troppo simile ad un’altra, che i suoi termini siano troppo derivati da letture che altri potrebbero aver fatto, che in fin dei conti salire su un palco per parlare è qualcosa che miliardi di persone hanno fatto nei secoli, che quello che dirà mancherà di originalità ammeno che non studi a tavolino un modo forzato di apparire originale (secondo la definizione scorretto di: mai fatto) anche maniera illogica o irrilevante per il contenuto stesso.
Ma il “mai fatto” non è qualcosa così semplice come tirare una riga su esperienze che hanno nomi simili.
Dopo la prima volta che sono andato al cinema nella mia vita, potrò dire ad ogni nuovo film che “l’ho gia fatto?” Io a volte vado due volte a vedere lo stesso film e non mi sembra affatto “gia fatto”, l’esperienza è sempre nuova.
Dopo aver dato il mio bacio posso dire per ogni bacio nuovo che “l’ho gia fatto”? A parte il fatto che ogni manifestazione di affetto ad ogni individuo differente è una cosa a sè (una carezza a mia sorella è completamente diversa ad una carezza a mio cugino, perché sono persone diverse non perché sono gradi di parentela differenti) ma anche con la stessa ragazza, ogni bacio è qualcosa di nuovo, ogni momento è unico e ha connotazioni uniche.
Così ogni creazione musicale è unica e solo perché lo stile è stato usato per altre milioni di canzoni, solo perché gli strumenti usati sono quelli usati in altri milioni di pezzi, solo perché il sapore ricorda tanta altra musica composta nello stesso genere, solo perché le evoluzioni sonore usate sono state adottate in altri pezzi e implementati decenni prima da qualcun’altro; non significa che quello che stiamo sentendo è “gia fatto” o “gia sentito”.
L’originalità non deve essere intesa come “apprezzamento della soggettività” in tutte le sue forme.
Sappiamo benissimo che ciascuno di noi è diverso, ciascuno di noi è un essere irripetibile, come i suoi gesti e le sue azioni. Ma se queste azioni sono completamente vincolate a regole ferme, a concetti, secondo una regola del gusto che non è propria ma è quella di un fattore commerciale, allora, quel sentimento personale, che ci distingue, si appiattisce ad una ripetizione e riproduzione di materia informe.
L’esempio che fai sui bambini dimostra proprio una libertà che col tempo viene perduta. La loro spontaneità spesso va al di fuori degli schemi, stupisce ed incanta. Ma col tempo, come succede per i jazzisti di Barkley, veniamo sopraffatti e finiamo per apparire uguali.
Luis Amstrong inseriva delle citazioni nelle proprie opere. Ma al contrario di molti le sue citazioni servivano a costruire un discorso logico, motivato, sensato e colto. Quello che voglio dire è che l’originalità è l’intelligenza di sfruttare il nostro bagaglio per creare un discorso che possa essere ascoltato e sfruttato.
Nicholas grazie del tuo intervento, hai arricchito molto questo articolo, che aveva proprio lo scopo di provocare qualche reazione.
Dal mio punto di vista l’originalità è molto di più di una semplice incorporazione che ci differenzia dagli altri. È la presa di coscienza e l’esternazione di un discorso che è si è fatto proprio (grazie alla storia dell’individuo) e ha lo scopo di comunicare. Ma non solo, l’originalità dipende anche dai nostri schemi di decodifica, insomma, è una questione soggettiva e personale.
I più ottimisti e amanti della vita si arricchiscono con tutto, anche con le piccole cose. Forse per loro l’originalità va ricercata ovunque, specialmente nella semplicità.
È vero, ogni lato della vita è interessante, ma l’originalità per me non è scontata, non riesci a prevederla, ti sorpende e ti lascia a bocca aperta.
Maggiore è stata la nostra riflessione, il contagio con altre forme e colori e maggiore sarà la nostra capacità di dire la stessa cosa da un altra prospettiva.
Immaginiamo un oratore: egli saprà intrattenere il suo pubblico se utilizzerà la parola in modo flessibile e intelligente. In base al suo pubblico varierà il lessico, plasmerà il proprio mezzo in funzione dello scopo.
Nella musica, dietro ad una composizione c’è la presenza di un’azione mentale, un percorso mentale e di vita che lo ha portato a comporre quella precisa struttura musicale. Chi per intuito o per ragionamento ha saputo evocare un’emozione nel suo destinatario ha raggiunto l’obiettivo.
Chi invece ha detto la solita cosa, con lo stesso procedimento, con le stesse parole, secondo la solita tiritera, probabilmente sarà ricordato come uno dei tanti, che non ci ha dato nulla, se non un pò di sonno.
È lo stesso discorso per il concetto di Trust sulla vita.
Il lavoro, i vestiti, le città, i nomi, le case sono solo “strutture” e “mezzi”. Esistono perché abbiamo una vita da vivere e loro sono mezzi che ci permettono di esprimere questa vita, ma non sono la vita.
Non viviamo per costruire case, costruiamo case per sopravvivvere.
L’originalità sta nel fatto che nessun rapporto tra due persone sarà mai uguale ad un’altra rapporto avvenuto sulla faccia della terra, nessun percorso di apprendimento vissuto da una persona sarà mai uguale ad un’altro percorso di studio vissuto da un’altra persona sulla faccia della terra, nessuna voce di un amico sarà uguale alla voce di un’altra persona vissuta in questo pianeta.
Superficialmente vediamo tante persone tutte uguali, lavori tutti uguali, corsi tutti uguali, città tutte uguali.
Ma soffermarsi su questo sarebbe un’errore come soffermarsi sulle strutture e i mezzi musicali e per questo dire che la musica è finita o sta diminuendo il suo potenziale d’originalità.
In verità ogni vita continua ad essere ricchissima e unica, ogni esperienza vissuta da un individuo potrebbe essere raccontata in un film secondo il suo punto di vista e non sarebbe mai noiosa.
Pensate allo studio del pianoforte. Dall’esterno sono gli stessi insegnanti, gli stessi concetti, gli stessi libri, gli stessi spartiti. Ma la verità è che le sensazioni di ogni individuo provate nell’apprendere di un pezzo, nel rapporto con l’insegnamento ed altri musicisti, nella scoperta di mezzi per superare gli ostacoli sono uniche ed irripetibili, sono emozioni originali che il pianeta vede per la prima volta e che non vedrà mai più.
L’originalità e la varietà non vanno ricercate nelle strutture e nei mezzi che è chiaro che sono sempre gli stessi: nella vita, nella musica, nelle letteratura, nella pittura… Cercare l’originalità attraverso la conscia distruzione di strutture e mezzi considerate logore perché “sempre le stesse” è la cosa più ingenua che un essere umano possa concepire e mi stupisco che parecchi filosofi siano caduti nel tranello.
Io penso che ci sia un concetto molto errato di originalità.
Il post-modernismo ad esempio ha preso l’edonismo e l’ha buttato nel gabinetto sostenendo (piuttosto ingenuamente) che “originale” è tutto ciò che nella forma e nella struttura non è mai stato concepito prima.
Se usassimo questo concetto allucinante per i libri allora originali sarebbero solo quei libri che hanno copertine fatto di un materiale mai usato prima o hanno le pagine di una forma mai vista prima e NON i libri che malgrado usino lo stesso materiale, le stesse parole, la stessa lingua, la stessa forma di miliardi di altri libri hanno nel contenuto qualcosa di personale, qualcosa che l’autore vuole trasmettere.
Essere originale per l’essere umano è la cosa più naturale e facile del mondo. Se chiedi a 100 di disegnare una casa, un sole e una collina, non importa che il tema del disegno sia sempre lo stesso, ti ritroverai con 100 disegni originali ognuno con qualcosa di particolare per come ognuno dei bambini individualmente elabora il concetto di spazio, di colore, di diritto o storto. Saranno 100 disegni unici, irripetibili e interessanti.
Questa è originalità, non farà degli scarabocchi a caso su un tovagliolo di un ristorante cinese e dire che “si è originali perché nessuno aveva mai pensato di fare scarabocchi di questo colore su un tovagliolo di un ristorante cinese”
Con il random senza senso, sono tutti capaci di essere originali. Se dovessimo ragionare così allora sarebbe più originale in un programma di balletto uno che mostra il sedere mentre balla lo schiaccianoci di uno che ha elaborato una sua personale coreografia.
L’altro concetto assurdo è quello della “derivazione” che renderebbe le cose “poco originali”.
Questo è ridicolo, ogni cosa che pensiamo, facciamo, diciamo, crediamo è una derivazione. Se fossimo in un vacuo non avremmo alcun processo mentale, se non avessi ascoltato della musica non potremmo comporre musica.
L’unicità e l’originalità sta nel fatto che siamo individui ed elaboriamo le cose a modo strano e abbiamo storie uniche che ci rispecchiano da raccontare, ma tutto quello che è nella nostra testa, ogni minima particella di pensiero e di idea, è derivata da qualcosa che abbiamo visto, sentito, ricordato, sperimentato.
Nella rielaborazione sta l’originalità umana, non nell’illusoria convinzione che si possa veramente creare qualcosa ex-novo.
La musica è infinita perché anche usano uno stesso tema, può essere rielaborato a seconda del contesto e della percezione individuale del creatore, fino a diventare qualcosa di unico; un figlio che assomiglia al genitore per via dei geni, ma che è un individuo unico e irripetibile.
Poi la musica non è solo questione di melodie che si assomigliano, ma di arrangiamenti, di contaminazioni, di suoni etnici che si mischiano a quelli moderni, di incontro tra temi, di tappeti sonori, di interpretazione.
Voglio dire: se anche un computer potentissimo fosse messo ad elaborare tutte le possibili combinazioni di note, pause, timbri, armonie NON arriverebbe mai a rielaborare (per esempio) “Il Lago dei Cigni” così come lo ha elaborato quell’individuo unico (proprio come me o voi) che era Tchaikovsky.
L’arte è proprio infinita, perché infinita è l’individualità dell’uomo… non perché infiniti sono gli “mezzi” e “l’innovazione dei mezzi” con i quali la musica viene strutturata. L’originalità non sta nella struttura, non sta nei mezzi che sono soltanto una conseguenza del volersi esprimere e non ciò che viene prima della volontà di esprimersi.
Chi pensa “devo inventare un genere di musica nuova, devo inventare un mezzo per fare musica nuova” non ha capito niente della musica e risulta l’artista meno originale sulla faccia della terra perché ha preso il vero fulcro della sua originalità (la rielaborazione individuale di dati sonori e artistici) e l’ha buttata nel bidone per paura di essere “contaminato” sostituendola quindi con un processo “conscio e studiato a tavolino” che è uguale a quello di ogni altra persona.
In altre parole, un artista che rinuncia ad essere influenzato dalla musica che ha sentito, dai suoni che provengono dai suoi ascolti passati, dalla rielaborazione di quei suoni per trasmettere il suo contenuto, nel tentivo di fare una sorta di “tabula rasa” e dichiarare originale qualsiasi prodotto dell’intento di creare meccanicamente qualsiasi “espressività forzata” che non sia mai stata usata prima e che abbia la pretesa di considerarsi “originale”, sarebbe come una persona che si fa cancellare le impronte digitali e per questo si fa chiamare originale “perché tutti gli altri hanno le impronte digitali diverse”. Però guarda è proprio perch hanno tutti impronte digitali diverse che sono tutti unici originali, chi si cancella quelle impronte ha perso quell’unicità e quell’originalità.
Secondo me no, io ancora sento alla radio delle canzoni che penso siano abbastanza originali e poi ogni artista ha il suo stile. E poi parliamo della musica jazz: l’improvvisazione, in questa non abbiamo più solo 12 note ne abbiamo all’infinito possiamo fare musica in qualsiasi modo esprimendo le sensazioni del momento.
Certo che però anche fuori dalla musica stiamo diventanto monotoni, tutti uguali. Milioni di persone fanno lo stesso lavoro, da casa a lavoro e finito li. I soliti posti le solite persone e i modi di vestire.
Escludiamo per un momento il Jazz, che è apprezzato soltanto da una nicchia ristretta di persone. Il restante 90% (facciamo questa ipotesi) segue musica diciamo commerciale. Quanti sono coloro che escono da schemi già visti, copie, cloni mostruosi di qualcosa che oramai è vecchio e consunto?
Sono la coscienza, il caso ed il sentimento a fare la differenza. Il resto è materiale senza vita.
Me lo sono chiesto anch’io, qualche volta ed immagino che le possibilità siano in numero finito, ma sorse non esauribili.
Bella questa Giulio… penso che più si va avanti e più è difficle essere originali, ma allo stesso tempo, nella musica contemporanea non si ricerca l’originalità, perchè ciò che è popolare fà successo, e ciò che fà successo, porta a soldi… ruota tutto intorno a quello ormai.