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Intervista a Leonardo Pierdomenico

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La vera sfida è con se stessi: il pianista italiano Leonardo Pierdomenico in corsa per il Premio Internazionale Regina Elisabetta del Belgio

 leonardo pierdomenico

Brillante e spigliato, Leonardo Pierdomenico è uno dei due pianisti italiani ammessi al prestigioso Concorso Internazionale “Regina Elisabetta”.

Unico al mondo per la difficoltà delle prove e per la severità del regolamento, il Concorso ha una storia centenaria coronata dai nomi più altisonanti del concertismo internazionale (Vladimir Askenazy, David Oistrakh, Emil Gilels, Giovanni Bellucci, Lazar Berman, Maria Tipo,…) ed anche una storia “da favola”! poiché nasce sotto l’alto patronato dei Reali del Belgio.

Mette alla prova non solo pianisti ma anche violinisti e cantanti (e dal 2017 anche violoncellisti). Due le orchestre che saranno impegnate per accompagnare i candidati, l’Orchestre Royale de Chambre de Wallonie diretta da Paul Meyer e l’Orchestre National de Belgique, per la finale, diretta da Marin Alsop. La Maison de Le Flagey e il Palais des Beaux- Arts a Bruxelles avranno un parterre di pubblico tra giornalisti, musicisti e semplici appassionati tra i più numerosi al mondo. Ci saranno decine di migliaia di telespettatori e radioascoltatori, insomma un vero e proprio evento!

E Leonardo Pierdomenico, 23 anni, di Pescara, è pronto a lanciarsi in questa avventura e difendere con il connazionale Alberto Ferro (unico altro candidato italiano ammesso) il titolo per l’Italia.

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Leonardo studia e vive tra Roma e Pescara, dove è nato. Si diploma a 17 anni e due anni dopo vince la 28° edizione del Premio Venezia, concorso dedicato esclusivamente ai diplomati col massimo dei voti dai conservatori italiani. Da allora perfezionamenti, borse di studio e concerti si sono susseguiti in un crescendo che lo porterà a maggio sul palcoscenico di una tra le più autorevoli competizioni pianistiche.

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Grazia Distefano: Leonardo come nasce il tuo amore per il pianoforte?
Leonardo Pierdomenico: Un incontro casuale, a una festa di compleanno di un mio compagno di scuola. Ero molto piccolo, non avevo ancora compiuto 6 anni, guardavo gli altri che suonavano e ne rimasi affascinato. Chiesi ai miei genitori: “ Mamma …anche io!” e così è cominciata la meravigliosa avventura.

G.D.: Da pochi giorni hai saputo della tua ammissione al prestigioso Concorso Internazionale Regina Elisabetta del Belgio. Come ci si prepara a una competizione di questo tipo?
L.P.: In realtà la preparazione avviene molto tempo prima, ci si prepara per costruire il programma senza sapere se si viene accettati o no; nella migliore delle ipotesi ci si è creati un repertorio. L’ammissione invece viene comunicata relativamente tardi, perché ora (siamo a inizio di marzo) sono rimasti solo due mesi, il concorso inizia a maggio. Bisogna studiare e anche provarsi il programma nei concerti. E poi c’è anche una preparazione di tipo psico-fisico, molto importante per arrivare carichi ma non esausti alla prova.

G.D.: Come si affronta lo studio di questo tipo di repertorio?
L.P.: Il tempo non è molto, sono circa 3 ore di repertorio molto complesso. Io cerco di tenere tutto sotto mano e poi lavorerò a rotazione i diversi brani con il mio maestro (Benedetto Lupo, Corsi di Perfezionamento all’Accademia Nazionale di S. Cecilia, N.d.A).

G.D.: Chi ti accompagnerà in questa prova importante?
L.P.: Ancora non so…quasi sicuramente mia madre.

G.D.: Quanto tempo prima arriverai a Bruxelles?
L.P.: Qualche giorno prima, verso la fine di aprile. A tutt’oggi sono ancora in attesa di comunicazioni più precise da parte dell’organizzazione.

G.D.: Qual è il programma che porterai al concorso?
L.P.: Gli Studi di Chopin, Liszt, Debussy e uno a scelta tra gli autori moderni; poi Bach, poi il primo tempo di una sonata. Io ho scelto Beethoven perché sento questo compositore più vicino alla mia sensibilità. Poi c’è anche una prova con orchestra che ritengo essere molto importante perché generalmente il concerto con orchestra viene riservato solo ai finalisti, invece nel concorso “Regina Elisabetta” già nella semifinale, cioè nella fase intermedia della prova, si dà a tutti i 24 candidati questa possibilità. E poi ancora l’opera di musica contemporanea commissionata appositamente per questo concorso da un giovane compositore.

G.D.: I candidati di questi concorsi sono tutti giovani e giovanissimi…c’è amicizia? C’è competizione?
L.P.: Nel 2011 ho vinto il Premio Venezia, lì si sono creati legami molto forti ed alcune amicizie che conservo tutt’oggi. A Roma ho due dei miei migliori amici che continuo a frequentare.
Per quanto mi riguarda posso dire che è vero che ai concorsi c’è sempre un’atmosfera molto tesa ed è naturale che sia così, ma c’è anche empatia e comprensione del fatto che siamo tutti insieme, uniti, verso un obiettivo. In realtà la vera sfida è con se stessi non contro gli altri.

G.D.: Più della metà dei candidati ammessi quest’anno al Concorso Internazionale “Regina Elisabetta” del Belgio provengono dalla Corea, dal Giappone, dalla Cina. Insomma la scuola orientale, e russa in particolare, fa ancora una volta la parte del leone.
L.P.: Sicuramente in proporzione si sono presentati più orientali ma la scuola pianistica italiana è ottima. Si difende e si distingue con i nomi di tanti ragazzi che si affermano nelle competizioni internazionali: l’anno scorso Alberto Ferro è arrivato secondo al Busoni, Filippo Gorini ha vinto l’International Beethoven Competition a Bonn. Gli asiatici hanno una capacità di concentrazione molto elevata, forse nel processo di preselezione sono più avvantaggiati. Gli italiani però hanno più estro e personalità.

G.D.: 23 anni e già tanti impegni: concerti, interviste, studio, concorsi…a cosa rinunci rispetto ai tuoi coetanei?
L.P.: Adesso non rinuncio a nulla ma al momento di dare una svolta alla mia vita, negli ultimi anni di liceo, sicuramente di rinunce ce ne sono state: le uscite con gli amici il sabato sera, le estati passate a studiare…

G.D.: Hobby, interessi…?
L.P.: Mi piace lo sport, sono tifoso del Milan, appassionato di libri, ascolto musica indie rock…

G.D.: A chi vorrebbe conoscerti meglio cosa faresti ascoltare di te stesso?
L.P.: Sono molto legato alle Ballate di Chopin che sto suonando da qualche mese, qui ritrovo una serie di sensazioni che descrivono molto bene la mia personalità.

G.D.: Cosa fai di particolare prima di salire sul palcoscenico?
L.P.: Cerco di respirare, di concentrarmi sul respiro: sono molto vicino alle pratiche Zen. Mi serve per fare più chiarezza mentale possibile e poi…panino col prosciutto e Cocacola!!!

G.D.: Beh…certo! Dopo la meditazione…ci sta proprio bene!!
L.P.: Quest’estate mi trovavo a Città di Castello per ascoltare il concerto del pianista Jörg Demus (oggi quasi novantenne tra i più rinomati didatti) e in camerino davanti a lui aveva una Cocacola e un bel vassoio di pasticcini!!!

Salutiamo e ringraziamo Leonardo per il tempo che ci ha dedicato, inviamo un grandissimo in “bocca al lupo” per l’esperienza che lo attende ma prima gli chiediamo di rivolgere un consiglio a tutti i suoi coetanei, ragazzi amanti e appassionati della musica e del pianoforte.

L.P.: A chi studia auguro di trovare il maestro migliore, colui che sappia far appassionare, perché la passione è tutto nella vita. E poi a tutti consiglio di andare a riempire le sale per sentire i concerti dal vivo, ascoltando senza pregiudizi. Godere di quello che viene fuori, ascoltare questi grandi interpreti che sono alla fine persone come noi. C’è tanto bisogno di bellezza, di pensieri positivi e penso che la musica possa aiutare in questo.

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