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Il Rachmaninov di Jean -Paul Gasparian

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Cos’è l’interpretazione? La risposta alla domanda non è mai univoca e nel tempo ha dato vita a vere e proprie scuole di pensiero. Quanto e cosa è concesso alla soggettività dell’artista nel delicato momento della lettura della partitura? Cosa ci aspettiamo: rispetto o appropriazione totale dell’opera da parte dell’io unico del musicista? O entrambe le cose in un difficile equilibrio di piani diversi?

Il ventiseienne Jean-Paul Gasparian, già vincitore di prestigiosi concorsi internazionali e Steinway Artist, ci porta a mettere totalmente da parte queste considerazioni teoriche e ci offre all’ascolto un Rachmaninov emotivamente coinvolgente da assorbire senza fiiltri intellettuali nel più completo abbandono. Per la sua terza uscita discografica il pianista sceglie proprio una selezione di composizioni del compositore russo, confermando un’affinità elettiva con il suo stile e il suo linguaggio già annunciata nei suoi precedenti lavori e lo fa scegliendo forse quei brani che più direttamente mettono in connessione l’universo sentimentale di Rachmaninov con quello di chi si accinge all’ascolto.

A partire dalla Sonata n.2 in Si bemolle minore op.36, che apre il disco, Gasparian modella la materia musicale su un generale movimento di slancio, un’apertura su una partitura complessa che non lascia intravedere timori o incertezze, piuttosto un approccio appassionato e appassionante. Ma conosciamo la capacità di Rachmaninov di condurci attraverso turbolente tempeste sonore per poi cullarci in una dolce bonaccia, come nel secondo tempo di questa sonata, dove Gasparian esalta il canto lirico in una sorta di languido abbandono, come una meditazione. Lo stesso canto torna nel Preludio n.4 in Re maggiore dell’opera 23, dove il tempo appare dilatato e possiamo percepire in tutta la loro nitidezza le incantevoli linee melodiche di Rachmaninov, il loro movimento ondulatorio, e in cui Gasparian fa sfoggio di una dinamica dalle innumerevoli sfumature. In scaletta anche il Preludio n.10 in Si minore dall’opera 32, dove l’artista ci incanta per l’estrema duttilità con cui passa dalla sezione iniziale, una sorta di enunciazione grave e commossa, al fluido e mobile fraseggio della sezione successiva, creando un ambiente in cui gli spazi si allargano e non si chiudono, nonostante il Lento dell’indicazione iniziale.

Il pianista sembra indossare un abito cucito su misura quando passa ai Sei Momenti musicali op.16, compendio dell’arte del compositore, glossario della sua poetica sentimentale e del suo cifrario stilistico, per chiudere con uno dei suoi pezzi più noti e amati: Vocalise.

Il disco, pubblicato dall’etichetta Evidence e registrato al Salon de Musique de la Fondation Singer-Polignac a Parigi, ci rivela un artista nel pieno della sua maturità, che padroneggia la materia musicale, nonostante la sua evidente complessità, con estrema naturalezza, in grado di trasmettere un’espressività preziosa che ben si adatta sia alla perigliosa scrittura di Rachmaninov nei suoi momenti di massima ricchezza melodico-armonica, sia a quegli ampi slarghi meditativi in cui la poesia risuona più limpida. E allora sì, quando un artista ci fa dimenticare la riflessione in favore dell’abbandono totale alle emozioni, questo artista ci piace molto.

 

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