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Il minuetto. Le forme musicali

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Chi, nell’arco della propria vita da pianista, non si è mai imbattuto in un minuetto? Che sia un pezzo a sé stante, il movimento di una sonata, la danza di una suite, o addirittura il tempo di una sinfonia, ogni musicista nella sua breve o lunga carriera, prima o poi deve fare i conti con questa magnifica forma, che affonda le proprie radici nella Francia del periodo barocco.

Il nome deriva dal francese “pas menu”, letteralmente “piccolo passo”: esso era infatti una danza, caratterizzata da ritmo ternario, con uno schema formale ben preciso che nel tempo si è evoluto notevolmente. Per analizzare lo schema formale dei primi minuetti (tipici del periodo barocco, presenti nelle suite o eseguiti come pezzi singoli) prendiamo in esempio il famosissimo minuetto in Sol minore contenuto nel quaderno di Anna Magdalena Bach. Questo pezzo per anni si pensò fosse stato scritto da Johann Sebastian Bach, ma solo recentemente è stato attribuito a Christian Petzold.

Il minuetto ha forma bipartita (ovvero è diviso in due sezioni, che chiameremo A e B), le due parti sono divise da un segno di ritornello.

La tonalità del pezzo è quella di Sol minore, e la prima sezione è divisa in 2 frasi simili: la prima che chiude nella tonalità di partenza e la seconda che modula (ovvero cambia tonalità) nella tonalità della relativa maggiore (la tonalità maggiore che ha le stesse alterazioni).

Qui la riproposizione del tema è completamente riscritta, ma spesso la si vede una sola volta con il ritornello differenziato nelle 2 caselle.

La sezione B (anch’essa composta da 2 frasi di 8 battute l’una) fa contrasto con la precedente, essendo melodicamente diversa, e fa il procedimento armonico inverso: parte dalla tonalità di Sib Maggiore per poi ritornare a sol minore.

Questo “viaggio” armonico verso il relativo minore non è un caso: anzi, i compositori hanno sfruttato le tonalità vicine così frequentemente da farla diventare una regola (che sarà valida anche in altre forme compositive): se il pezzo è in una tonalità maggiore generalmente si va alla tonalità del quinto grado, mentre se il pezzo è in minore (come in questo caso) si va alla relativa maggiore.

Schematizziamo e generalizziamo quindi la struttura di questo pezzo:

Con il tempo il minuetto divenne una forma assai diffusa, tanto che le si trovò un posto addirittura nelle composizioni tipiche del classicismo come le sinfonie e le sonate.

Generalmente il terzo tempo di queste forme ha infatti la dicitura “minuetto”, o “menuetto”: lo troviamo però leggermente cambiato nella forma a causa dei costrutti sociali del secolo. Il classicismo, periodo delle sonate di Mozart, Haydn e Beethoven è infatti governato dalla forma tripartita: la struttura in due sezioni che abbiamo visto non era quindi molto gradita.

I compositori iniziarono quindi ad aggiungere una “ripresa” del tema iniziale (spesso e volentieri con piccole variazioni) dopo la seconda sezione.

Vediamo quindi il minuetto presente nella sonata op 22 di Beethoven:

Il tempo è sempre ternario, e abbiamo la nostra prima frase di 8 battute ritornellata esattamente come in Bach. Non troviamo solo la modulazione nelle ultime battute.

La seconda sezione parte in Sol minore (eccezione alla regola sopra riportata, che vorrebbe una sezione centrale in Fa Maggiore) e arriva “a casa” in Sib Maggiore per poter ripetere un’ultima volta il tema.

Spesso il minuetto è accorpato al cosiddetto Trio: composizione in una tonalità vicina che ha la stessa struttura tripartita, ma che per tradizione era eseguito da meno strumenti (solitamente tre; da questo il nome che è rimasto nel tempo a prescindere dal numero di esecutori)

Generalmente si eseguono insieme in questo ordine: Minuetto, trio, Minuetto senza ritornelli.

Schematizziamo quindi l’esecuzione di un minuetto con trio:

Il minuetto è quindi una forma con radici antiche, carica di ridondanza formale, dovuta probabilmente al fatto che fosse una danza.

Nel corso degli anni però il genio dei compositori è riuscito a fornire una tale varietà di melodie originali e affascinanti, da far risaltare anche una forma apparentemente così vincolata e restrittiva.

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Sono un pianista laureato al conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria. Insegno pianoforte, armonia, e amo suonare insieme ad altri musicisti; perché per me il maggior punto di forza della musica è la condivisione.

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