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Il Liszt poetico e religioso di Roberto Plano. Intervista

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Il Liszt poetico e religioso di Roberto Plano. Intervista

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Un debutto importante quello di Roberto Plano per l’etichetta musicale Decca. L’ingresso del pianista varesino nella rosa degli artisti di questa importante label avviene con la pubblicazione di un doppio cd dedicato all’integrale delle “Harmonies poétiques et religieuses” di Franz Liszt. Un’opera complessa per l’ispirazione che la presiede, per le molteplici sfaccettature di senso che la attraversano, per la presenza di tutti quegli aspetti del pianismo di Liszt che sappiamo essere cangianti e infiniti qualora si indaghino con dovizia di attenzione. Tanto più importante questo debutto se la registrazione arriva a quasi cinquant’anni da quella del 1970 di France Clidat per la Francia.

Roberto Plano affronta l’opera di Liszt con l’accuratezza che gli è consueta, con quello studio severo e approfondito che indaga le ragioni compositive e le traduce in prassi interpretativa autentica, quella che non ricalca pedissequamente e agiograficamente le indicazioni dell’autore, bensì le fa proprie e le restituisce all’attualità del presente con rinnovato spirito. Un anelito all’infinita bellezza che è condizione spirituale ma che nasce sempre dal mondo terreno, dall’infinito che la natura contiene e che si arricchisce dell’elemento umano. La forza espressiva del pianismo di Roberto Plano sa tradursi in potenza scenografica, in vaga astrazione dal contingente, in malinconica tessitura sentimentale, in scarna austerità, in delicata poesia intrisa di misticismo, in contemplazione laddove e quando la scrittura di Liszt lo richiede. Roberto Plano conduce l’opera di Liszt a un principio di unità grazie alla profonda conoscenza della poetica e dell’estetica del compositore e ci offre un meraviglioso viaggio che non è solo nella e verso la musica, ma che attraverso la musica ci riporta in contatto con quegli aspetti della nostra vita spirituale che troppo spesso la frenesia della contemporaneità ci sottrae.

Una menzione speciale merita la qualità della registrazione, effettuata presso la Fazioli Concert Hall di Sacile sul celebre Fazioli F278 che il Maestro Aldo Ciccolini nel 2005 ribattezzò “Mago Merlino”. Il suono rende a pieno il ricco carnet di dinamiche delle singole composizioni. Il doppio cd, uscito in anteprima mondiale in Italia il 4 marzo, da maggio sarà distribuito a livello internazionale.

Abbiamo parlato di questa registrazione delle “Harmonies poétiques et religieuses” per Decca con Roberto Plano.

Ecco la nostra intervista.

Roberto Plano ph Werner Ravaiol
Roberto Plano ph Werner Ravaioli

Paola Parri: Le “Harmonies poétiques et religisieuses” di Franz Liszt sono un’opera complessa e ricchissima di sfumature. Immagino che sarà stato un lavoro impegnativo questa registrazione integrale…

Roberto Plano: Sicuramente l’opera è davvero complessa. Non è il Liszt scontato a cui molti magari sono abituati. La sua scrittura pianistica è talmente fantastica che generalmente le mani ti portano di per sé ad avere un risultato. Le “Harmonies” non hanno questa facilità né dal punto di vista dell’esecuzione né dal punto di vista dell’ascolto, quindi in questo caso la mia ricerca è stata volta a dare unitarietà all’opera e arrivare lì dove lui voleva arrivare, probabilmente con una sorta di ricerca spirituale che c’è dietro a quest’opera.

P.P.: Liszt il compositore e Liszt l’uomo, da sempre una figura controversa sia appunto musicalmente sia per la vicenda umana. Se tu come artista potessi esprimere una sintesi, chi era Franz Liszt?

R.P.: Anche se molti non la pensano come me ti direi sicuramente un innovatore. Ci sono musicisti che hanno lasciato fantastiche testimonianze musicali, ma senza i quali a mio parere il mondo della musica sarebbe comunque andato in una certa direzione. Con Liszt è diverso. Se non fosse esistito Liszt il mondo della musica non sarebbe lo stesso. Ad esempio il recital pianistico non sarebbe lo stesso, in assenza delle innovazioni tecniche che lui ha portato nel pianoforte la musica per pianoforte non sarebbe diventata quella che è diventata e, cosa che molti contesteranno, ma a cui credo fortemente, Liszt ha traghettato la musica verso lidi che poi verranno ad esempio battuti da Wagner. Probabilmente quindi, dietro a Scriabin, Liszt è stato il compositore che nell’arco della sua vita è riuscito a evolversi maggiormente e che ha creato mille sfaccettature per quello che riguarda la sua musica. Possiamo trovare il Liszt religioso, il Liszt patriottico, il Liszt delle miniature, il Liszt degli ultimi brani totalmente astrusi, il Liszt virtuosistico. Ci sono così tanti aspetti e anche così tanti modi di comporre diversi nella sua musica che secondo me lo rendono un grande innovatore.

Roberto Plano ph Werner Ravaioli
Roberto Plano ph Werner Ravaioli

P.P.: Se è vero che un artista più volentieri si esprime attraverso la musica di compositori che sente più affini alla propria sensibilità, perché Roberto Plano ha scelto di dedicare la sua recente registrazione proprio alla musica di Liszt? Aveva già registrato delle sue composizioni qualche anno fa. C’è un legame speciale con la musica di questo compositore?

R.P.: Sì assolutamente. Liszt è stato il compositore che ho scelto dopo la vittoria del Concorso di Cleveland (Roberto Plano ha vinto la Cleveland International Piano Competition nel 2001). Quello è stato il mio primo cd. Una scelta importante che avevo voluto dedicare a lui e quindi avevo inciso i Sonetti, le Ballate e le Leggende (Franz Liszt, Tre Sonetti del Petrarca, Due Ballate, Due Leggende, 2001 Azica Records). Quello è un disco a cui sono molto legato.

La musica di Liszt mi ha accompagnato tutta la vita. Da ragazzino mi ha affascinato soprattutto la sua persona, una figura che mi ha accompagnato per tutta la mia adolescenza, come per dire “io devo arrivare a fare qualcosa che lui ha fatto”. Allo stesso tempo mi aveva colpito tantissimo anche questa raccolta in particolare e da ragazzino suonavo già la “Bénédiction” che insieme a “Funérailles” è il brano più famoso della raccolta, mentre non conoscevo gli altri. Sapevo dell’aurea mistica di questa grande raccolta, ma ricordo che allora non riuscivo bene a capire di che cosa si trattasse, non arrivavo al punto focale. Invece poi l’anno scorso, quando si è presentata la possibilità di un mio debutto con Decca, subito è saltata fuori quest’opera che già da ragazzo avrei amato registrare e loro hanno subito accettato. Questo che mi ha sorpreso, perché come disco di debutto credevo desiderassero produrre qualcosa di più virtuosistico e di impatto. Invece hanno accettato subito e poi ho scoperto che Decca non aveva più registrato quest’opera dal 1970, quindi da cinquant’anni, e questo mi ha aiutato ad avere un riscontro internazionale, tanto che questo disco da maggio sarà distribuito in tutto il mondo e quindi il fatto che il mio nome sia accanto a quello di grandi nomi che hanno inciso per Decca e che ammiro da quando ero ragazzino mi fa tanto piacere.

Roberto Plano ph Werner Ravaioli
Roberto Plano ph Werner Ravaioli

P.P.: I brani fanno riferimento a una raccolta poetica di Alphonse de Lamartine e sono molto diversi tra loro da un punto di vista estetico. C’è un’uniforme qualità estetica a tuo parere o c’è qualche brano che spicca per bellezza?

R.P.: Hai assolutamente ragione: ogni brano ha la sua peculiarità. Quello che a me interessava maggiormente era cercare di dare unitarietà all’opera, perché è vero che Liszt qui ha un’ispirazione poetica che proviene da Lamartine, scrive anche dei testi prima di qualche brano, non di tutti, e alcuni di questi brani hanno gli esatti titoli dei componimenti di Lamartine, quindi un’ispirazione poetica c’è, ma io credo che egli abbia preso in prestito questo titolo un po’ come aveva fatto con “Après une Lecture de Dante” quando si era fatto prestare il titolo da Victor Hugo. Ma l’ispirazione poetica che sta dietro alle “Armonie” è più parte del suo essere romantico pieno di contraddizioni. Liszt ha avuto una vita terrena a volte molto lasciva ma allo stesso tempo possedeva questa incredibile forza spirituale che lo portava a credere fortemente nel soprannaturale, che fosse il diabolico, che fosse il paradisiaco o il divino in generale. Quindi nel momento in cui Liszt scrive tutti questi brani c’è dietro un’ispirazione non solo poetica ma anche mistica molto forte nella quale lui credeva. Io ho cercato di dare questa sorta di connotazione a tutti i brani senza mai esagerare in retorica, che è un rischio in cui si può incorrere con queste composizioni. Anche Clara Schumann li definì un po’ troppo mielosi per certi aspetti. Io ho cercato di eludere questo aspetto e di cercare una dimensione spirituale. Qualcuno di questi brani ha indubbiamente un’elevazione spirituale superiore. Penso in particolare al n.4 (“Pensée des mortes) e al n.9 (“Andante lagrimoso”) che una volta erano nel repertorio concertistico, basti pensare alle bellissime incisioni di Richter degli stessi, che poi per qualche motivo sono stati esclusi nelle esecuzioni. Probabilmente il motivo è che da un certo punto di vista sono un po’ troppo impegnativi, hanno bisogno di un intervento dell’ascoltatore molto forte. Se per qualche brano di Liszt l’ascoltatore può rimanere passivo e farsi guidare, per questi brani c’è bisogno di entrare nei meandri di questa musica strana che sembra senza regole formali, quasi una sorta di improvvisazione, ma con delle illuminazioni armoniche e melodiche incredibili.

Roberto Plano ph Werner Ravaioli
Roberto Plano ph Werner Ravaioli

P.P.: C’è un messaggio generale che Liszt ci consegna con questa opera e che è trasferibile alla contemporaneità?

R.P.: Direi di sì. Sono brani che restano molto attuali. Probabilmente sono più difficili da apprezzare adesso che al loro tempo perché la società odierna sta andando con una tale velocità che spesso cerchiamo la stessa frenetica velocità nell’apprendere una determinata cosa e nell’ascoltarla. Questi brani forse quando furono scritti avevano maggiori possibilità di essere compresi perché non c’era questa necessità di una grande velocità. L’attualità che io trovo è nella ricerca di qualcosa di non concreto. Sono brani che hanno poco di concreto, penso anche al secondo brano, nel suo essere scarno, quasi minimalista con la melodia dell’Ave Maria che viene ripetuta più volte. C’è una ricerca di qualcosa di poco facile secondo me e di molto personale. Ogni persona a mio parere, che sia religiosa o meno, in questa musica può trovare uno spunto per andare in una direzione del tutto personale che può non avere un’aspirazione religiosa ma che può avere un’aspirazione di esclusiva elevazione dalla nostra situazione terrena e concreta. Da questo punto di vista questi brani potrebbero addirittura ritenersi anticipatori della musica New Age in qualche caso. Trovo una grandissima innovazione nella scrittura di quest’opera da parte di Liszt. È qualcosa che incide sempre sulla sfera personale dell’ascoltatore, purché questi abbia voglia di cercare.

P.P.: Dopo Scriabin e Liszt quale sarà il progetto successivo?

R.P.: Come vedi sono sempre alla ricerca di cose che in qualche modo possono darmi la possibilità di esprimermi, cercando un tipo di musica in cui io possa trovare me stesso senza mai sconvolgere logicamente le indicazioni del compositore. Fare un disco con le cose dell’ultimo Liszt mi affascinerebbe moltissimo. Sono brani che ho suonato poco, ma che mi hanno sempre affascinato e anche là c’è un mondo da scoprire. Il primo obiettivo a cui guardo nell’immediato sono comunque le esecuzioni integrali delle “Armonie” e già stanno arrivando le prime date. Tra l’altro in Italia non è così frequente ascoltare l’integrale delle “Armonie” di Liszt.

Franz Liszt, Harmonies poétiques et religieuses (2016, Decca)
Roberto Plano pianoforte

CD1
Invocation
Ave Maria
Bénédiction de Dieu dans la solitude
Pensée des mortes
Pater Noster

CD2
Hymne de l’enfant à son réveil
Funérailles
Miserere d’après Palestrina
Andante lagrimoso
Cantique d’amour

Consolation n.3 (Bonus Track)

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