Tra passato e presente inseguendo un filo che da memoria si fa narrazione, ecco che i Sogni musicali per giovani pianisti di Remo Vinciguerra tornano in libreria grazie a questa riedizione di Curci Editore. Dieci di questi “sogni” erano apparsi negli anni Ottanta come prima storica raccolta del pianista e didatta, ora possiamo sfogliarli non solo in una nuova veste grafica, ma addirittura raddoppiati nel numero, dal momento che il Maestro Vinciguerra ha aggiunto alla precedente produzione ben altre dieci composizioni.
Se sediamo al pianoforte e proviamo a suonare questi Sogni musicali non tarderemo a riconoscere l’universo sonoro e sentimentale di Remo Vinciguerra, quel macrocosmo popolato da gioiosità, allegria, emozione della scoperta, stupore sincero, ma anche malinconia e tristezza, in un campionario di emozioni che in quanto profondamente umane hanno il dono dell’universalità.
Musica non solo per giovani pianisti dunque, ma per tutti coloro che possiedono ancora il dono di un’adolescenza dell’anima pronta ad aprirsi al mondo, ad ascoltare e sentire le voci del sogno che parlano attraverso la musica.
Le composizioni non presentano particolari difficoltà di lettura, nell’esecuzione però occorrerà curare massimamente l’espressione, valorizzando dinamicamente le belle linee melodiche e la varietà ritmica che si muove tra classica, pop e jazz uscite dalla penna di Remo Vinciguerra.
Giulio Cinelli ci ha suonato “Passeggiata a Napoli” da questa raccolta!
Abbiamo raggiunto il Maestro Vinciguerra al telefono per parlare proprio di questi e altri sogni musicali.
Paola Parri: Una nuova antologia che va ad aggiungersi alle tue numerose pubblicazioni didattiche Remo…
Remo Vinciguerra: Dopo la pubblicazione di Nuances avevo deciso di fermarmi, di non comporre più. Quest’anno però, sia a causa del Covid, che ha creato molti problemi a noi creativi, tra cui, non trascurabile la noia, sia per il fatto che dopo 45 anni nella scuola, dopo una vita dedicata ai ragazzi nell’insegnamento, sono andato in pensione con il timore che mi sarebbero mancati tantissimo questi ragazzi, mi sono messo di nuovo a scrivere.
Inoltre c’è stato un altro segno del destino. La casa editrice Curci, con cui ho pubblicato tutti i miei lavori, ha rilevato un’altra casa editrice, la Berben con cui avevo pubblicato intorno al 1983 proprio Sogni musicali. Quindi ho chiesto alla direttrice della Curci di ripubblicare questa raccolta in cui oggi, nella nuova edizione, accanto ai primi dieci brani dell’83 figurano altri dieci brani che ho composto di recente.
P.P.: C’è un filo che lega le dieci composizioni dell’83 ai dieci brani aggiunti per questa edizione?
R.V.: Le prime dieci composizioni erano tutte molto adolescenziali. Cosa intendo? Quando si insegna a scuola e si sta a contatto con i ragazzi è naturale che si arrivi a scrivere musica che di questi ragazzi porta in sé la purezza. Ho sempre scritto la mia musica immerso in questa purezza. L’adolescenza è il momento più bello della vita di un uomo, perché ha ancora intatta tutta la sua purezza. I ragazzi di quinta elementare o della scuola media sono puri, ancora alieni alle contaminazioni del mondo. Le continue sollecitazioni e i messaggi che provengono dalla televisione, dai cellulari sono tutti messaggi che inducono a bruciare le tappe, a cancellare l’adolescenza nell’emulazione dell’età adulta. La purezza è il cuore dell’adolescenza. Quando Laura Moro, direttrice della casa editrice Curci, mi ha chiesto di rimettere a posto questo libro anche nella scrittura musicale, di revisionare con l’esperienza accumulata i pezzi, ho voluto mettermi alla prova e comporre altri dieci sogni musicali. Volevo capire fino a che punto fosse rimasta in me quella purezza dell’adolescenza.
I primi pezzi anche nei titoli come Carillon, Passeggiata a Napoli, L’aquilone o La partenza, ad esempio, rimandano alle immagini di un ragazzino che sogna. I nuovi brani che ho composto mantengono lo spirito dei primi. Penso a La preghiera, a Vuoi giocare con me, La danza dei birichini, La sofferenza di Simba il mio cane, Lo sguardo di Karol, il brano dedicato a mia madre (Vuoi ballare con me?) e ancora Il Valzer di Micia. Dunque queste composizioni mantengono quello spirito dell’adolescenza che caratterizzava le prime, ma sono un po’ più raffinate delle prime, anche nella scrittura musicale sono il riflesso della mia evoluzione artistica e personale.
Il messaggio contenuto in questo libro, dunque, è un invito a recuperare o a non perdere quel senso di purezza che appartiene alla nostra adolescenza.
P.P.: Alcune composizioni di questa raccolta recano delle dediche.
R.V.: Nella mia vita professionale ho incontrato persone valide che hanno cuore e sensibilità musicale affini alla mia e dunque queste dediche sono il mio omaggio a questi artisti che tanto danno al mondo della musica e in particolare al mondo della formazione e dell’educazione. Ad esempio, in Sogni musicali, L’aquilone è dedicata a Valentina Fornari e Alberto Nosé che con la loro etichetta musicale vorrebbero realizzare la registrazione di tutte le mie composizioni senza discriminazione tra i metodi propedeutici e composizioni come i Notturni. Questa cosa mi rende molto felice perché spesso si tende a pensare che la mia musica sia destinata esclusivamente ai bambini, cosa non vera, perché non esiste una musica solo per bambini. Talvolta grandi compositori hanno composto le loro musiche più belle proprio per i loro allievi e oggi queste musiche sono eseguite in concerto. Naturalmente l’esecuzione di un bambino al primo anno di pianoforte sarà diversa da quella di un pianista adulto ed esperto che saprà interpretare quella stessa composizione con differente sensibilità.
Un altro brano è dedicato a Monique Ciola, una concertista e giornalista che vive a Trento che è sempre stata molto vicina alla mia vita professionale. Con lei abbiamo scritto Una fantastica storia della musica raccontata ai ragazzi a quattro mani per cui lei ha curato la parte canonica della storia e da anni è a lavoro per valorizzare le donne compositrici. E ancora ho dedicato un pezzo al direttore d’orchestra Nicola Guerini, che nelle sue lezioni ha lavorato molto con le mie musiche, e al pianista Roberto Cetoli, che è anche un grande ingegnere del suono. C’è una dedica anche a Gloria Campaner, artista che mi piace molto perché quando suona si trasforma, vive la musica da dentro, ha cuore, una grande sensibilità, ed è nel pezzo Vuoi giocare con me? che rientra in un mio progetto nel cassetto che vorrei dedicare interamente al Piccolo Principe. Inoltre in Sogni musicali c’è un pezzo dedicato al violinista ventenne Leonardo Moretti che si è diplomato in violino a 14 anni e in pianoforte a 12 ed è secondo me un genio che merita di essere valorizzato.
P.P.: In Sogni musicali si può percepire anche un profondo amore per gli animali.
R.V.: Sì. Ho inserito un brano intitolato La sofferenza di Simba, il mio cane lupo che ricorda il triste momento in cui ho dovuto far sottoporre a eutanasia il mio cane, un momento molto duro che ripercorro con questa musica e che resta doloroso. Credo che molte persone purtroppo si riconosceranno in questa emozione.
Poi c’è anche un’altra composizione, Lo sguardo di Karol, dedicata a Leonora Armellini, in cui ricordo il golden retrivier che mi ha accompagnato per 15 anni e che con il suo sguardo intenso mi chiedeva di portarlo a spasso. Poi c’è un brano bellissimo in stile francese che si intitola Il valzer di Micia, che ho dedicato alla pianista Kristina Petrollari Laco che insegna all’Università di Tirana che da due anni è nella Commissione del Concorso Vinciguerra. Il valzer di Micia è legato a un episodio personale. Quando si diventa anziani c’è un ingrediente che cresce costantemente ed è la solitudine, quando capisci che il libro della tua vita si avvia verso l’ultimo capitolo. Come sai io sono un po’ orso e la solitudine mi piace, dunque la sera me ne vado a vedere la televisione da solo nella taverna di casa mia dove nessuno mi disturba. Qualche tempo fa una sera sento bussare al vetro della finestra e vedo la zampetta di una gattina che voleva entrare. Mia moglie mi aveva sempre intimato di non far entrare gatti in casa, ma quella sera ho trasgredito e alle 22 ho aperto la finestra alla gattina. Da quella sera, per un anno intero, ogni sera verso le 22 la gattina bussava al vetro, entrava e si accomodava accanto a me per un paio di ore di sonno mentre io guardavo la tv. Purtroppo, trattandosi di una gatta, partoriva gattini in continuazione e a un certo punto mi sono accorto di avere 16 gatti in giardino! Insomma stavo diventando un gattaro! Così ho dovuto, per quieto vivere familiare, portare la gattina da una mia amica che ha un agriturismo in campagna dove potesse essere libera e vivere felicemente, ma separarmene è stato doloroso, ancora mi manca quella compagnia. Credo di aver raccontato questa storia in Valzer di Micia e più in generale credo che il successo del mio lavoro sia dovuto molto al fatto che io scrivo quello che sento.
P.P.: Gli animali hanno forse quella purezza che noi stiamo perdendo?
R.V.: Sì, che poi è la purezza come ti dicevo dei bambini. Educare i bambini con la musica e affiancare loro anche un animale li fa crescere in maniera migliore.
P.P:: Il Premio Vinciguerra attrae ogni anno molti bambini e ragazzi. La musica, nonostante le contaminazioni di cui parlavamo prima, continua ad esercitare la sua magia e il suo fascino. Che ruolo svolgono le famiglie in questo avvicinamento allo studio della musica?
R.V.: Fortunatamente molti genitori ritengono che la musica sia uno strumento formativo importantissimo. Quindi i bambini vengono stimolati prima dai genitori, poi dai buoni maestri che trovano e a quel punto la musica produce le proprie magie. È come la vita. La vita di dà i colori, gli umori e i profumi e la musica attraverso le note fa la stessa cosa, anzi forse è anche più efficace perché non necessita di guide per vedere questi colori, ti entra direttamente dentro. Anche la scuola ha un ruolo importantissimo quando sin dalle elementari propone programmi dedicati. Penso che negli ultimi venticinque anni abbiamo fatto grandi progressi in questo senso. Mi piacerebbe che la musica e lo studio della storia della musica e l’educazione all’ascolto fossero discipline inserite nei programmi delle scuole superiori.
Un’anteprima del volume è visionabile sul sito di Curci Editore