
Ed eccomi a recensire uno dei miei libri per pianoforte preferiti. Si tratta de I fondamenti dello studio del pianoforte.
Di recente è stata pubblicata la nuova edizione, ovvero quella con la foto di copertina a sfondo nero e pianoforte bianco, mentre io ho la prima edizione (sfondo bianco e pianoforte nero). Credo che acquisterò questa seconda edizione comunque, poiché ha aggiunte importanti rispetto alla prima.
Di questo libro abbiamo già discusso sul forum, c’è chi lo ama e c’è chi lo odia.
Questo però è un libro descrittivo, di 450 pag e non ci sono spartiti all’interno, solo parole. Parole sante e ritengo che sia la Bibbia del pianoforte. Queste parole spiegano i principi dello studio del pianoforte.
All’interno di questo libro quindi troverai parecchie risposte alle tue domande e non solo. Qui di seguito ti descrivo le sezioni che mi hanno colpito di più:
Cos’è la tecnica pianistica: finalmente qualcuno che mette bene in chiaro che cos’è la tecnica per pianoforte.
Accorciare i passaggi difficili: questa sezione mi ha insegnato a entrare nello spartito, mi ha insegnato ad affrontarlo senza temerlo. Alla fine, all’interno di una battuta ci sono solo note, che saranno mai? Si leggono e si scompongono lentamente per poi rimetterle assieme in seguito.
Il miglioramento post studio: dato che l’autore, oltre ad essere un pianista, è anche uno scienziato, conosce bene il cervello umano e sa bene che si migliora mentre si dorme e non mentre si suona. Perciò riposatevi dopo una seduta di studio, non stressate troppo il cervello!
Le mani fredde: questo è un problema che affligge molti studenti e pianisti (compreso me). Qui ci sono alcuni metodi per cercare di renderle “calde”.
Videoregistrarsi: l’importanza che ha registrarsi davanti ad una videocamera. In questo capitolo l’autore spiega che la videocamera è il migliore strumento che abbiamo per esercitarci in vista delle esecuzioni in pubblico. Pur non essendo un pubblico reale, la videocamera ci fissa e ci ascolta, registrando ogni minimo nostro errore.
Preparazione al concerto: questo capitolo è fondamentale ed è scritto benissimo. Si sviluppa dalla pagina 235 alla 251 ed insegna i trucchi per controllare il nervosismo, ma soprattutto ne spiega l’origine.
La formula di Mozart: una formula che permetteva a Mozart di comporre così tanti brani in così poco tempo.
A quale età iniziare il pianoforte: l’autore, sempre nei panni da scienziato, spiega qual è l’eta migliore per cominciare a studiare il pianoforte e perché.
Come insegnare: una sezione dedicata agli insegnanti, contiene dei metodi di insegnamento.
Come accordare il pianoforte: un’ampia sezione che spiega come accordare il proprio pianoforte. Benché questa sezione sia ben fatta e ben strutturata, un’esperienza pratica vale più di tutte queste 40 pagine.
Considerazioni personali
Io penso che questo sia un testo molto istruttivo per quanto riguarda lo studio del pianoforte. Un libro veramente adatto ad ogni livello (perfetto sarebbe per gli studenti di livello intermedio).
E’ un libro abbastanza criticato, ma non perché sia di scarso valore, anzi piuttosto perché l’autore è stato uno dei pochi che ha avuto il coraggio di andare controcorrente e cercare di abbattere quei dogmi che da centinaia di anni sono tacitamente imposti dalla consuetudine. I tempi cambiano, le scoperte scientifiche pure e con queste anche la conoscenza dell’anatomia umana. Perciò dobbiamo trasferire queste conoscenze allo studio del pianoforte per renderlo veloce ed efficace.
Qui di seguito segue una serie di testimonianze di coloro che hanno letto il libro. Dagli un’occhiata 😉
Testimonianze
Grazie al libro “I Fondamenti dello studio del pianoforte” ho ripreso a studiare, dopo aver quasi interrotto. Sono al livello di quarto anno di conservatorio circa e ho già superato teoria e solfeggio. Il libro di Chang mi ha fatto capire molte cose in cui sbagliavo e che non mi erano mai state insegnate (alcune le avevo dimenticate), cose essenziali come lo studio a mani separate (sempre), lo studio a memoria, il passaggio del pollice sopra, e tante altre. Forse il mio povero Kawai verticale non aveva tutte queste colpe, era la mancanza di miglioramenti che invece mi bloccava. E’ importante comunque l’aiuto di un bravo insegnante, una persona che ti insegni come deve essere suonato Bach o Mozart o che ti corregga su cose essenziali, ad esempio come stare fisicamente al pianoforte (braccia e mani). Io farei almeno 2 lezioni al mese piuttosto che niente.
Anonimo
Se vi fosse mai capitato di arrendervi davanti ad un passaggio particolarmente difficile o di non riuscire a “metabolizzarlo” nonostante ore di studio, ebbene, leggere questo interessantissimo libro, unico davvero nel suo genere, forse vi potrà aiutare. Nonostante molte cose siano, a mio parere, da prendere con le pinze, gli spunti su cui riflettere sono davvero molti. Chi ha passato anni a studiare pianoforte probabilmente sarà giunto a molte delle conclusioni dell’autore ed è per questo un’occasione per mettere a fuoco i punti fondamentali.
Personalmente, quando scoprii l’esistenza del libro di G.Sandor “Come si suona il pianoforte”, fui molto felice di aver trovato almeno un testo prevalentemente composto da parole e foto (con poche note musicali) che trattasse gli aspetti pratici e fisici della tecnica pianistica, anche se dopo averlo letto non ne rimasi completamente soddisfatto.
Quello di Chang invece va molto più a fondo, con generosità, ed alcune pagine sono addirittura “eccitanti” (io l’ho letto in tre giorni ed ovviamente lo sto rileggendo�).
Mi è bastato parlare di alcuni degli argomenti trattati con dei colleghi musicisti per suscitare subito grande interesse; provate a leggere la prefazione e subito non vedrete l’ora di leggerlo!
Forse l’unica critica che mi sento di fare (almeno dopo la prima lettura) è quella di non avere scritto proprio nemmeno una nota musicale (per esempio per visualizzare gli esercizi per gli “insiemi paralleli”) che probabilmente avrebbe aiutato a rendere ancora più chiari i concetti, visto che ci si rivolge fondamentalmente a musicisti (o aspiranti tali).
Anche qualche illustrazione non avrebbe dato fastidio!
Consiglio di leggere “I fondamenti dello studio del pianoforte” a chiunque suoni il pianoforte (specialmente se suona almeno da qualche anno) ed anche a chi svolge attività didattica: sarà come fare un importante “corso di aggiornamento”, anzi, credo proprio sia una lettura obbligata!
Fabrizio Bernasconi (Milano)
In circa sei mesi di esperimenti sulla memorizzazione, sono riuscito a memorizzare con successo tutta la Sonata K331 di Mozart (10 pezzi), il preludio n° XXI BWV866 dal ben temperato (primo libro), il preludio dalla Suite Inglese n°2 di Bach, la Toccata di Paradisi e in fine The Entertainer. Quest’ultimo pezzo mi ha permesso di sperimentare, oltre alla memorizzazione, anche le regole per acquisire rapidamente la tecnica (non avevo la tecnica del salto).
Il preludio della Suite Inglese è il pezzo che ha richiesto più tempo, ma il risultato è stato altrettanto soddisfacente. Sulla base di queste mie prime sperimentazioni, mi sento di affermare che i metodi del libro funzionano alla perfezione.
C.C. (Lodi)
Come primo esperimento, tra una settimana di vacanza e l’altra, ho provato a memorizzare a mani separate alla velocità d’esecuzione, e quindi ad unirle, i numeri 2 e 3 delle Scene Infantili di Schumann (quelli con i titoli “Storiella curiosa” e “A mosca cieca”)….miracolo, funziona! Ero quasi convinto di non essere più in grado di memorizzare alcunchè di nuovo ed invece….non solo ho a mente tutte le note, ma anche tutti i segni di dinamica!
Mi occuperò in seguito di pollice ed altro, già questo approcio iniziale è stato oltremodo convincente…
F.M. (Savona)
Conclusioni
Trovo che questo libro sia un libro che debba stare nella libreria di ogni allievo pianista. E’ un libro che sicuramente va letto più volte nel tempo poiché è pieno di materiale interessante ed essenziale che non si può certamente assimilare tutto in una sola lettura. Inoltre, leggendolo nel corso degli anni, si riescono a capire molte più cose date dalla maturità artistica del nostro percorso.
Devo fare tutti i miei più sentiti complimenti a Chuan C. Chang che ci ha regalato queste 400 pagine che sono l’essenza del pianoforte e della tecnica pianistica.
Io ho comprato la prima edizione vari anni fa. Ora ho acquistato l’ultima.
Per l’esperienza che ho avuto posso solo dire che da quando ho iniziato a leggere questo libro e ad applicare in modo rigoroso e preciso quanto esposto ho fatto passi da gigante, dico da Gigante, tant’è che chi mi ha visto suonare mi ha addirittura chiesto se ho studiato al conservatorio. Io non ho studiato al conservatorio ma usando questo meraviglioso libro assieme a quello di Sandor “Come si suona il pianoforte” non ci sono più limiti.
Bella la tua testimonianza!
Forse nella sua edizione originale, americana, il libro dice qualcosa. Ma la traduzione italiana è pessima, e la traduzione fa francamente schifo: basti pensare ai punto interrogativo al posto del punto semplice. Alcuni passi sono del tutto incomprensibili, ed il motivo è che il traduttore non ha capito quello che l’autore voleva dire. Il mio giudizio è totalmente negativo. Peraltro, nello scorso aprile, a Londra, ho cercato il libro in lingua originale. Da Fowles, una delle più grandi librerie europee, nel reparto che si occupa di musica, hanno definito il libro “spazzatura” e mi hanno detto di non averlo più tenuto dopo le poche copie vendute una deicina di anni fa.
Eccerto…
Non sono un pianista ed ho studiato per passione, ma purtroppo in maniera discontinua per varie vicende della vita, il pianoforte. Ho comprato il libro di Chang spinto da quanto scritto nella prefazione e pubblicato on line; ho appena cominciato a leggerlo ed ho trovato qualche suggerimento interessante. Ma la traduzione è pessima, e ci sono evidenti errori di battitura, basti pensare a quante frasi finiscono con il punto interrogativo al posto del semplice punto. Trovandomi a Londra, e dal momento che conosco molto bene la lingua inglese, sono andato da Foyles, una delle librerie più fornite del mondo, per comprare l’edizione in lingua originale. Non avevano il testo – per contro ne ho trovato uno su Chopin dome didatta- ed uno degli addetti alla vendita ha fatto una ricerca dello stesso. La conclusione è stata che l’edizione originale è di una sconosciuta casa editrice, e che il libro aveva una scarsissima diffusione perché……spazzatura venduta ad un prezzo elevato ! Notizie ottenute da fonti sicuramente affidabili perché, come dicevo, si tratta di una libreria fornitissima. Dunque un primo difetto c’è, ed è quello della pessima traduzione; purtroppo non sono in grado di dire quanto chiara sia quella originale; leggerò comunque tutto il libro e mi farò eventualmente risentire.
Ciao Giuseppe! Grazie per il tuo commento! Non so quale edizione tu abbia acquistato. Io ho ordinato quella autopubblicata da lui e tutti questi errori non li ho notati, ma può darsi che mi siano sfuggiti.
Lo ritengo tutt’ora un libro valido. Aspettiamo il tuo prossimo commento a fine libro 🙂 .
Ciao Giuseppe, Christian.
Il “problema” del trovare l’edizione da acquistare è dovuto al fatto che il libro è stato reso scaricabile gratuitamente in internet dallo stesso Chang, magari nessuno lo vuole stampare… Però lo si può scaricare legalmente in lingua originale (ed in molte altre).
L’edizione italiana costa molto. Sia chiaro, il libro vale ogni cifra, ma i prezzi che ho trovato sono eccessivi per la sola traduzione.
Io ho iniziato a leggere la versione in polacco (anche gratuita) perché è lingua “senza fronzoli” come purtroppo è l’inglese che nelle frasi lunghe tende ad essere ambiguo.
Sulla traduzione italiana, che è quindi a pagamento ci sono i pro e contro: il pro è che si capisce e credo sia abbastanza fedele, al massimo si rilegge una frase complicata (ma in inglese andrebbero rilette molte più frasi); capisco che è una traduzione complicata e se fosse gratis non ci farei caso.
Il contro è che è scritta in un italiano troppo “inglese”. Per esempio ci sono espressioni del tipo “drammaticamente difficile” ed altri avverbi messi davanti agli aggettivi che un italiano non userebbe (spaventosamente, terribilmente, drammaticamente…). Mentre leggo mi sembra di avere un infarto leggendo questi avverbi sproporzionati, oppure la voce narrante di Fantozzi con i suoi avverbi/aggettivi iperbolici, come le «Nuove “tragiche” iniziative del rag. Filini».
Una revisione italianizzante (*volendo, deinglesizzante o defantozzizzante) sarebbe buona, perché proprio perché conosco l’inglese (ed altre 4 lingue) so che per imparare una lingua straniera bisogna separarla dalla propria e approfondirle entrambe (anche la propria). L’inglese fronteggia l’indebolimento degli aggettivi rafforzandoli con avverbi esagerati come quelli sopra citati, che indeboliscono ancora di più gli aggettivi senza il supporto avverbiale.
Non direi quest’ultima cosa su una traduzione gratuita. Ma viene venduta a caro prezzo (io l’ho trovata addirittura a 38€)… e a questi prezzi vorrei la torta con la ciliegina sopra e non senza.
Però: si capisce ed il suo lavoro lo fa anche la traduzione italiana, non capisco perché comprare e leggere quella in inglese solo per togliersi una curiosità (io sfoglierei il pdf gratuito).
PS un termine nella traduzione che dà fastidio è anche “stress” e il derivato “stressato” invece di usare “tensione” (o talvolta irrigidimento). La traduzione introduce la parola “stress” poi per un certo numero di pagine si usa la parola “tensione” e poi però torna ad essere sistematicamente “stress”.
Frasi tipo:
– non bisogna suonare “stressati” (roba da psicologo 🙂 )
– quando si sente “lo stress” nelle mani (non la tensione, l’irrigidimento…)
Altri suggerimenti:
– blackout → vuoti di memoria
– Apparentemente Louis Plaidy insegnava… → A quanto pare Louis Plaidy… (apparentemente in italiano significa che non è vero in realtà, solo, appunto, in apparenza).
Se continuiamo così, l’italiano andrà a farsi benedire.
Grazie Francesco per il tuo commento. Probabilmente il traduttore non era un professionista.
La traduzione è stata volutamente fatta nello stile di Chang.
Lui scrive in un inglese-americano di un non nativo.
Le frasi lunghe in inglese sono una cosa normale, in italiano sono considerate “sbagliate”. Non è sempre agevole passare da una all’altra senza correre il rischio di stravolgere il significato originale. In molti casi si preferisce lasciare la frase lunga evitando il rischio (e molte sono state divise).
Le critiche sulla traduzione seppur accettabili sono superficiali.
La “deinglesizzazione” non è tra gli obiettivi della traduzione di un manuale
tecnico. Sarebbe un lavoro fuori luogo non necessario.
La differenza tra suonare stressato ed avere un’irrigidimento delle mani esiste eccome. In un caso ti stai mentalmente sforzando di suonare bene, nell’altro hai le mani che sono fisiologicamente affaticate e si irrigidiscono.
Black-out è una locuzione perfettamente utilizzabile in italiano (cfr. Treccani)
“Apparentemente” in italiano vuol anche dire “a quanto pare”, ed è esattamente quello che vuole dire l’autore originale: così si dice, ma non abbiamo prove certe, non ha lasciato niente di documentato su come insegnasse.
Tanti auguri.
Suono il pianoforte da quando avevo 3 anni. Insegno pianoforte da 34 anni. Eseguo concerti da 40 anni. Il libro di Chang è semplicemente “difettoso”. Potrebbe esporre meglio concetti che per la loro profondità possono veramente diventare illuminanti durante le fasi di pratica pianistica. Il difetto più evidente è che lambisce appena l’aspetto fisico e ritmico delle sensazioni che governano la memorizzazione. E questo è un aspetto fondamentale del controllo esecutivo. Io posso assemblare un motore a scoppio conoscendo tutte le sue parti meccaniche, ma se sono un pianista, il motore che assemblo, sono sempre io. Funziona con me e dentro di me. Senza approfondire questo argomento non si va molto in fondo.
Buongiorno Francesco,
ci potresti dire qualcosa di più sulla memorizzazione per come è la tua esperienza? Il tuo accenno mi sembra molto interessante dato che comprende tecnica ed emozioni. Grazie per il tuo commento e grazie se potrai scriverci qualcosa di più al riguardo. Buona giornata, buona musica, buona arte!
Nadia.
Su questo però potrei spezzare una lancia; il sig. Chang dice espressamente che il suo lavoro dovrebbe essere solo l’inizio per l’approfondimento in questo senso dell’arte pianistica. È una specie di punto in cui cambiar rotta, iniziare a mettere per iscritto i segreti del mestiere che finora morivano col maestro o passavano a pochi allievi, dovevano venire riscoperti ecc.
Lui ha dato un esempio di come partire, ma è un’opera da estendere. Nel suo complesso direi che è abbastanza completa, magari un manuale simile potrebbe trattare elementi mancanti da un altro punto di vista, altrimenti si rischia di dover creare un’enciclopedia.
Direi piuttosto che il libro dovrebbe essere adattato per gli altri strumenti e non mantenersi solo sul pianoforte.
E con questi metodi si potrebbe insegnare a quelli che hanno difficoltà in altri ambiti, per esempio la programmazione, che con la musica non c’entra, ma richiede un processo cognitivo che molti hanno innato, altri no e fanno fatica a star dietro agli altri, senza sapere perché e pure impegnandosi di più. Una cosa simile a ciò che succede con la musica suonata.
Ho letto qualche post ed ho trovato diverse polemiche ma anche opinioni interessanti in mezzo a tutto questo polemizzare. Ho letto parte del libro ed anche io voglio dare la mia opinione.
Ho notato fin da subito che il libro contiene diversi concetti giusti ed interessanti, ma spiegati malissimo.
Addirittura quando affronta concetti piú tecnici come il movimento circolare nel capitolo dove parla dell’improvviso (tanto per capirci) di Chopin la spiegazione diventa confusionaria e incomprensibile a meno che non si conosca il meccanismo e si possegano doti di comprensione fuori dal normale. Forse illustra addirittura un movimento sbagliato. Conoscendo bene il movimento ma non essendo titolato ma avendo visto muovere la mano di pianisti professionisti titolati non posso esprimermi con certezza.
L’unica cosa che possa dire che questo libro é davvero fatto male sebbene per chi già conosce i fondamenti non sia completamente disprezzabile almeno nelle intenzioni. Il fatto é che si capisce subito che il libro non può darti le fondamenta tecniche! pretese nel suo titolo.
Il fatto che non sia diplomato il suo autore é relativo.
Ci sono professioni dove si può operare senza titolo, senza per questo essere a tutti gli effetti un professionista. Certo non per la professione di medico.
Ma professioni come quella di cuoco non prevedono ad esempio il titolo di Chef. Questo solo per fare un esempio calzante.Nonostante tutto, sinceramente io mi aspetto che se compro un libro di tecnica sul pianoforte sia a scriverlo un professionista titolato a meno che il caso non voglia che che questi sia un genio!
Cosa che leggendo il libro suddetto posso escludere con certezza. Scrivere un libro che per capirlo ci vuole una persona che giá conosce quello che si dice e abbia doti speciali nel capire concetti confusi e magari scoretti non lo trovo molto utile! Non entro nel merito di altre cose scritte come ad esempio usare la parola ciclare per dire di ripetere un passo!! E’ un concetto geniale questo? avrà scoperto l’acqua calda? Fate voi
secondo me sto libro e’ sopravvalutato….l’autore non e’ nemmeno un pianista, quindi la sua e’ solo teoria e speculazione. Certo che di sicuro ha avuto buone intenzioni, ma uno non puo’ imparare da un non-pianista
Si può avere una recensione del libro di cui parla Tony58?
Accidenti! Mi si è aperto un mondo! Per il momento sto leggendo la prefazione, anch’io ho scaricato la prima edizione. Tutto quello che ho fatto fino ad ora è completamente sbagliato!!!!! Grazie del suggerimento!
Ho comprato diversi mesi fa l'ultima versione del libro. Più per curiosità che per altro.Dice in pratica le stesse cose, o poco più, di quanto diceva
Gyorgy Sandor nel suo " Come si suona il Pianoforte ", comprato nel lontano 1985 e custodito gelosamente. Sandor, a differenza di Chang, è
stato un eccellente concertista e insegnante, nonchè allievo di Béla Bartok.
Il libro di Chang l'ho trovato senza infamia e senza lode. Ciascuno può scorgervi qualcosa di interessante se non ha mai letto il libro di Sandor.
Nulla di più.
Vedi, Chang dà all'interno del libro spiegazioni a dei concetti semplici, che magari noi tutti già attuiamo, come per esempio la "Regola della continuità" , e chi non la usa già normalmente ha modo di impararla, non credo che siano cose così tanto stupide in fin dei conti. Spiega concetti come, "miglioramento post studio" , "delineare", "muri di velocità", "la causa del nervosismo", ecc…
Che questo libro è una spazzatura questo lo può decidere solo il lettore, e se tu lo hai letto questa è solo una TUA opinione. Libri come "suonare il pianoforte in 7 giorni" hanno titoli altisonanti solo per un motivo commerciale, è ovvio che non è possibile, e anche l'autore del libro lo sa.
C'è una persona che conosco che credo debba essere conosciuta perchè ha della stoffa da vendere, eppure non è diplomato in pianoforte, fermò gli studi prima. Ma qui si entra in un altro discorso. Spero che la discussione finisca qui dato che a quanto pare ognuno rimarrà sempre delle sue idee 😀
non hai risposto a nessuna delle richieste…evidentemente ti piace fare affermazioni infondate…..
esistono i concorsi pianistici ad esempio e se tale persona è veramente valida può sempre provare….sarà davvero così o è solo un tui personale giudizio??
se rimani della tua convinzione bene! il lettore può decidere se è in condizioni di farlo e di certo un principiante non lo sa fare!!
ma a me interessa solo che chi legge un articolo del genere non sia tratto in inganno dai toni celebrativi giacché non sono supportati da nessun merito! tutto qui!
Vi ringrazio per aver deciso di sospendere la disputa.
Personalmente l'ho trovata abbastanza stucchevole.
Diploma… Non diploma…
Perdoneremo ma lo trovo poco interessante.
Se vado al ristorante, non chiedo al cameriere se il cuoco ha studiato cucina.
Verifico come si mangia e se lo trovo di mio gusto ci ritorno, altrimenti non mi rivede piu'.
E questo a prescindere da eventuali attestati.
Ma anche ammesso e non concesso che un diplomato sia piu' titolato a dire la propria di un non diplomato, qualcuno puo' dirmi se in questa particolare graduatoria sia piu' titolato un diplomato italiano o uno cinese o uno statunitense o giapponese o russo? E qualcuno sa dirmi se esiste un conservatorio in questi Paesi e come e' organizzato in ciascuno di loro?
Insomma credo proprio che sia una gara poco interessante.
Se un pianista sa colpirmi, sa sorprendermi con la sua tecnica e con la sua musica allora ne sono soddisfatto a prescindere da quanto abbia studiato. Quante volte capita che pianisti quotati diano interpretazioni che non capisco o non mi soddisfino del tutto. Ne risultano inficiati nella mia stima per loro? No, naturalmente.
Si possono dare giudizi sui fatti, non su quanto si sia titolati.
Tornando al paragone culinario: quante massaie cucinano meglio di cuochi titolati.
Bisogna leggere il libro per verificarne il suo valore (il suo del libro, non della persona).
Io l'ho letto e l'ho trovato anche io nulla di speciale.
Alcune banalità'. Alcuni spunti interessanti. Alcuni elementi ovvi ma sistematizzati in modo proficuo.
Come dire nulla di speciale, ma neppure da buttare.
Fil
Ps: mi permettete un appunto metodologico?
In questi post sempre piu' sovente vedo troppe affermazioni generiche e generalizzate. L'italiano e' una bella lingua che oltre a richiedere una buona conoscenza della grammatica richiede pure un po' di stile. A volte usare frasi del tipo"secondo me", "mi sembra", "ritengo che", aiuterebbe a smussare le discussioni e le renderebbe piu' costruttive. Cosa c'e di più' bello di un confronto sulle opinioni?
Definire spazzatura in assoluto un testo o dire che scienza e musica non vano d'accordo sono tutte affermazioni senza senso. Bastava mettere davanti un "penso che" e le stesse affermazioni sarebbero diventate occasione di discussione anziche' di disputa.
perdonami Fil ma non credo che la questione sia nei termini che dici tu!
nessuno accusa Chang di non avere un diploma, o almeno non io…sono tuttavia convinto che esso quantomeno sia indice di professionalità! prima di pensare ad insegnare agli altri forse bisognerebbe imparare…
per quanto riguarda i conservatori, la loro fama, la loro organizzazione ecc ecc beh puoi tranquillamente informarti….
non posso giudicare Chang come pianista visto che non esiste nemmeno un suo video né lui cita di aver mai suonato in pubblico o in concerto…(sebbene invece perda tempo a decantare le sue presunte qualità di fisico, i suoi studi alla Cornell e le sue pubblicazioni…)
è evidente che le opinioni espresse appartengono all'autore e pertanto i "secondo me", "mi sembra", "ritengo che" sono superflui all'espressione del concetto…
se vai al ristorante non chiedi se lo chef abbia studiato cucina…certo come non chiedi a scuola se il prof di latino ha studiato latino…ma dimentichi che c'è chi garantisce per te!! il ristorante rinomato per lo chef…o lo stato che tramite l'università attesta la tua preparazione ad esempio……per non parlare del fatto che ci sono ristoranti e ristoranti….
ma faccio una domanda! se avessi necessità di farti operare da un chirurgo quanto saresti contento di sapere che chi ti opera non è mai stato in università a prendere laurea e specializzazione come tutti ma dichiara di essere bravissimo sebbene invece possieda una laurea in filosofia????
Ah ah ah…. buona la battuta sul medico.
Immagino fosse una battuta… perché non puoi "seriamente" paragonare la scienza medica con l'arte musicale.
Accidenti, sto ricadendo nella questione che hai già sollevato con Christian.
L'avevi definita un'affermazione che non aveva senso se non è contestualizzata.
Allora per non fare lo stesso errore ti dirò che non io, ma Galileo Galilei, Ludovico Geymonat, Immanuel Kant, si sono permessi di dire la stessa cosa. Hanno dedicato a questo tema interi tomi.
Ovviamente loro avevano interi libri da scrivere e quindi sono riusciti a contestualizzare meglio questa affermazione rispetto a quanto si possa fare in un post su Internet…
Fil vedo che non hai colto il senso….
non è l'oggetto che è in discussione (ossia né l'arte né la scienza..) ma il metodo e l'atteggiamento con cui lo si affronta…
non discuto il riferimento a Galilei, Geymonat e Kant in quanto li hai piazzati lì senza alcuna citazione specifica …..
Ma in breve e nel mio piccoolo, provo a dire perché secondo me musica e medicina non sono facilmente confrontabili, ovvero perché arte e scienza devono essere comparati con particolare cura.
Definizione di scienza: Complesso organico e sistematico delle conoscenze, determinate in base a un principio rigoroso di verifica della loro validità, attraverso lo studio e l'applicazione di metodi teorici e sperimentali. (non è mia, è presa da un vocabolario della lingua italiana)
Definizione di arte: Modo di operare secondo determinati studi, metodi, esperienze, abilità acquisite
credo che le definizioni date siano superficiali….
inoltre se si fa una citazione si dovrebbe dare la fonte corretta…..
Ogni disciplina ha la propria parte di creatività e la propria parte di tecnicismo… Einstein fu enormemente creativo nelle sue idee e il tecnicismo matematico gli consentì di rendere comprensibili a tutti le sue idee (o quasi)….
Come vedi c'è una certa differenza: applicazione di metodi terorici e sperimentali da una parte… abilità dall'altra…
La differenza non coinvolge solo la definizione, ma anche gli scopi.
Se un medico sbaglia, una persona muore.
Se un ingegnere sbaglia il progetto di un ponte o di una casa mette a rischio decine di vite.
Se un musicista sbaglia: è un peccato, ti rovina il piacere dei sensi, ma non muore nessuno.
Se un cuoco sbaglia la preparazione di un piatto, il tuo gusto ne sarà impattato, non viene messa in gioco la tua vita (a meno che sia un pazzo che usi veleno al posto dei normali ingredienti).
Un altro esempio: uno dei miti della nostra epoca è la certificazione qualità ISO 9000 (e tutta la famiglia che ne deriva). garantisce forse la qualità del prodotto finale? No, assolutamente: garantisce solamente che il prodotto è stato realizzato secondo processi e procedure che seguono gli standard qualitativi. E se la materia prima era scadente? Pazienza: non è un problema della certificazione qualità. La bontà del prodotto la decide il consumatore, non il certificatore.
questo è l'errore fondamentale!!
avrei potuto fare esempi meno eclatanti di quello del chirurgo ma il discorso non sarebbe cambiato….
ed per questo che purtoppo molti ritengono che ci sono campi del sapere di serie A e altri di serie B…..
il consumatore non sempre ne è capace anzi!!! sai distinguere se un prodotto buonissimo è cancerogeno o meno????? non credo….quindi….
Un ultimo esempio che attesta come persino la società civile e lo Stato siano consapevoli che pur essendo importante il percorso di studio, non è tutto. La laurea honoris causa (nota che è un Istituto diffuso in tutto il mondo): persone che per meriti, non per il percorso seguito, hanno attestato di essere un punto di eccelenza in quella scienza vengono riconosciuti come tali dalle Istituzioni, anche se non hanno seguito il percorso istituzionale.
Insomma: sono convinto che lo studio ed il diploma siano importanti, ma non sono garanzia di qualità finale.
Altrimenti finiamo per trascurare le attitudini delle persone, le loro abilità, che hanno anche esse il lolro rilievo.
Probabilmente lo sai meglio di me, ma perché da almeno 20 anni nell'università italiana si parla di separazione delle carriere fra ricercatori (in senso lato) e docenti? La risposta è semplice: non tutti hanno le stesse attitudini, pur avendo effettuato lo stesso percorso di studi.
ehh piano piano almeno la metà dei corsi di laurea specialmente magistrali sono fatte da ricercatori perchè i prof ordinari e molti associati sono rimasti a tecniche e conoscenze di 15/20 anni fa se va bene…..
perdonami ma quest'affermazione è infondata…o forse è valida per il tuo ateneo….
perdonami ma quest'osservazione non ha molto fondamento….
la laurea "honoris causa" viene conferita ad una persona che si è distinta, in una particolare materia o ambito, in modo particolare nel corso della sua vita!!! a parte alcuni casi denunciati come scandalo, tale titolo viene conferite a persone che ne hanno già in abbondanza di titoli e che hanno dedicato una vita alla ricerca nella materia e hanno contribuito ad essa in misura notevole ed è sostanzialmente un riconoscimento onorifico…
perdonami ma se lo studio non è certificazione di qualità la sua mancanza invece lo è????
è evidente che la qualità e i risultati dipendono dalla persona e non dall'istituto…ma è altrettanto evidente che l'istituzione si fa carico di aver certificato l'acquisizione di alcune conoscenze e competenze che altrimenti, per chi non ha conseguito titoli, deve essere dimostrata…e chi lo dimostra??? non certo un lettore inesperto per la discussione in oggetto….come fa un principiante a dire se chang scrive delle cavolate o meno??? che strumenti ha???
Lasciamo che Chang scriva i suoi libri (il mio giudizio lo conosci già su quanto ha scritto e non è lusinghiero, ma l'ho dato dopo averlo letto, dopo aver valutato il prodotto finale). Diamo credito alla gente: saprà valutare la bontà di quanto in esso contenuto.
Ultimo punto poi chiudo, perché sto post sta diventando lungo e noioso.
E' legittimo non usare espressioni come "penso che" o "ritengo", però poi le affermazioni che vengono pronunciate sono soggette a fraintendimenti o incomprensioni: quando scrivi che il libro di Chang è spazzatura si tratta di una verità rivelata o di un tuo parere? E' una spazzatura nel complesso o solo in alcune sue parti? E se "solo in alcune sua parti", in quali? Anche in quelle dove il nostro improvvido scrittore cita più blasonati pianisti? Insomma anche quella è un'affermazione generica (poi a dire il vero le mie osservazioni erano più rivolte ad altri post che non ai tuoi… ma mi hai dato la sponda per aggiungere qualche altro concetto 🙂 e te ne ringrazio).
avevo già detto che la mia affermazione è valida dalla prima all'ultima pagina…
va dal superficiale al semplicistico all'errato ecc. ecc.
Suvvia non ce la prendiamo per le affermazioni generiche: rappresentano il 95% dei dialoghi quotidiani. Perché prendersela così tanto con Christian? Non è mica l'unico a farle. Il nostro parlare è infarcito di concetti che diamo per scontati e che quindi appaiono infondati e generici.
Adesso basta. devo dire che questo argomento non mi appassiona per nulla e preferisco invece dialogare con te su altri aspetti. Devo farti una confessione: leggo sempre i tuoi post perché ogni volta ci trovo spunti utili e arricchenti. Per cui spero di poter tornare a discutere con te su punti più interessanti.
Grazie
Fil
certo che non è l'unico a farle…ma se vuoi fare un blog di qualità devi evitarle altrimenti ricade nella tanta spazzatura presente su internet…lo dico per il bene del blog….
Tuttavia mi pare assurdo giudicare una qualsiasi opera dal curriculum dell'autore. Secondo me ci sono ottimi consigli in questo libro, anche se non lo considero la bibbia del pianoforte. Che l'autore sia un pianista di fama internazionale o meno non cambia di certo il mio giudizio..
il curriculum è fondamentale!! è quantomeno garanzia che ciò che leggi non siano cavolate! poi si può essere o no d'accordo con l'autore….
Rosy giustamente osservava "ma se un musicista avesse scritto un libro di biologia molecolare…che valore avreste dato al libro?? "
è proprio questo il punto!!
Sicuramente ci sono passaggi poco chiari e può essere, non tocca a me giudicare, punti poco corretti. Io credo che Chang abbia apportato parte della scienza al pianoforte. La musica è arte, e scienza ed arte vanno sempre poco d'accordo. Ma il pianoforte è meccanica, e in particolare i metodi di studio non possono essere improvvisati. Chang nel suo libro ne spiega di alcuni validi e non si li è inventati. A parte le descrizioni tecniche (e la sua capacità persuasiva che ti tende a far credere assolutamente che quello sia il miglior metodo mai esistito) , molti di questi li ritrovo ovunque: libri, riviste, consigli degli insegnanti ecc..
Ripeto, io lo ritengo un libro valido …
Per quanto riguarda il discorso del Curriculum credo che sia solo una GARANZIA.. Certo, un autore che ha un curriculum da sogno avrà sicuramente una credibilità più elevata rispetto ad un pianista che non ha conseguito il diploma. Tuttavia non escludo il fatto che il pianista senza diploma possa avere doti e qualità da far invidia a colui che vanta un ottimo curriculum, non trovi?
Chiaramente tra i 2, colui che avrà più credibilità sarà il primo.
Poco tempo fa,in un topic del Forum su Lang Lang avevi espresso il tuo parere su questo pianista con una sola frase :"ha preso un diploma in pianoforte ad "honoris causa" non dico più niente ;D ;D".
Prima dici che chi non ha preso il diploma non va nemmeno considerato e adesso sostieni esattamente l'opposto…DECIDITI !!!!
Ma quando mai ho mai sostenuto una cosa del genere?? Ho detto che Lang Lang ha preso un diploma Honoris Causa ed ha tutta la mia stima! Non ho mica detto che se non aveva il diploma non valeva niente! Per favore, asteniamoci da questi commenti inutili..
ma dove hai sentito che gli hanno dato una laurea honoris causa??? non mi risulta….
Scusa che parte della scienza???? fai qualche esempio…
La tua affermaznione "La musica è arte, e scienza ed arte vanno sempre poco d'accordo." non ha nessun senso se non è contestualizzata….
il problema è che questo è un libro spazzatura del tipo "suonare il pianoforte in 7 giorni" che illude l'inesperto!! e devo dire che fa schifo dalla prima all'ultima pagina! fin dalla prima quanto mai presuntuosa affermazione "Questo è il primo libro mai scritto su come studiare pianoforte!"……
Mi citi qualche pianista non diplomato con queste doti da far invidia???
Rispondevo a Rosy: "NON è un pianista"
essere un pianista non significa saper schiaccire tasti sul pianoforte… credo volesse dire che oltre a non avere uno straccio di diploma non sia un pianista rinomato…ossia non fa concerti né suona da nessun'altra parte….
Beh, se per questo andrej, sai quanti musicisti che non hanno un diploma sono meglio di quelli che sono pieni zeppi di concerti (e che hanno il diploma)? Il pezzo di carta significa tutto e non significa nulla..
no fammi qualche esempio….. Il pezzo di carta come lo chiami tu, non garantisce la fama! certifica solo che hai fatto un certo percorso di studi! e questo vale sempre! tuttavia, avere il diploma non vuol dire essere un pianista!
la cosa che mi chiedo è: come mai uno che ha fatto tanto per prendersi un dottorato in fisica non ha fatto altrettanto per il pianoforte ed anzi detta legge sulla tecnica pianistica???
mi chiedevo…Chang NON è un pianista, NON è un maestro di pianoforte, NON è un musicista, è solo un FISICO, ha scritto un libro guardando l'insegnante di pianoforte delle figlie, oltretutto il libro è pubblicato con un servizio simile a Lulù….(della serie nessuno lo voleva pubblicare…), e qui lo si reputa come chi ha scritto la BIBBIA del pianoforte???????
ma se un musicista avesse scritto un libro di biologia molecolare…che valore avreste dato al libro??
grande!!
intendo grande Rosy!!
Chang suona il pianoforte dall'età di 12 anni
mia nonna da quando aveva 5 anni e quindi???
Ahahahahahahahahah
Grazie Christian!
Potete scaricarla gratuitamente da : http://www.studiarepianoforte.it/prima_edizione.h…
Segnalo anche una discussione sul forum da prendere in considerazione prima dell'acquisto: http://forum.pianosolo.it/libri-e-materiale-didat…
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