Gli accordi musicali rappresentano una combinazione armonica di almeno tre note distinte suonate in simultanea. Quando queste componenti tonali vengono eseguite in sequenza piuttosto che simultaneamente, il risultato è un arpeggio, che è una sorta di “scomposizione” dell’accordo.
È importante notare che la capacità di generare accordi non è universalmente condivisa tra tutti gli strumenti musicali. Ad esempio, mentre strumenti ad arco come il violino e il violoncello possono produrre accordi, non tutti gli strumenti hanno questa capacità polifonica. La chitarra è spesso considerata lo strumento ideale per l’esecuzione di accordi, grazie alla sua struttura e alla facilità con cui si possono formare diverse combinazioni di note.
Tuttavia, il pianoforte si distingue per la sua versatilità e le sue capacità polifoniche avanzate. Non solo permette l’esecuzione di accordi, ma offre anche la possibilità di suonare una melodia in parallelo. Questa è una delle qualità uniche del pianoforte: la capacità di produrre una ricca tessitura sonora, con la possibilità di suonare fino a 88 note diverse in simultanea. Questo lo rende uno strumento eccezionalmente adatto per eseguire sia la componente armonica che melodica di un brano musicale.
Come formare un accordo?
La formazione di un accordo musicale è un processo che implica l’articolazione simultanea di almeno tre note, separate da intervalli specifici. In termini musicali, un “intervallo” è la distanza tonale tra due note. Se solo due note vengono suonate insieme, il risultato è un bicordo, che è una forma più semplice di combinazione tonale.
Nel contesto degli accordi, l‘intervallo che separa ciascuna nota dall’altra è tipicamente un intervallo di terza.
Prendiamo, ad esempio, l’accordo di Mi minore, che è composto dalle note Mi, Sol e Si.
- L’intervallo tra Mi e Sol è una terza minore
- L’intervallo tra Mi e Si è una terza maggiore.
Questi intervalli sono definiti in base alla loro dimensione tonale:
- una terza minore è formata da un tono e un semitono
- una terza maggiore è formata da due toni completi.
In sintesi, un accordo è essenzialmente una triade, ovvero una struttura sonora composta da tre note separate da intervalli di terza, che possono essere sia maggiori che minori.
La natura dell’accordo—se è maggiore, minore o altro—dipende dalla specifica combinazione di questi intervalli di terza. È anche importante notare che gli accordi possono evolvere in strutture più complesse, come le quadriadi, che includono quattro o più note, ma il principio fondamentale degli intervalli rimane costante.
Tipologie di accordi
Il panorama degli accordi musicali è vasto e incredibilmente variegato. Sebbene esistano numerose varianti, la loro classificazione può essere semplificata in due categorie principali:
In base al modo si distinguono gli accordi maggiori da quelli minori.
In base al numero di note abbiamo le triadi, le quadriadi e altre forme più complesse.
Un accordo maggiore è caratterizzato dalla presenza di una terza maggiore seguita da una terza minore. Questi accordi tendono a evocare sensazioni di ottimismo, tranquillità e benessere. Ad esempio, l’accordo Do maggiore, composto dalle note Do, Mi e Sol, è spesso associato a queste emozioni positive.
Al contrario, un accordo minore, formato da una terza minore seguita da una terza maggiore, tende a suscitare sentimenti di tristezza, malinconia o introspezione. Un esempio classico è l’accordo di Fa# minore, che include le note Fa#, La e Do#.
Oltre a queste distinzioni fondamentali, gli accordi possono essere ulteriormente classificati in base al numero di note che li compongono.
Una triade è un accordo di tre note, mentre una quadriade è composta da quattro note. Esistono anche accordi più complessi che includono cinque o più note, ognuno con le proprie caratteristiche e applicazioni musicali.
In sintesi, pur essendo numericamente limitate le tipologie di accordi base, la loro trasposizione in diverse tonalità crea un universo quasi infinito di possibilità armoniche.
Mentre memorizzare tutti gli accordi esistenti potrebbe sembrare un compito arduo, la comprensione della loro struttura e formazione può facilitare notevolmente il processo di identificazione e utilizzo.
Come si fa a ricavare un accordo?
La generazione di nuovi accordi può essere un processo sorprendentemente semplice se si parte da una conoscenza di base di alcuni accordi fondamentali.
Prendiamo, ad esempio, l’accordo di Do maggiore, che è composto dalle note Do, Mi e Sol. Questo accordo è strutturato su due intervalli specifici: il primo è tra Do e Mi, che è un intervallo di terza maggiore (equivalente a due toni), e il secondo è tra Mi e Sol, che è un intervallo di terza minore (equivalente a un tono e un semitono).
Con questa struttura di base in mente, è possibile derivare altri accordi maggiori utilizzando la stessa formula. Supponiamo che vogliamo formare l’accordo di Re maggiore. Inizieremmo con la nota fondamentale, Re, e poi aggiungeremmo una terza maggiore, che in questo caso è Fa#, seguita da una terza minore, che è La. Il risultato è l’accordo di Re maggiore, composto dalle note Re, Fa# e La.
Questo principio è estensibile anche agli accordi minori. In un accordo minore, la struttura è invertita: inizia con una terza minore seguita da una terza maggiore. Quindi, se conosciamo come formare un accordo maggiore, possiamo facilmente adattare questa conoscenza per generare accordi minori.
In sintesi, la comprensione della struttura intervallare di un accordo di base può fornire gli strumenti necessari per derivare una vasta gamma di altri accordi, sia maggiori che minori. Questo approccio sistematico non solo semplifica il processo di formazione degli accordi, ma offre anche una solida base teorica per l’ulteriore esplorazione armonica.
Gli accordi in musica
In ogni composizione musicale, gli accordi svolgono un ruolo cruciale nel tessuto armonico che sostiene la melodia. Questo schema armonico è attentamente progettato dal compositore e serve come fondamento su cui si costruisce la melodia, indipendentemente dallo strumento per cui è scritta—sia esso flauto, clarinetto, violino o altro.
Ad esempio, nell’incipit del celebre brano “Per Elisa” di Beethoven, la struttura armonica Lam – Mi – Lam rappresenta una progressione tonica-dominante-tonica. Questo tipo di schema armonico è universale e si trova in tutti i generi musicali. Un altro esempio potrebbe essere l’introduzione del brano “Nuvole Bianche” di Ludovico Einaudi, dove la mano sinistra al pianoforte rivela gli accordi iniziali di Fam e Reb, che rappresentano una progressione tonica-sopradominante.
È importante notare che gli accordi non sono esclusivi di un particolare strumento. Mentre alcune persone potrebbero confondere le notazioni degli accordi (come Rem, Mi7, Lab9, ecc.) come specifiche per la chitarra, in realtà, queste sono universali. Possono essere eseguiti su qualsiasi strumento polifonico, come una tastiera, o persino essere cantati da un coro.
Le partiture di musica moderna o jazz presentano sia la linea melodica (generalmente eseguita con la mano destra al pianoforte) che le notazioni degli accordi (eseguite con la mano sinistra). Questa è una manifestazione della ricchezza e della complessità che gli accordi apportano al tessuto musicale, offrendo infinite possibilità per l’esecuzione e l’interpretazione.
Nomi e simboli degli accordi
Nella nomenclatura degli accordi, il nome dell’accordo è generalmente derivato dalla sua tonica, che è la nota più bassa quando l’accordo è in stato fondamentale.
Ad esempio, l’accordo composto dalle note Do-Mi-Sol è denominato “Accordo di Do“.
Gli accordi possono essere ulteriormente qualificati come maggiori o minori, spesso indicati con “magg” o “min“. Tuttavia, nella pratica comune, l’indicatore “magg” è spesso omesso per gli accordi maggiori, lasciando semplicemente il nome della tonica (ad es. “Do” invece di “Do magg”).
Per gli accordi minori, le convenzioni di nomenclatura sono leggermente diverse. Ad esempio, “Do min” può essere abbreviato come “Dom” o anche indicato con un trattino, come in “Do-“.
È fondamentale comprendere che gli accordi possono esistere in varie inversioni, note come “rivolti”. Ad esempio, l’accordo di Do può essere presentato come Mi-Sol-Do o Sol-Do-Mi. Nonostante queste inversioni, il nome dell’accordo rimane invariato e si basa sulla sua tonica.
Passando agli accordi di settima, questi sono spesso indicati con un numero accanto al nome dell’accordo, come in “Sol7”. In questo caso, l’accordo di Sol (Sol-Si-Re) viene esteso per includere una quarta nota, il Fa, che è un intervallo di settima minore dalla tonica. Questi accordi di settima di dominante aggiungono una qualità di tensione e instabilità, spingendo spesso verso una risoluzione su un accordo più stabile.
Se trovi un simbolo “più” accanto al 7, come in “Sol7+”, l’accordo diventa Sol-Si-Re-Fa#. Il simbolo “+” indica che la settima minore (Fa) è stata elevata a una settima maggiore (Fa#), aggiungendo un ulteriore livello di tensione all’accordo.
Esempi di accordi di settima includono Mi7, composto da Mi-Sol#-Si-Re, e Si7, formato da Si-Re#-Fa#-La. Questi accordi sono fondamentali per aggiungere complessità e profondità alla struttura armonica di una composizione.
I principali accordi al pianoforte
Nel contesto del pianoforte, gli accordi possono variare in complessità a seconda della tonalità del brano. Gli accordi più semplici da imparare e ricordare sono spesso quelli che utilizzano esclusivamente i tasti bianchi. Ad esempio:
– Do maggiore: Do + Mi + Sol
– Fa maggiore: Fa + La + Do
– Sol maggiore: Sol + Si + Re
Questi accordi sono intuitivi perché non richiedono l’uso di tasti neri, rendendoli accessibili anche ai principianti.
Tuttavia, la complessità aumenta quando gli accordi incorporano tasti neri. Ecco alcuni esempi di accordi maggiori che includono tasti neri:
– Re maggiore: Re + Fa# + La
– Mi maggiore: Mi + Sol# + Si
– Si maggiore: Si + Re# + Fa#
Analogamente, esistono accordi minori che utilizzano tasti neri, come:
– Fa minore: Fa + Lab + Do
– Do minore: Do + Mib + Sol
– Si minore: Si + Re + Fa#
Per chi è agli inizi, un buon punto di partenza potrebbe essere l’apprendimento degli accordi derivati dalla scala di Do maggiore, che include sia accordi maggiori che minori:
– Do maggiore: Do-Mi-Sol
– Re minore: Re-Fa-La
– Mi minore: Mi-Sol-Si
– Fa maggiore: Fa-La-Do
– Sol maggiore: Sol-Si-Re
– La minore: La-Do-Mi
– Si diminuito: Si-Re-Fa
Conoscere questi accordi fondamentali può fornire una solida base per esplorare ulteriormente la vasta gamma di accordi disponibili sul pianoforte.
Altre risorse sugli accordi
Buon pomeriggio dovrei scrivere l armonizzazione della scala di SOL e Fa maggiore. Come si fa?
perchè li era un accordo di fa quindi sulla scala di fa maggiole la settima minore è mib mentre nell’articolo parla di sol, quindi scala e accordo di sol, in cui la settima minore è il fa.
In effetti Christian spiegato così come nell’articolo senza prima parlare di scala qualcuno che non ha ben chiaro scale ed intervalli può confondersi
grazie mille fate sempre un ottimo lavoro,tanks
Ho quasi capito tutto…..?????……Forse….Mi mancano però alcuni perchè…????? o altri approfondimenti…..Perchè chiamiamo la 7a la nota che dobbiamo aggiungere con un tono e mezzo dopo la terza nota dell’accordo? Es Do-Mi-Sol –> aggiungo Sib ed ottengo un Do7….Giusto?….
ma come fai a dire che spostandoci di 7 note dal Do ottengo un Sib???
Partendo dal Do 1- Re -2- Mi -3- Fa -4- Sol -5- La -6- Si -7- Do……???? Devo considerare i mezzi toni???? allora verrebbe:
Partendo dal Do 1- Do# -2- Re -3- Re# -4- Mi -5- Fa -6- Fa# -7- Sol……….????
e soprattutto perche questo accordo, come tutte le settime infondono un ” modo d’instabilità ” e chiamano l’accordo successivo per loro natura….Per es. Do7 vuole il Fa Re7 Vuole il Sol….Sol7 Vuole il Do…..Ma perchè…????
Altra cosa….Dove posso trovare tutte le regole per comporre tutti gli accordi…Se non ricordo male una diminuita si forma togliendo un mezzo tono alla 3^ e 5^ ….?????…..Vado a memoria ma mi piacerebbe avere qualcosa di scritto.
Grazie Pierre
per formare un accordo di settima minore es do7 devi considerare la scala di do maggiore e prendere la terza (maggiore) la 5 (giusta) e la settima (minore)
Christian in effetti forse non ha considerato che molti non hanno studiato le scale e gli intervalli, o forse si? comunque per formare un accordo di settima devi prendere la settima nota della scala, nel caso di scala di do la settima nota è si.
però questo non basta. se prendi la settima nota in maggiore hai un accordo di settima maggiore (do7+) se prendi una settima minore hai un accordo di settima monore (Do7)
lo stesso per l’accordo di diminuita, prendi la tonica, la terza minore, la 5 diminuita (da cui si prende il nome dell’accordo),
🙂