
Francesco Grillo: fra classica e jazz
Fra le novità di Piano City Milano quest’anno abbiamo assistito ai concerti nei cortili delle case milanesi. Luoghi privati di particolare bellezza che privati cittadini hanno messo a disposizione per ospitare alcuni degli artisti e le loro perfomance pianistiche. Abbiamo assistito al concerto del Maestro Francesco Grillo in uno di questi contesti straordinari ed è stata l’occasione per scoprire un artista che ha saputo mirabilmente coniugare elementi della musica classica e della musica jazz.
Francesco Grillo proviene da una famiglia con tradizione musicale e si è diplomato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Ha poi perfezionato i suoi studi alle Accademie di Imola e Cremona. Un pianista concertista classico dunque, con un retaggio musicale che va da Chopin a Ravel e Debussy e alla tradizione russa di Rachmaninov, Scriabin, Prokofiev. Ma anche un pianista con un orecchio rivolto al jazz e alla musica di Bill Evans, Thelonius Monk, Bud Powell. Questa trasversalità, che per molti altri artisti ha rappresentato un terreno di sfida ricco di insidie a livello compositivo, per Francesco Grillo è invece luogo fertile da cui far germogliare brani in cui il tocco classico e alcune idee mutuate dalla tradizione classica accolgono elementi squisitamente jazzistici, in una elaborazione esteticamente appagante.
“Highball” (2011, Emarcy) è stato il banco di prova di Francesco Grillo, un lavoro discografico in piano solo concepito come una sorta di recital in cui il Maestro ha eseguito composizioni proprie arricchite da ampie frange di improvvisazione. Non a caso in ben tre brani (“Safari”, “Oasi” e “En Plein Air”) di “Highball” special guest è Stefano Bollani, un jazzista, appunto, che ha fortemente sostenuto questa operazione dopo aver ascoltato alcune composizioni di Francesco Grillo. E questo disco ha davvero un respiro internazionale e atemporale, nella sua trasversalità che ci consente di assaporare note di romanticismo chopiniano come nel “Preludio 1” ma anche sprazzi di poetica billevansiana come ne “L’ora dubbia” o un attacco scarlattiano in “Allodole”. Francesco Grillo rivela una padronanza armonica totale, un fraseggio sciolto e fluido e un tocco limpido e cristallino che denota estrema cura del suono, ma anche abilità nello sfruttare la valenza percussiva dello strumento pianoforte e una felice vena nell’invenzione melodica. Il suo concerto e il suo disco confermano un artista maturo in grado di spaziare in tutti i registri musicali, nella proficua alternanza di pieno/vuoto, di forte/piano, di veloce/lento, di lirico/concitato, una poetica degli opposti che musicalmente ci rende delle composizioni complesse eppure pienamente godibili, una sintesi della poetica dell’umano esistere e sentire. Un canone di bellezza nuovo che vi invitiamo a scoprire.
Ecco in video un brevissimo estratto del suo recital a Piano City Milano e a seguire un video contenente uno dei suoi brani. Buona visione!

