
F. Chopin, Studio n.6 op.10
Nello Studio n. 6 op.10 le difficoltà sono più di ordine interpretativo che tecnico. La tradizione ha fatto sì che questo Studio andasse rallentando la sua velocità di esecuzione a favore di una maggiore cantabilità , ma quella di Chopin era un’indicazione di relativa velocità ed è a questa che mi riferisco nella mia interpretazione.
In questo senso la difficoltà del movimento in semicrome è più di ordine sonoro, in quanto le due mani devono riuscire a mantenere un equilibrio nell’articolazione delle semicrome senza che si senta il passaggio da una mano all’altra. Le tre linee, quella della melodia, quella del movimento di semicrome e quella del basso, costituiscono la maggiore difficoltà proprio in termini di differenziazione timbrica.
C’è un continuo incrociarsi della linea centrale che è anche a sua volta una melodia interna, oltre a quella della parte superiore del basso, a volte con divisioni di una nota per mano, ma il punto chiave forse per capire quanto l’omogeneità timbrica sia la caratteristica più importante da un punto di vista tecnico in questo Studio la troviamo nelle battute 39-40, quando alla fine dello sviluppo quella che era una prerogativa della destra ritorna all’originaria figurazione affidata alla sinistra.
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