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F. Chopin, Studio n. 2 op.10

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F. Chopin, Studio n. 2 op.10, 5.0 out of 5 based on 102 ratings

F. Chopin, Studio n. 2 op.10

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Lo Studio n.2 è probabilmente uno dei più difficili in relazione ad alcuni tipi di conformazione della mano del pianista. Si narra che persino un talento assoluto come Vladimir Horowitz avesse delle difficoltà a eseguire questo Studio per quanto il terzo, il quarto e il quinto dito sono impegnati dall’inizio alla fine di questo brano. In questo Studio Chopin in qualche modo dichiara la possibilità dello scavalcamento di queste dita evitando il passaggio del pollice nella scala cromatica. In questo Studio la parte superiore della mano esegue scale cromatiche quanto quella inferiore compone accordi di sostegno al cromatismo dominante tutta la composizione. Alcune note vanno sempre comunque ad assecondare quella che deve essere una sensazione di appoggio della mano sulla tastiera. Mille interpretazioni si sono avvicendate su quella che può essere una soluzione per risolvere una grandissima difficoltà e queste possibilità vanno probabilmente affrontate tutte, perché è veramente solo la risultante di uno studio approfondito e diversificato che può dare a ogni pianista la propria maniera di risolvere questo difficile esercizio. Ecco alcune brevi considerazioni che possono chiarire qual è il mio approccio a questo Studio.

Come raccomandava Chopin negli stessi suoi appunti incompiuti per il metodo, la prima cosa da fare è studiare solo la parte superiore, la scala cromatica, con le dita appropriate, per avere il più possibile una chiarezza delle diteggiature che stiamo adoperando. Addirittura, oltre a studiarle legate, queste note vanno anche precisate con uno studio distaccato che in qualche modo non favorisca gli automatismi. Dopo questo, che deve essere lo studio preliminare, la vera difficoltà dell’apporre l’accordo ogni 4 semicrome va in qualche modo considerata nei suoi due aspetti fondamentali: vederla come un momento di appoggio della mano rispetto al movimento continuo delle semicrome ma anche vedere il momento dell’accordo quasi come un pizzicato e quindi trovare nell’accordo una spinta, un’energia alla propulsione della parte esterna della mano superiore della mano destra che favorisca la continuità del movimento cromatico.

A battuta 3 vanno sottolineate alcune note di questo movimento cromatico che in qualche modo che conferiscano maggiore appoggio in una situazione non lineare delle semicrome. Sottolineare il secondo Sol e il Fa naturale in qualche modo dà alla mano una flessibilità che evita irrigidimenti controproducenti alla continuità del brano.

Continuando in questo stesso modo, il Mi superiore che troviamo a battuta 4 sarà un’altra nota alla quale prestare particolare attenzione.

Ancora più interessanti sono le difficili diteggiature che Chopin ci appone a battuta 7, dove anche l’indicazione di sempre legato va messa in relazione con la velocità più che a un reale contatto continuo con la tastiera.

L’indicazione di quinto dito sull’accordo iniziale di battuta 7 è chiaramente qualcosa che ci fa staccare la mano dalla tastiera, ma ci dà anche un’ulteriore occasione di appoggio e quindi di interruzione di una tensione che altrimenti diventerebbe controproducente vista la lunghezza dello studio.

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