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Esercizi di pianoforte ed efficacia

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Esercizi di pianoforte ed efficacia, 5.0 out of 5 based on 282 ratings
donna pianoforte
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Per tecnica pura intendo quel meccanismo preso dalle formule più semplici e sviluppato in diversi modi (varianti ritmiche, trasporto in altre tonalità) atto a rendere razionale e controllabile il movimento delle dita.

Sappiamo, studiando i grandi, che quasi tutti si esercitavano in questo senso, anche se già esperti.

Arthur Rubinstein, ottantenne, dopo un concerto, a chi gli chiedeva se studiasse ancora rispose: “Giornalmente alleno le dita sui tasti, finché sento di poter migliorare“.

Oppure Ferruccio Busoni, raggiunta la celebrità, continuò a lungo a esercitarsi sulla tastiera, anche con esercizi di tecnica piuttosto semplici, eseguendoli molto lentamente. 

C’è un curioso aneddoto su Busoni. Egli confidò che per superare la noia che nasceva dal ripetere gli esercizi in modo così assiduo e lento, scollegava il cervello all’azione di suonare (metteva le mani col “pilota automatico”) e si concentrava a fare altre cose come leggere libri!

La tecnica pianistica nel corso degli anni si è progressivamente evoluta, fino a darci indicazioni sempre più precise su quello che dobbiamo fare e quello che non dobbiamo fare. Una delle cose che non bisogna mai fare è suonare senza concentrazione. Qualcuno potrebbe ribattere dicendo: “Busoni lo faceva però!” e io gli risponderei: “Sì ma, noi non siamo Busoni!”

È un po’ come quando si studia armonia e osserviamo che alcuni grandi non ne hanno rispettato le regole teoriche con precisione. La risposta è sempre la stessa. Prima impariamo a fare le cose in modo corretto, solo in un secondo momento potremo prescindere dalle regole.

Tutti i problemi di tecnica sono affrontabili se ci si esercita in modo lento, costante e utilizzando formule adatte.

Quando ci ritroviamo davanti a una partitura, dobbiamo sapere che possiamo trovarci di fronte a massimo 5 specie di difficoltà. Il nostro compito perciò è quello di andare prima a capire quella sezione che ci crea problemi, che tipo di difficoltà presenta, dopodiché possiamo andare a lavorarci sopra con tranquillità e senza fretta nell’avere risultati immediati.

“Esercizio vuol dire sviluppo. L’esercitarsi è imparare quello che non si sa, arrivando a saperlo come si deve. Si esercitano le dita per far sì che acquistino le qualità che a loro mancano; queste qualità sono la sicurezza, la forza e la bellezza del suono dal quale dipende l’espressione” (Schiffmacher/Tasset)

L’esercizio, a differenza degli studi, spesso non è riportabile ad alcun tipo di forma musicale. Si tratta solamente della pura rappresentazione di una serie di note e ritmi ripetuti più volte con diversi ritmi o tonalità. (a parte la ripetizione, non sarebbe più corretto parlare di “ serie di note e figure ritmiche ripetute variando la tonalità e il ritmo”?)

A cosa serve l’esercizio? Ad allenare gradatamente la capacità fisiologiche di ciascuno in vista del conseguimento di una padronanza totale della tecnica pianistica.

5 tipologie di esercizi 

Nel libro Mani sull’Avorio” di Nunzio Montanari e Gianl Luigi Dardo, edito da Berben, Vol.II del 1988, tutta la tecnica per pianoforte può essere racchiusa in 5 grandi famiglie. Vediamo in che modo:

1. Con le cinque dita senza passaggio del pollice.

Ne fanno parte sicuramente gli esercizi sui principianti che per comodità non spostano ancora la mano, ma di certo uno studente non disprezza questi esercizi… basta solamente pensare agli esercizi n.16 e n.17 del Gradus ad Parnassum di Clementi! Altri esercizi in questo gruppo sono gli esercizi sulle note tenute e di preparazione ai trilli e arpeggi.

2. Con passaggio del pollice a gradi congiunti

Qui abbiamo tutte le scale diatoniche, cromatiche. Le scale sono la tecnica pura per eccellenza.

3. Con passaggio del pollice a note disgiunte

A questa tipologia appartengono tutti gli arpeggi consonanti e dissonanti, per moto retto e contrario, con ritmi ed estensioni differenti.

4. Note doppie e accordi

Anche qui abbiamo moltissimi esercizi. Abbiamo le doppie note, scale di doppie terze e doppie seste, scale d’ottava, di quarte, quinte, e tutti gli accordi di ogni tipo (triadi, quadriadi ecc.. in ogni posizione) e tutti gli altri passaggi caratterizzati da note multiple della stessa mano.

5. Formule miste

In quest’ultima specie abbiamo i glissando, le note ribattute, la tecnica a mani incrociate, i tremoli, i salti e tutte le altre combinazioni di tecnica non classificate nelle specie precedenti.

Concludo questo articolo con queste frasi tratte da “Mani sull’avorio, Vol.2 – Tecnica e sua Estetica, Ed. Berben“:

“Se ogni pianista avesse la tenacia di allenarsi quotidianamente per circa mezz’ora, scegliendo un esercizio per ogni categoria di esercizi, dopo alcuni mesi… non riconoscerebbe più le sue mani per la facilità con la quale esse affronterebbero i tecnicismi della composizione in corso di studio. È una cura “vitaminica” multipla che fa bene a tutti.”

Citazioni ed annedoti in: Mani sull’Avorio di Nunzio e Gian Luigi Dardo, Ed. Berben, Vol.II, pag. 26

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Sono un pianista a tempo pieno, laureato a pieni voti all'ISSM "G.Puccini" di Gallarate. Adoro condividere le mie esperienze musicali sul web con articoli e video. Insegno pianoforte a coloro che intendono cominciare questa fantastica avventura.

3 COMMENTI

  1. “Se ogni pianista avesse la tenacia di allenarsi quotidianamente per circa mezz’ora, scegliendo un esercizio per ogni categoria di esercizi, dopo alcuni mesi… non riconoscerebbe più le sue mani per la facilità con la quale esse affronterebbero i tecnicismi della composizione in corso di studio. È una cura “vitaminica” multipla che fa bene a tutti.”E’ verissimo ! on Cordialita’,

    Carlo Musso, Perugia

  2. Volevo chiedere da profano o dilettante dello strumento” piano ” quale sono, e la cosa mi ha sempre incuriosito, la valenza di esercitarsi e studiare in maniera ripetitiva e noiosa gli esercizi per la mobilita’ delle dita dei vari passaggi su pezzi tratti da Hannon o Cesi Marciano o Bartok e altri. Non si avrebbe lo stesso risultato studiando pezzi melodici magari conosciuti ai quale ci si applicherebbe anche col gusto dell’ascolto. Pezzi si intende con lo stesso grado circa di difficolta’.
    Questa domanda mi sorge spontanea in quanto non avendo piu’ ne il tempo ne l’eta’ per prendere lo studio ab initio cerco di ottimizzare le poche ore che riesco a dedicare allo strumento.
    Grazie mille
    mario

    • Ciao Mario, i benefici si ottengono anche con i “pezzi melodici/brani famosi”. Spesso però gli esercizi sono più mirati a risolvere queste problematiche. Ti consiglio quindi di fare entrambi.

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