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Enrico Pieranunzi, Frame (2020, Cam Jazz)

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Enrico Pieranunzi, Frame (2020, Cam Jazz), 5.0 out of 5 based on 1 rating

Enrico Pieranunzi, Frame (2020, Cam Jazz)

Una galleria di immagini i cui contorni si fanno indefiniti, un movimento di colore dalle imprevedibili direzioni, corrispondenze tattili, sonore, emotive: tutto questo è “Frame”, il nuovo lavoro in piano solo di Enrico Pieranunzi che questa volta prende le mosse dall’arte, dalla pittura in particolare e dedica le sue composizioni ad alcuni pittori che hanno fatto la storia dell’arte del Novecento.

Non nuovo alle suggestioni artistiche e culturali provenienti da ambiti esterni a quello musicale, basti pensare all’amore per il cinema che Pieranunzi ha dispensato a piene mani in altri lavori, il pianista in questo caso evoca in quattro suite ed altri brani monografici nomi illustri delle arti figurative del XX secolo.

L’apertura di “Frame” è intitolata a Jackson Pollock. Qui Enrico Pieranunzi sembra seguire musicalmente il gesto pittorico dando vita a un suono corposo, denso, così come il colore delle grandi tele del pittore, una materia sonora ricca, orchestrale, dalla palette coloristica molteplice pur nella concisione dei pezzi. E variegata è anche la gestualità che compone l’immagine finale, laddove dal caos apparente emerge la forma, muovendosi dal frammento alla composizione di una quelle melodie che rendono onore al consolidato stile di Pieranunzi in Pollock’s Mood, per poi riscomporsi in Polllock’s Drive e atterrare sul Blues, antico amore che il pianista che continua a coltivare sin dagli esordi.

Non manca nella gallery di “Frame” il preziosismo dell’opera di Klimt, citato in un pezzo che percorre la via della verticalità, con una melodia la cui direzione è di inconfutabile ascesa, di espansione verso l’alto. Due Suite sono dedicate a Edward Hopper, alle solitudini dei suoi ritratti urbani, e alla pittura delle campiture di Mark Rothko che vede protagonisti il colore e la luce, e ancora a Mondrian e Matisse. Nelle “Sirénes pour Matisse” viene evocato uno dei suoi numi tutelari, Bill Evans, in particolare quel gioiello che è “Very Early”.

Ad impreziosire il grande affresco sonoro creato da Pieranunzi anche la celesta, strumento che il pianista usa in “Picasso Vibes”.

Ciò che lega le opere pittoriche all’osservatore è sempre un percorso esperienziale, una suggestione che scaturisce dall’osservazione e lo stesso tipo di esperienza è quanto Pieranunzi ci propone in “Frame”.

Un’opera d’arte contemporanea la sua, che in quanto tale offre innumerevoli chiavi di lettura, ma che esonda dalla cornice a cui allude il titolo per farsi a sua volta opera d’arte inedita, creazione originale nel codice linguistico musicale, tanto più affascinante se espressa dall’incessante lavoro di ricerca e dalla genialità di un artista come Enrico Pieranunzi.

Un preascolto dell’album sul sito della Cam Jazz.

 

 

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