
Dave Brubeck è una leggenda vivente, uno di quei musicisti che chiunque vorrebbe incontrare almeno una volta nella vita.Classe 1920, pianista e compositore, geniale innovatore con un occhio attento all’eredità dei suoi predecessori, Brubeck ha attraversato generazioni, stili, generi musicali senza fermarsi mai, mostrando ogni volta una innata capacità di stare al passo con i tempi, talora ponendosi come precursore, talora compiendo un’operazione di rinnovamento di elementi musicali preesistenti.
Questo disco nasce da un’incisione realizzata nel 2000 a Londra, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Brubeck, insieme alla London Symphony Orchestra.
Brubeck non è nuovo alle incursioni nell’ambiente della musica classica. Oltre ad aver studiato con Darius Milhaud, già nel 1959 aveva lavorato con il grande Leonard Bernstein e la New York Philarmonic Orchestra.A dire il vero una delle prerogative dell’arte di Brubeck è sempre stata quella di creare un ponte fra il contesto jazzistico e le forme della musica classica. Questa incisione, che vede la partecipazione dei suoi figli (Darius al pianoforte, Chris al trombone e basso elettrico, Matthew al violoncello e Dan alla batteria), riflette in pieno l’eclettismo di Brubeck, la sua capacità di inserire elementi di chiara matrice jazzistica in ambienti orchestrali.
Tutta la concezione musicale di Brubeck è orchestrale, basta ascoltare un classico del suo repertorio, qui riproposto, come “Blue Rondo a la Turk”, o un’altra hit come “Take Five”, la lunare “Summer Music”, molto vicina all’impressionismo, o la struggente “Chorale”, brani in cui gli elementi esotici che pure sono parte dell’arte di Brubeck, sono plasmati su un’esecuzione di accentuato lirismo sottolineato dalla presenza costante degli archi.
Grande jazz, ma non solo jazz. Uno stile che si situa al confine fra più generi. O semplicemente musica.
