
Sempre nel secondo libro degli esercizi di Liszt, viene affrontato il problema del passaggio del pollice al pianoforte, attraverso un esercizio concepito in questo modo: tre note tenute e il pollice che si sposta in mezzo alle tre dita passando sotto al palmo della mano.

Ordina qui il libro degli esercizi di Liszt.
Questo ci consente di focalizzare l’attenzione sullo spostamento laterale del pollice e ci permette di capire che se vogliamo isolare il pollice dalla mano e far sì che sia solo questo a muoversi e non l’intero palmo.
- Dobbiamo far in modo che il pollice si sposti sia su un piano verticale che su un piano orizzontale/laterale.
Questo esercizio viene svolto sulle varie tonalità per offrire questo lavoro su diverse posizioni.
Diversi spostamenti del pollice
Approfondiamo bene, perché finché il pollice deve fare un movimento in una distanza limitata, non ci sono difficoltà, ma:
- Quando la distanza diventa maggiore, si è costretti a prendere in considerazione un altro tipo di movimento, in cui ci avvaliamo di un meccanismo di rotazione dell’omero, ad esempio quando dobbiamo compiere un intervallo di quinta.
Questa apertura dell’omero deve essere compiuta soprattutto in presenza di scale che tendono alle parti estreme della tastiera.
Cercherò di renderti il più intuitivo possibile immaginare come avviene questa rotazione:
- L’omero viene allontanato dal busto, facendo a sua volta ruotare il metacarpo e permettendo al pollice di raggiungere distanze che altrimenti non avrebbe raggiunto.
L’omero ha una funzione di stabilizzazione del metacarpo importantissima, per permettere alle dita di andare ad azionare il tasto lungo un sentiero verticale e non tangente.
Con questa considerazione Liszt poi passa agli esercizi delle scale vere e proprie, focalizzando poi ancora il movimento di sincronizzazione delle dita con l’omero. Come si ottiene questa sincronizzazione?
Con molta pazienza e molta lentezza e domandandosi sempre se sia più comodo portare il pollice in fuori facendo movimenti difficili e forzati o spostando l’omero. La risposta ovvia sarà sempre la seconda, perché ci permette di far fare al pollice la minor strada e fatica possibile, cercando di lavorare sulla sua estensione nel tempo.
Tutti gli articoli della serie
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