
Oggi proseguiremo con l’analisi del quaderno settimo degli esercizi per Pianoforte di Liszt, che si apre con delle scale ad accordi di tre suoni.
- Anche qui possiamo decidere se usare l’articolazione del palmo (con la reazione che abbiamo analizzato in precedenza), o l’articolazione dell’avambraccio, o meglio tutte quante.

Nella posizione in La minore
In questa posizione è utile pensare che quando la mano si allontana dalla tastiera prenda già la posizione che andrà ad affrontare con le dita
- Già nel momento in cui alzo la mano, preparo la posizione successiva delle dita
In questo modo la mente impara a controllare questi movimenti, che però devono avvenire in maniera passiva, mentre la mano si allontana dalla tastiera. Questa stessa cosa la posso fare se uso l’articolazione del palmo.
A seguire in questo volume
Successivamente Liszt ritorna sull’argomento delle mani alternate con doppie note, in varie tonalità.
I principi che abbiamo enunciato nei video precedenti sono applicabili sempre, in maniera assoluta, a tutte le scritture.
Punto della situazione
Abbiamo affrontato:
- Dito singolo
- Passaggio del pollice
- Doppie note
- Posizioni bianche/grigie/nere
Tutte queste sono tematiche che ricorrono anche attraverso scritture diverse.
Le ottave
Arriviamo a questo punto, nel settimo quaderno, agli esercizi di ottave, Liszt parla di scale e inizia a fare un esercizio preparatorio di ottave scritto con una serie di strane concatenazioni.
Perché questa scelta?
Mi viene da pensare che lo faccia per abituare a tenere l’omero esteso per la mano sinistra e non esteso per la mano destra e viceversa e in questo caso possiamo ricorrere all’azione del palmo, o dell’avambraccio fisso.
- Attenzione: fissare non vuol dire irrigidire, ma tenere fermo in un punto sul quale l’articolazione possa appoggiarsi per svolgere il movimento.
Letteralmente, l’omero, affinché il mio avambraccio possa muoversi su e giù, o ancora, il meccanismo della spalla, ovvero l’estensione dell’omero che coadiuva l’articolazione del gomito e del palmo.
Quest’ultimo, in realtà, si rivela essere il metodo più economico da un punto di vista meccanico e muscolare per osservare queste scritture.
Liszt spesso, nella sua letteratura, scrive le ottave sui tasti neri con il quinto dito, nelle scale lui ricorre spesso all’articolazione del terzo e del quarto, lascio a ciascuno di voi la libera interpretazione di questa scrittura.
Conclusione del volume
Per chiudere il settimo quaderno, vediamo che gli esercizi di ottave che Liszt ci ha proposto finora vengono ampliati con l’aggiunta di una nota in mezzo, dapprima con una nota eseguita col quarto dito e successivamente con una nota suonata con il secondo dito. Anche in questo caso valgono le considerazioni fatte in precedenza sulla posizione che il dito prende mentre si allontana dalla tastiera e sull’azione con la quale decidiamo di agire su questi esercizi: o del palmo, o dell’avambraccio, o della spalla.
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Tutti gli articoli della serie
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- Concetti di Biomeccanica pianistica - Introduzione al Vol.2 Esercizi di Liszt
- Concetti di Biomeccanica Pianistica Vol.2 - Esercizi di Liszt
- Concetti di Biomeccanica Pianistica Vol.2 – Omero e Metacarpo (Esercizi di Liszt)
- Concetti di biomeccanica pianistica Vol.3 - Uguaglianza tra le mani (Esercizi di Liszt)
- Concetti di biomeccanica pianistica - Scale cromatiche (Vol. 4)
- Concetti di biomeccanica pianistica - Suonare le doppie note (Vol.5)
- Concetti di Biomeccanica Pianistica - Doppie Seste (Vol.6)
- Concetti di Biomeccanica Pianistica - Accordi e Ottave (Vol.7) (This post)
- Concetti di biomeccanica pianistica: Ottave spezzate Vol. 8