Tra i sogni ricorrenti di un aspirante pianista indubbiamente c’è di suonare un brano di Fryderyk Chopin. Tra le composizioni più intensamente poetiche e liriche del compositore polacco i Notturni sono tra le più amate.
Sappiamo che non fu Chopin a inventare questa piccola forma, bensì John Field che lo aveva preceduto, ma fu Chopin a donare al Notturno quella bellezza melodica, quella ricchezza armonica e timbrica che oggi conosciamo.
Chopin compose Notturni lungo tutto l’arco della sua vita e attraverso queste strutture musicali esplorò e valorizzò le infinite possibilità del pianoforte. Forte l’identità della materia musicale con la sostanza esistenziale della biografia umana di Chopin, quella dimensione crepuscolare, appunto notturna, che ne pervade l’opera e che la rende così intensamente poetica.
Ascoltare un Notturno di Chopin è come porsi in ascolto dell’anima del compositore, un processo introspettivo e profondo.
Il Notturno op. 72 n.1 ne è esempio chiaro, laddove questa profondità si snoda in un lungo canto di dolcezza infinita.
Ascoltiamolo insieme nell’interpretazione di Arthur Rubinstein.