
Ilaria Capalbo, Stefano Falcone, Invisible Atlas (2017, Skidoo Records)
Contrabbasso e pianoforte per il duo formato da Ilaria Capalbo e Stefano Falcone che danno alle stampe per la Skidoo Records questo “Invisible Atlas”, otto tracce tutte a firma dei due artisti.
La collaborazione di lunga data tra questi due musicisti trova qui il suo punto di arrivo e lo spazio in cui un’estetica e una poetica si fissano indelebilmente.
“Invisible Atlas” è un lavoro dall’impronta fortemente cameristica, non tanto per la formazione ridotta a due elementi, quanto piuttosto per il suo tono intimo e delicato, per quella garbata grazia che esprime e che al contempo richiede anche all’ascolto. La scrittura dei temi che racchiudono un itinerario sonoro ben definito e circoscritto entro un Prologo e un Epilogo è solo punto di partenza, struttura da cui l’invenzione sonora può decollare grazie anche alla spiccata attitudine all’improvvisazione del duo, ad esempio nella titletrack “Invisible Atlas” o in “Borealis”.
Non mancano echi riferimenti alla tradizione e alla formazione dell’area della musica cosiddetta colta, ad esempio sempre nella stessa traccia che dà il titolo al disco, in cui la la parte finale ha il sapore di una tradizione antica, sapientemente intrecciato alla vera anima di questi due artisti: il linguaggio composito e multiforme del jazz.
Ilaria Capalbo e Stefano Falcone inoltre sono napoletani e questa napoletanità , a cui tanto deve la musica tutta, emerge a tratti prepotente ad arricchire il già ampio spettro dei colori di questa musica, ad esempio in “Vesuvium”, in cui Napoli non è solo allusa nell’evidente titolo, ma anche nel modus generale del pezzo, un altro tassello di quell’Atlante invisibile che il disco percorre.
Perché la mappa generale del disco è quella dei differenti percorsi dei due musicisti, luoghi geografici in cui hanno vissuto e studiato e suonato, ma anche luoghi interiori ed emotivi, che sono poi quelli in cui la musica nasce e che sono invisibili agli occhi eppure fondamentali al processo artistico.
Il suono di “Invisible Atlas” è compatto, omogeneo e lega le otto tracce, ciascuna differente dall’altra, come un saldo filo che fa pensare ad una voce narrante alle prese ogni volta con una storia diversa.
Un ottimo esordio discografico per questi due giovani artisti che con essenzialitĂ di architetture cesellano circa trentuno minuti di pura bellezza.
Tracklist: 1.Prologue; 2.Invisible Atlas; 3.Vesuvius; 4.Folktale; 5.For T.; 6.Salt: 7.Borealis; 8.Epilogue