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Your Mother Should Know: Brad Mehldau Plays The Beatles – Piano solo

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I pianisti e i musicisti jazz in generale non sono alieni alla rivisitazione di pezzi della popular music, basti pensare alle splendide incursioni di Fred Hersch tra le song di Joni Mitchell o Billy Joel, o ancora alla fervida creatività di Herbie Hancock in questo campo, senza andare poi a scomodare il grande Miles Davis con le sue cover ad esempio di Human Nature di Michael Jackson o di Time after Time di Cindy Lauper. Esperienze musicali che non hanno deteriorato gli originali, piuttosto ne hanno evidenziato elementi melodici e armonici che altrimenti non avremmo notato. Anche Brad Mehldau, uno dei più importanti pianisti jazz del nostro tempo, non è alieno a queste incursioni in territorio pop e lo ha ampiamente dimostrato soprattutto nei suoi concerti. Cover dei Radiohead, dei Nirvana, dei Massive Attack, ma soprattutto dei Beatles, hanno fatto capolino con regolarità nei suoi innumerevoli live soprattutto in piano solo. Con i Beatles Mehldau ha sempre mostrato una certa affinità elettiva, ma non aveva mai registrato un intero album dedicandolo alla loro musica. Nel 1996, ne L’arte del trio, vol. 1, avevamo potuto ascoltare una splendida e originalissima versione di Blackbird, mentre nel 2005, in Day Is Done era stata la volta di Martha My Dear e nel 2012, in Blues & Ballads, di And I Love Her.

È fresco di stampa per la Nonesuch Records Your Mother Should Know: Brad Mehldau Plays The Beatles, lavoro discografico in piano solo che Brad Mehldau dedica a dieci tracce del quartetto di Liverpool concludendolo con “Life on Mars” di David Bowie, quasi ad evidenziare il passaggio di testimone, la linea evolutiva, la strada che i Beatles aprono alle future evoluzioni del pop/rock.

L’artista così presenta questo lavoro sul suo sito: “C’è un’indiscussa universalità nei Beatles”, dice Mehldau. “La loro musica supera le linee culturali e generazionali, man mano che i nuovi ascoltatori continuano a scoprirla. C’è un’immediatezza e integrità nelle loro canzoni che attira tutti. Quando stavo iniziando a suonare lo strumento, i Beatles non erano ancora sul mio radar, ma gran parte della duratura musica piano-pop che ho ascoltato alla radio è nata da loro. Quella musica è diventata parte della mia personalità, e quando in seguito ho scoperto i Beatles, tutto si è unito. La loro musica, e la sua ampia influenza su altri artisti, continua a influenzare quello che faccio.”

Anche nell’affrontare un monumento della musica pop come il repertorio dei Beatles Mehldau mette in campo quella speciale abilità che conosciamo bene di conferire a questi pezzi il suo tocco speciale. La rilettura suona sempre come una riscrittura quando, come in questo caso accade, il musicista tira fuori il suo peculiare e ricchissimo vocabolario sonoro in cui repertorio classico, linguaggio jazz, elementi folk, l’immortale e fondamentale blues e persino il rock si intrecciano in un amalgama espressivo che fa brillare di luce propria ognuna di queste song. Mehldau non sceglie brani troppo famosi dei Beatles, ma li maneggia con cura, senza snaturarne la cantabilità, lavorando instancabilmente sulle armonie e sulle dinamiche tipicamente pianistiche che gli consentono di maneggiare la varietà timbrica senza limitazioni di sorta e di giocare con l’andamento ritmico con fantasia e prolifica immaginazione. Queste canzoni le riconosciamo all’ascolto, eppure suonano nuove nei nuovi colori che Mehldau stende su questi testi musicali, contribuendo a prolungare quell’immortalità di cui abbiamo piena consapevolezza. Un lavoro che soddisferà sia gli amanti dei Beatles che i jazzisti puri.

Mentre ci ascoltiamo Your Mother Should Know: Brad Mehldau Plays The Beatles attendiamo con curiosità l’uscita, prevista il prossimo 15 marzo, del libro di memorie di Mehldau ‘Formation: Building a Personal Canon, Part I.

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