Misura è la parola che attraversa tutta questa registrazione beethoveniana del pianista Nikolai Lugansky. Sono ben note le sfide interpretative che le ultime sonate beethoveniane propongono a quanti si accingono a interpretarle. La complessità architettonica dell’impianto formale, il fiorire continuo di contrasti dinamici, di tempo e di carattere che queste sonate presentano sono stati nel tempo terreno di confronto per molti interpreti. Luganski, il cui nome non è spesso collegato a quello di Beethoven, ma che molti anni fa aveva già registrato alcune sonate del genio di Bonn, pubblica per Harmonia Mundi una selezione delle ultime sonate, nello specifico la Sonata n.28 in La maggiore op.101, la Sonata n.30 in Mi maggiore op.109 e la Sonata n.32 in do minore op.111.
L’album fa parte di un progetto a lungo termine che l’etichetta dedica a Beethoven e che prevede nel periodo 2020-2027 la registrazione di alcuni capolavori del catalogo beethoveniano a cura dei suoi artisti.
Parlavamo di misura dunque, elemento stilistico che si apprezza in particolar modo nell’approccio alla Sonata 101, con cui Beethoven aveva inaugurato quella rivoluzione sonora e concettuale del proprio mondo musicale e della sonata in generale. Lugansky affronta le inaudite sonorità beethoveniane con devozione, segue la spinta del ritrovato contrappunto senza scontrosità andando a ricercare quel delicato equilibrio tra esuberanza della scrittura e intima poetica, trovando al contempo brillantezza nelle sezioni più vivaci e ispirazione lirica nelle sezioni più lente della sonata.
La stessa vivacità e la stessa brillantezza rifulgono nell’attacco della Sonata n.109 in cui l’arioso fraseggio è anch’esso misura di quella libertà fantastica che caratterizza le ultime sonate del compositore, sempre in movimento tra una certa insofferente dinamica e sublimazione lirica.
Probabilmente la Sonata in cui la cifra stilistica di Lugansky si fa più riconoscibile è la Sonata n.32 dell’op.111. Quella gamma dinamica sconfinata che apprezziamo nel suo be noto Rachmaninov, quell’appassionato pianismo che travalica il virtuosismo fine a se stesso per farsi sostanza emotiva risuona nella partitura beethoveniana attraverso l’impronta sonora che Lugansky imprime a un’opera anticonvenzionale e per questo aperta a letture infinite. Mai oltrepassando la misura.
Grazie Giulia! Un abbraccio anche a te.
Meraviglioso!!
GRAZIE infinite per tutti i doni
che proponete regolarmente .
Siete indispensabili
Oltre che adorabili.
Un abbraccio colmo di affetto,
stima e riconoscenza.
Vs fan da sempre e per sempre
GiuliArt