
Beethoven scrisse nel 1801 una delle sue sonate più celebri: la Tempesta. Questa sonata, in Re minore, è davvero un capolavoro (quando mai non sono dei capolavori le sue sonate per me? 😀 ), parte inizialmente con un bel tuono rappresentato con un arpeggio secco sui registri dei gravi sulla dominante che va a prolungarsi con un bel punto coronato. Adagio, Lento..e poi…Allegro e parte il tema, il vento che muove gli alberi, il cielo che si oscura, e.. ecco il secondo tuono che questa volta dà l’ inizio alla pioggerellina, che diventa sempre più forte fino a diventare un tempesta.. La genialità! Confesso che ogni volta che fa un temporale la suono sempre e non posso spiegarvi a parole l’ emozione che si prova…
Beethoven è famoso per il suo contatto estremo con la natura. Lui la sentiva meglio di chiunque altro, quando aveva bisogno di ispirazione andava nel bel mezzo dei paesaggi rurali e scriveva. Era così ispirato dalla natura che dava i titoli alle sue opere ispirandosi ad essa: la tempesta, la pastorale (sia sonata che sinfonia) aurora ecc..

Che altro aggiungere a ciò che già le note dicono.. Vi lascio perciò allo spartito 😉 .
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Che analisi infantile… E dove senti il tuono? L'arpeggio iniziale ricorda di più un recitativo d'opera…
"più celeberrime" è come dire "più bellissime"…
Attento perché i titoli non sono pressoché mai assegnati da Beethoven ma da altri successivamente…
un capolavoro questa sonata 😉
bellissima..