Amiata Piano Festival festeggia il suo decimo compleanno in musica.
Quella a cui abbiamo assistito ieri sera nella Sala Musica Collemassari del Podere Poggi del Sasso (Cinigiano) è stata più che l’inaugurazione di un festival, è stata piuttosto una vera e propria festa della musica. Il festeggiato, l’ospite illustre, era proprio Amiata Piano Festival, rassegna di musica classica diretta da Maurizio Baglini, che quest’anno compie dieci anni e rappresenta l’occasione per omaggiare anche il grande Claudio Abbado recentemente scomparso.
Ad animare questa festa dieci artisti, uno per ogni anno della rassegna, che rappresentano altrettante eccellenze musicali internazionali, in un repertorio eterogeneo e versatile, che ha spaziato fra generi ed epoche differenti senza preclusioni. Se è vero che il fine primario della musica è la comunicazione, il dialogo, lo scambio, la diffusione di valori universalmente validi, l’inaugurazione di Amiata Piano Festival ha egregiamente raggiunto questo obiettivo. Ad aprire la serata una romanza del compositore inglese Benjamin Dale dalla sua Suite per viola e pianoforte affidata al pianoforte di Maurizio Baglini e a Simonide Braconi, prima viola solista del Teatro alla Scala.
Altra presenza importante quella della violoncellista Silvia Chiesa, artista residente del festival, che ci ha regalato l’ascolto di musiche di Schumann e di Handel, spesso nel corso della serata in duo con la violinista francese Amanda Favier. Abbiamo avuto l’onore di ascoltare anche quello che Maurizio Baglini ha definito come il più grande pianista tedesco vivente e icona di Amiata Piano Festival: Wolfram Schmitt-Leonardy che abbiamo potuto ascoltare a quattro mani con il direttore artistico su brani da Ma Mère l’Oye di Ravel e poi in versione solistica sulla virtuosistica Sonata n.3 di Prokofiev, in un’esecuzione impeccabile. Il sassofonista argentino Javier Girotto, stella del jazz internazionale, ha improvvisato su musiche di Debussy fedelmente eseguite da Baglini al pianoforte, un dialogo fra linguaggi musicali solo all’apparenza distanti che i due artisti sono riusciti a mettere in comunicazione, ognuno con la sua specificità, in un rapporto di assoluta empatia.
Gershwin e la sua Rhapsody in Blue, primo esempio di sintesi fra musica colta occidentale ed elementi della musica afroamericana, sono stati oggetto di un altro emozionante momento della serata. La celebre intro di clarinetto di questo pezzo universalmente amato e conosciuto ha avuto un esecutore d’eccellenza in Corrado Giuffredi, primo clarinetto solista dell’Orchestra della Svizzera Italiana. Una performance in duo con il pianoforte di Maurizio Baglini, di una trascrizione proprio per questi due strumenti di recente pubblicazione. Giuffredi ci ha regalato un altro istante di pura bellezza quando si esibito con il chitarrista Giampaolo Bandini nell’ intrigante repertorio di Astor Piazzolla. Il temperamento eccentrico e la passione del violinista Pavel Vernikov hanno dato vita a pagine musicali molto toccanti e piene di emozioni. Altra stella presente su questo palco di Collemassari violoncellista tedesco Clemens Weigel. La serata si è conclusa con degli ensemble allargati e un grande collettivo musicale che ha coinvolto il pubblico in questo entusiasmante viaggio fra i vari mondi che la musica arriva a toccare.
La musica da camera, che da sempre trova il suo luogo d’elezione ad Amiata Piano Festival, ha svelato il suo volto poco conosciuto, la sua funzione di elemento aggregante. Questo concerto infatti, andato in scena scavalcando la ritualità tradizionale del concerto classico, ha rappresentato davvero un momento di condivisione, una sorta di ritorno alle origini, a quella valenza identificativa collettiva che gli antichi attribuivano al linguaggio della musica.
Amiata Piano Festival prosegue per questa sua prima parte, Baccus, questa sera con la sfida musicale fra il pianista-robot TeoTronico e il maestro Roberto Prosseda , e ancora sabato 29 giugno con il piano recital di Ramin Bahrami.